di
vita dell’AIMC
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di Giancarlo Boccardi*
Sono un Dirigente scolastico in pensione: ho 95 anni. Ho conosciuto l’Aimc nel 1955, quando – da
tre anni insegnante elementare a Livorno - ne ero diventato socio alquanto “improvvisato”,
poi più “consapevole” a seguito della mia partecipazione al famoso convegno per
“Maestri laureati o iscritti all’Università”, indetto dall’Associazione a La Mendola
nel luglio del 1957.
D’improvviso, alla fine di settembre di quell’anno, inaspettatamente
mi giunse la “chiamata” della Presidente nazionale, la indimenticabile
Maria Badaloni, che mi chiedeva di voler impegnarmi, come collaboratore, presso
il Centro nazionale della Associazione, potendo fruire di un “comando “presso
la Segreteria del Ministro della P.I. (allora l’On. Aldo Moro). Dopo una non
breve riflessione - mi dispiaceva molto “lasciare la scuola” e assai mi
tratteneva il timore di non essere all’altezza del compito (mi sentivo “una
persona qualunque”, “un insegnante qualsiasi”, “un cittadino soltanto
anagrafico” e, soprattutto, “un povero cristiano”) – decisi di accogliere
quell’invito. Fu così che mi fu data “la
grazia” di potermi impegnare – per trentasei anni,
anche da pensionato, fino al gennaio del 1993 – nel “lavoro ” di gestione e
di animazione della vita associativa : all’inizio da collaboratore e, poi, da responsabile dell‘ Ufficio Stampa ( per la redazione de “Il Maestro”), dal 1968 al 1975 da Segretario nazionale, infine da Vice
Presidente Nazionale , dal 1975 al 1993: collaborando con i Presidenti, in successione, l’On Maria
Badaloni, l’On. Carlo Buzzi, Bruno
Forte, Mariangela Prioreschi ( tutti e
ciascuno impegnati, con profonda dedizione e rara intelligenza dei problemi,
“per la crescita, lo sviluppo, la qualificazione della scuola e della
professione docente “ ) ; ed essendo Assistenti nazionali, dopo P. Giuseppe
Righetti, Mons. Fiorino Tagliaferri
e don Giulio Cirignano ( “maestri”, per tutti noi, “ di fede e di
spiritualità e fraterni custodi della “comunione associativa” ).
Spirito di servizio
Questa mia sintetica
“biografia associativa” assolutamente non nasconde intenzioni celebrative : vuole soltanto
liberamente “sostenere”, in spirito di servizio all’Associazione, la mia
testimonianza di veterano “socio” dell’ Aimc (che nell’ Aimc “c’è stato”,” ci ha
creduto”, “ci ha operato”, consapevolmente) , il quale
intende testimoniare, in coscienza, senza cadere nella glorificazione,
l’insostituibile funzione che l’Associazione
Italiana Maestri Cattolici – per ottanta anni dalla sua fondazione – ha svolto
nella complessa vita della scuola e della società del nostro Paese.
Comunità professionale
Così, devo innanzi tutto affermare che l’Aimc – non
già gerarchica Associazione “cattolica” di maestri, ma libera Associazione
di maestri “cattolici “- ha fondato e
fonda - la sua identità sui caratteri, chiari e distinti, della “professionalità”, della “socialità”, della “democraticità”, della “ecclesialità”. E, nel tempo, l‘Associazione ha sempre coerentemente “dimostrato”
che - se il suo carattere costitutivo è la “professionalità”
– l’ispirazione cristiana” e il “metodo democratico” le hanno conferito una
’impronta” salda e una prospettiva d’impegno spirituale, culturale e sociale
ricca e feconda, per una costante iniziativa programmatica di azione e di testimonianza
al “servizio” della professione docente, quale strumento al “servizio” della educazione
e della scuola. Così “fondata” l’ Aimc ha potuto e saputo essere sempre all’altezza
della realtà, con il discernimento dei
“segni dei tempi” e con il “senso del futuro”, anche alla luce dei documenti
conciliari sulla “animazione cristiana
del temporale” : in una visione, dunque del
“personalismo cristiano”, che
intende tener conto dei bisogni più veri e profondi di umanità, di cultura, di
moralità, di socialità, di responsabilità professionale, di religiosità della persona del “maestro”, che è “chiamato ad educare”.
Chiamati a educare
Oggi sembra naturale poter contare su una condizione istituzionale
della scuola, in particolare di quella materna e primaria “aperte a tutti” (pur
dovendo registrare, per noncuranza politica, una crescente negativa situazione
a livello organizzativo e strutturale in molte zone del Paese). Ma non si può
ignorare che tutte le innovazioni
introdotte negli anni, e riguardanti anche la professione
docente, sono il frutto di serrate
battaglie politico-legislative nelle quali l’Aimc è stata protagonista, con la
sua iniziativa, sempre attenta al collegamento tra
politica di sviluppo globale e politica scolastica, e ( anche grazie alla presenza in Parlamento
di Maria Badaloni, Carlo Buzzi, Luigi Borghi, Leandro Rampa ), con il suo
apporto di specifiche puntuali proposte ( elaborate in Convegni di studio e avanzate
in Congressi nazionali ), e in
collaborazione con il Sindacato Cisl dei Maestri ( il Sinascel ), con il
Movimento Maestri di Azione Cattolica (il MMAC) e con l’Unione cattolica degli
insegnanti di scuola secondaria (l’Uciim). Basterà ricordare, tra le numerose nuove
leggi : “L’istituzione della scuola materna statale” (il primo atto
legislativo dell’allora Presidente Maria Badaloni); “ La integrazione dei soggetti
in condizione di handicap” ( con le “Scuole
speciali” e le “Classi differenziali); “La Riforma
della Scuola Elementare”;, “Lo stato giuridico del personale della
Scuola” ( con “L’Autonomia della professione docente e la Liberà d’insegnamento”).; le
“Norme sugli organi collegiali per
la gestione democratica della scuola” ( anche per valorizzare la primaria
responsabilità educativa della famiglia).
Giustizia e bene comune
Al tempo stesso, l’Associazione non mancava di
riflettere sui problemi e sulle esigenze di “giustizia” e di “bene comune”, nel
rispetto della gerarchia dei valori, in
un mondo che ormai attraversava una tumultuosa trasformazione, interrogandosi sulle parole “chiave” “
comunità” e “socializzazione” ( di cui, in particolare, alla “Mater et Magistra” e alla “Populorum progressio”), dedicando a
queste problematiche alcuni Congressi nazionali
tra cui ( nel 1962 ) , il VII, su “La
scuola nello sviluppo democratico del Paese “ e numerosi
Convegni Presidenti (come quello , nel 1963 ) su “L’
’Aimc per le esigenze attuali della
scuola e della società”, quello (nel 1966 ) su “La vita dell’AIMC alla luce dei
Documenti conciliari” e quello (nel 1985) su “Da cristiani nella professione e nelle istituzioni come protagonisti”.
E l’Aimc era ben presente, con i suoi rappresentanti eletti, nel Consiglio
Superiore della Pubblica Istruzione (il CNPI), come nella ‘Unione Mondiale
degli Insegnanti Cattolici (l’UMEC), mentre assicurava la sua presenza nell’ANPS
(l’Associazione nazionale dei Patronati Scolastici) e nell’ENAM (l’Ente
Nazionale di Assistenza Magistrale).
A servizio degli insegnanti
e della scuola
Intanto
l’Associazione curava le strutture e i vari
“servizi” associativi: per garantire un puntuale funzionamento dell’Ufficio
Stampa ( anche per una sempre maggiore qualità de “Il Maestro” e con la cura di
diverse Collane editoriali di studi e documentazioni sui “problemi
educativo-scolastici” e sui “rapporti
scuola-professione-politica”, in collaborazione con l’Ecogeses ); e, in
modo particolare, per potenziare l’“Assistenza organizzativa” e l’ “Aggiornamento dei nuovi dirigenti” e le
attività specifiche (riguardanti
“I Giovani Maestri”, “La Scuola
Materna”, “ I Dirigenti scolastici”, L’ Educazione Popolare”, “L’Azione sociale
e civica”, “La formazione sindacale”). E una speciale attenzione specifica era
naturalmente riservata all’ “Aggiornamento
professionale”: con significativi studi,
ricerche, sondaggi promossi dal “Centro studi” e appropriati Convegni di studio
(indispensabili “per la fondazione pedagogica e l’orientamento educativo -scolastico),
mentre andava sviluppandosi l’attività dei GRS (i “Gruppi di studio e di Sperimentazione”).
Il dono dell’amicizia
Potrei “dire” molto di più, anche nel ricordo affettuoso
di tanti amiche e amici, infaticabili collaboratori e dirigenti associativi (da
Bruno Vota, Tommaso Seu, Nicola Romanazzi, Giovan Battista Pompi, Alessandro
Zanin, Aldo Zelioli, Osvaldo Brivio, Luciano Bazzocchi, a Lucia Laporta, Maria Russo,
Pina De Maio, Marcella Venier, Maria Panerati…; da Giovacchino Petracchi, Bensi
Giovanni, … a Rita Ludovico, Matilde
Parente, Anna Stefanangeli, Rina Gioberti Ferdinando Montuschi...; da Giuseppe
Mandorli, Giuseppe Cicolini, Mario Boschi, Vittorino La Placa, a Gaetano
Scancarello, Vincenzo Oliva, Giovanni Perrone, Mariella Cagnetta,). E sono tanti altri, ormai in Cielo, e molti
ancora in vita, quelli che non ho saputo in questa occasione, doverosamente ricordare
(e tutti mi hanno fatto scoprire…il dono dell’amicizia).
Ma, soprattutto, vorrei che questa mia “testimonianza”,
con questo mio incalzante elenco di “cose fatte”, potesse esprimere tutto lo
“spirito” che le aveva animate: quale cosciente risposta “professionale” di una
“comunità di maestri cattolici” alla
“domanda” educativo-scolastica del momento storico.
Una rinnovata responsabilità
Oggi, nella tormentata stagione che viviamo, all’Associazione
è richiesta una risposta “nuova”, una rinnovata responsabilità, una nuova
vitalità. E una forte “presenza”, che ci
richiama alla esortazione di Paolo VI rivolta ai partecipanti al X Congresso nazionale,
nel 1971: “secondo la vostra vocazione di
Maestri cattolici., siate uniti, cioè
mantenete compatta l’Associazione con la vostra personale adesione e con
l’apertura verso altri colleghi, giovani specialmente, d’uguali sentimenti, nel
culto dell’amicizia e nella promozione solidale dei vostri ideali e dei vostri interessi…”.
Alziamoci e andiamo avanti
Allora mi permetto
di chiedere a noi stessi :” alziamoci”,
“alziamo la testa”, “andiamo avanti”, con coraggio ,
con forza e determinazione, con fiducia
e speranza cristiane, contro ogni ”vento contrario” ( che “alla resa non spinge mai i più
forti, ma a cammini più ardui li sprona”: tutti insieme,
in fraterna amicizia,
insieme immaginando ,“costruendo” il
futuro, elaborando progetti, insieme
avanzando le nostre proposte e premendo sulle istituzioni politiche e sociali ,
insieme misurandoci con le sfide
culturali, sociali, ecologiche di oggi, che esigono una scuola “aggiornata”, “aperta”,
quanto mai una “scuola
di tutti”: “una scuola ( per ricordare
don Milani) che non sia come quell’ ospedale “che cura i sani e mandi a casa
gli ammalati “, ma una istituzione “di avanguardia”, in grado di contribuire, contrastando le
crescenti povertà culturali ed educative, al progresso e al bene comune , “in giustizia e verità”. Quasi
intenzionata a non farci dimenticare che “noi siamo nati” – al primo Congresso
nazionale della Associazione, nel 1946 - all’ “insegna” esigente e con l’“imperativa” “consegna” di “Salviamo il
fanciullo”.
*già Vicepresidente Nazionale e Segretario
Nazionale Aimc e Dirigente Scolastico
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