mercoledì 8 gennaio 2025

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 Ottanta anni 

  di 


      vita dell’AIMC

 


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   di Giancarlo Boccardi*

 

Sono un Dirigente scolastico in pensione: ho 95 anni.  Ho conosciuto l’Aimc nel 1955, quando – da tre anni insegnante elementare a Livorno - ne ero diventato socio alquanto “improvvisato”, poi più “consapevole” a seguito della mia partecipazione al famoso convegno per “Maestri laureati o iscritti all’Università”, indetto dall’Associazione a La Mendola nel luglio del 1957.

D’improvviso, alla fine di settembre di quell’anno, inaspettatamente mi giunse   la “chiamata” della Presidente nazionale, la indimenticabile Maria Badaloni, che mi chiedeva di voler impegnarmi, come collaboratore, presso il Centro nazionale della Associazione, potendo fruire di un “comando “presso la Segreteria del Ministro della P.I. (allora l’On. Aldo Moro). Dopo una non breve riflessione - mi dispiaceva molto “lasciare la scuola” e assai mi tratteneva il timore di non essere all’altezza del compito (mi sentivo “una persona qualunque”, “un insegnante qualsiasi”, “un cittadino soltanto anagrafico” e, soprattutto, “un povero cristiano”) – decisi di accogliere quell’invito.  Fu così che mi fu data “la grazia” di potermi impegnare – per   trentasei  anni,  anche da pensionato, fino al  gennaio del 1993 – nel “lavoro ” di gestione e di animazione della vita associativa : all’inizio da collaboratore e, poi,  da responsabile  dell‘ Ufficio Stampa ( per la redazione de  “Il Maestro”),  dal 1968 al 1975  da Segretario nazionale, infine da Vice Presidente Nazionale , dal 1975 al 1993: collaborando con  i Presidenti, in successione, l’On Maria Badaloni,  l’On. Carlo Buzzi, Bruno Forte, Mariangela  Prioreschi ( tutti e ciascuno impegnati, con profonda dedizione e rara intelligenza dei problemi, “per la crescita, lo sviluppo, la qualificazione della scuola e della professione docente “ ) ; ed essendo Assistenti nazionali, dopo P. Giuseppe Righetti,  Mons. Fiorino  Tagliaferri  e don Giulio Cirignano ( “maestri”, per tutti noi, “ di fede e di spiritualità e fraterni custodi della “comunione associativa” ).

Spirito di servizio

Questa mia sintetica  “biografia associativa” assolutamente non nasconde  intenzioni celebrative : vuole soltanto liberamente “sostenere”, in spirito di servizio all’Associazione, la mia testimonianza  di  veterano “socio” dell’ Aimc  (che nell’ Aimc “c’è stato”,” ci ha creduto”,  “ci ha  operato”, consapevolmente) , il quale intende testimoniare, in coscienza, senza cadere nella glorificazione, l’insostituibile funzione che  l’Associazione Italiana   Maestri Cattolici    per  ottanta anni dalla sua fondazione – ha svolto nella complessa vita della scuola e della società  del nostro Paese.

Comunità professionale

Così, devo innanzi tutto affermare che l’Aimc – non già gerarchica Associazionecattolica” di maestri, ma libera Associazione di maestri “cattolici “- ha fondato e fonda - la sua identità sui caratteri, chiari e distinti, della “professionalità”, della “socialità”, della “democraticità”, della “ecclesialità”. E, nel tempo, l‘Associazione ha sempre coerentemente “dimostrato” che - se il suo carattere costitutivo è la “professionalità” – l’ispirazione cristiana” e il “metodo democratico” le hanno conferito una ’impronta” salda e una prospettiva d’impegno spirituale, culturale e sociale ricca e feconda, per una costante iniziativa programmatica di azione e di testimonianza al “servizio” della professione docente, quale strumento al “servizio” della educazione e della scuola.  Così “fondata” l’ Aimc  ha potuto e saputo essere sempre all’altezza della realtà,  con il discernimento dei “segni dei tempi” e con il “senso del futuro”, anche alla luce dei documenti conciliari sulla “animazione cristiana del temporale” : in una visione, dunque del  personalismo cristiano”, che intende tener conto dei bisogni più veri e profondi di umanità, di cultura, di moralità, di socialità, di responsabilità professionale, di religiosità  della persona del “maestro”, che  è “chiamato ad educare”.

Chiamati a educare

Oggi sembra naturale poter contare su una condizione istituzionale della scuola, in particolare di quella materna e primaria “aperte a tutti” (pur dovendo registrare, per noncuranza politica, una crescente negativa situazione a livello organizzativo e strutturale in molte zone del Paese).  Ma non si può  ignorare che  tutte le innovazioni introdotte negli   anni, e riguardanti anche la professione docente, sono  il frutto di serrate battaglie politico-legislative nelle quali l’Aimc è stata protagonista, con la sua iniziativa, sempre attenta al collegamento  tra  politica  di sviluppo  globale e politica scolastica,  e ( anche grazie alla presenza in Parlamento di Maria Badaloni, Carlo Buzzi, Luigi Borghi, Leandro Rampa ), con il suo apporto di  specifiche  puntuali proposte  ( elaborate in Convegni di studio e avanzate in Congressi  nazionali ), e in collaborazione con il Sindacato Cisl dei Maestri ( il Sinascel ), con il Movimento Maestri di Azione Cattolica (il MMAC) e con l’Unione cattolica degli insegnanti di scuola secondaria (l’Uciim). Basterà ricordare, tra le numerose nuove leggi :  L’istituzione della scuola materna statale” (il primo atto legislativo dell’allora Presidente Maria Badaloni); “ La integrazione  dei soggetti in condizione di handicap” ( con le “Scuole speciali” e le “Classi differenziali);   “La Riforma della Scuola  Elementare”;, “Lo stato giuridico del personale della Scuola” ( con  “L’Autonomia  della professione  docente e la Liberà d’insegnamento”).;  le  Norme sugli organi collegiali per la gestione democratica della scuola” ( anche per valorizzare la primaria responsabilità  educativa della famiglia).

Giustizia e bene comune

Al tempo stesso, l’Associazione non mancava di riflettere sui problemi e sulle esigenze di “giustizia” e di “bene comune”, nel rispetto della  gerarchia dei valori, in un mondo che ormai attraversava una tumultuosa trasformazione,  interrogandosi sulle parole “chiave” “ comunità” e  “socializzazione”  ( di cui, in particolare, alla “Mater et Magistra” e alla “Populorum progressio”), dedicando a queste problematiche alcuni Congressi nazionali  tra cui ( nel 1962 ) , il  VII,  su “La scuola nello sviluppo  democratico del Paese “ e numerosi Convegni Presidenti   (come quello , nel 1963 )  su “L’ ’Aimc  per le esigenze attuali della scuola e della società”, quello (nel 1966 ) su “La vita dell’AIMC  alla luce dei Documenti conciliari” e quello (nel 1985) su “Da cristiani nella professione e nelle istituzioni come protagonisti”. E l’Aimc era ben presente, con i suoi rappresentanti eletti, nel Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (il CNPI), come nella ‘Unione Mondiale degli Insegnanti Cattolici (l’UMEC), mentre assicurava la sua presenza nell’ANPS (l’Associazione nazionale dei Patronati Scolastici) e nell’ENAM (l’Ente Nazionale di Assistenza Magistrale).

A servizio degli insegnanti e della scuola

 Intanto l’Associazione curava le strutture  e i vari “servizi” associativi: per garantire un puntuale funzionamento dell’Ufficio Stampa ( anche per una sempre maggiore qualità de “Il Maestro” e con la cura di diverse Collane editoriali di studi e documentazioni sui “problemi educativo-scolastici” e sui “rapporti  scuola-professione-politica”, in collaborazione con l’Ecogeses ); e, in modo particolare, per potenziare l’“Assistenza organizzativa” e  l’ “Aggiornamento dei nuovi dirigenti”  e  le attività specifiche   (riguardanti  “I Giovani Maestri”,  “La Scuola Materna”, “ I Dirigenti scolastici”, L’ Educazione Popolare”, “L’Azione sociale e civica”, “La formazione sindacale”). E una speciale attenzione specifica era naturalmente riservata          all’ “Aggiornamento   professionale”: con significativi studi, ricerche, sondaggi promossi dal “Centro studi” e appropriati Convegni di studio (indispensabili “per la fondazione pedagogica e l’orientamento educativo -scolastico), mentre andava sviluppandosi l’attività dei GRS (i “Gruppi di studio e di Sperimentazione”).

Il dono dell’amicizia

Potrei “dire” molto di più, anche nel ricordo affettuoso di tanti amiche e amici, infaticabili collaboratori e dirigenti associativi (da Bruno Vota, Tommaso Seu, Nicola Romanazzi, Giovan Battista Pompi, Alessandro Zanin, Aldo Zelioli, Osvaldo Brivio, Luciano Bazzocchi, a Lucia Laporta, Maria Russo, Pina De Maio, Marcella Venier, Maria Panerati…; da Giovacchino Petracchi, Bensi Giovanni, …  a Rita Ludovico, Matilde Parente, Anna Stefanangeli, Rina Gioberti Ferdinando Montuschi...; da Giuseppe Mandorli, Giuseppe Cicolini, Mario Boschi, Vittorino La Placa, a Gaetano Scancarello, Vincenzo Oliva, Giovanni Perrone, Mariella Cagnetta,).  E sono tanti altri, ormai in Cielo, e molti ancora in vita, quelli che non ho saputo in questa occasione, doverosamente ricordare (e tutti mi hanno fatto scoprire…il dono dell’amicizia).

Ma, soprattutto, vorrei che questa mia “testimonianza”, con questo mio incalzante elenco di “cose fatte”, potesse esprimere tutto lo “spirito” che le aveva animate: quale cosciente risposta “professionale” di una “comunità di maestri cattolici” alla “domanda” educativo-scolastica del momento storico.

Una rinnovata responsabilità

Oggi, nella tormentata stagione che viviamo, all’Associazione è richiesta una risposta “nuova”, una rinnovata responsabilità, una nuova vitalità.  E una forte “presenza”, che ci richiama alla esortazione di Paolo VI rivolta ai partecipanti al X Congresso nazionale, nel 1971: “secondo la vostra vocazione di Maestri cattolici., siate uniti, cioè mantenete compatta l’Associazione con la vostra personale adesione e con l’apertura verso altri colleghi, giovani specialmente, d’uguali sentimenti, nel culto dell’amicizia e nella promozione solidale dei vostri ideali e dei vostri interessi…”.

Alziamoci e andiamo avanti

Allora mi permetto  di chiedere a noi stessi :” alziamoci”, “alziamo la testa”, “andiamo avanti”, con coraggio , con  forza e determinazione, con fiducia e speranza cristiane, contro ogni ”vento contrario” ( che “alla resa non spinge  mai i più forti, ma a cammini  più ardui  li sprona”:  tutti insieme,  in  fraterna amicizia, insieme  immaginando ,“costruendo” il futuro,  elaborando progetti, insieme avanzando le nostre proposte e premendo sulle istituzioni politiche e sociali ,  insieme misurandoci con le sfide culturali, sociali, ecologiche di oggi, che esigono una scuola “aggiornata”, “aperta”, quanto mai  una  scuola di tutti”: “una  scuola    ( per ricordare don Milani) che non sia  come  quell’ ospedale “che cura  i sani  e mandi  a  casa gli ammalati “, ma una istituzione  “di avanguardia”, in  grado di contribuire, contrastando le crescenti povertà culturali ed educative, al progresso e al bene comune , “in giustizia e verità”. Quasi intenzionata a non farci dimenticare che “noi siamo nati” – al primo Congresso nazionale della Associazione, nel 1946 - all’ “insegna” esigente e con l’“imperativa” “consegna” di “Salviamo il fanciullo”. 

 

 

*già Vicepresidente Nazionale e Segretario Nazionale  Aimc e Dirigente Scolastico        

 

 

 

                 

   


 

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