nella debolezza
di un uomo
Giovanni 1,12
Commento di don Gianni Carozza*
Nella seconda domenica dopo Natale la liturgia ci propone alcuni testi di grande spessore teologico perché, dopo l’aspetto emotivo e semplice del Natale impariamo ad approfondire il mistero che ci è stato rivelato, per cogliere in profondità la ricchezza di ciò che adoriamo. Il libro del Siracide (24,1-4.8-12), che ci propone il cantico della Sapienza, alludendo all’azione dei profeti attraverso i quali la parola di Dio si era comunicata agli uomini, dice che la Sapienza divina ha preso Gerusalemme come sua residenza.
L’espressione
che adopera il Siracide, parlando della sapienza, è la stessa che adotta
l’evangelista Giovanni (1,1-18), parlando del Logos di Dio,
cioè il suo pensiero – ancora di più della parola – la sua logica, la sua
sapienza ha piantato la tenda nell’umanità: si è accampato nella nostra
situazione precaria; ha preso dimora e abitazione nella nostra
esperienza umana, per condividere la nostra umanità, per farci dono della sua
divinità. Con Gesù noi siamo arrivati pienamente a Dio o, meglio, Dio è
arrivato per primo e pienamente a noi. Attraverso Gesù riceviamo
il «potere di diventare figli di Dio»: ecco la rivelazione della nostra segreta
identità.
Dio
è in noi. Non in pochi privilegiati, ma in ogni fratello che vive.
È in noi nonostante la nostra miseria, fisica e morale, per dirci: «Io ti amo
come un figlio. Amo la tua solitudine, la tua ricerca inappagata, le tue
debolezze, le tue lacrime, la tua disperazione. Non c’è nulla nella tua vita
che mi possa lasciare indifferente. Io ti amo. Voglio essere come
l’istinto positivamente più bello e più profondo del tuo cammino».
«Il
Verbo si è fatto carne». Gesù è la rivelazione di Dio, ma è una
rivelazione che avviene nella «carne», cioè in una forma velata. In
Gesù Dio ha manifestato la sua gloria, ma non bisogna dimenticare che quella
gloria risplende nella fragilità e nella debolezza di un uomo che per amore
finirà sulla croce.
Se
il Verbo si è fatto carne per amore, per accoglierlo occorre una risposta
amorosa, u n ’ i n t e l l i g e n z a amante. Per questo Gesù
un giorno dirà: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché
hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai
rivelate ai piccoli» (Matteo 11,25). «Ai piccoli»: a quelli che
hanno la sapienza del cuore.
È
un dono, questo, dello Spirito da chiedere continuamente, come ci invita a fare
l’apostolo Paolo nella seconda lettura, in un bellissimo passo della Lettera
agli Efesini (1,3-6,15-18): «Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre
della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per
una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi
comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude
la sua eredità fra i santi» (1,17-18).
Gianni Carozza
è biblista e presbitero della diocesi di Chieti-Vasto. Dopo la maturità
classica ha frequentato la Pontificia Università Gregoriana e conseguito la
licenza in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma.
Attualmente insegna greco biblico e letteratura giovannea presso l’Istituto
Teologico Abruzzese-Molisano di Chieti e scienze bibliche presso l’Istituto
Superiore di Scienze Religiose “G. Toniolo” di Pescara. È attivo sia nella
formazione biblica sia come animatore di esercizi spirituali. Ha
pubblicato: La Parola è più dolce del miele (Padova 2019)
e Il cammino che sorprende. Il mistero di Gesù in Marco (Padova
2020).
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