In dialogo con il pedagogista Italo
Fiorin
Proposte
interessanti ma non nuove
Tra
le novità annunciate dal ministro c’è l’inserimento del latino nel curricolo a
partire dalla scuola secondaria di primo grado, l’abolizione della geostoria,
la centralità dello studio della letteratura italiana, filastrocche e
grammatica alla primaria, più spazio alla storia e ai popoli italici.
«Fino
ad oggi», prosegue Fiorin, «nulla ha mai vietato agli insegnanti di introdurre
letteratura e racconti nelle classi della scuola dell’infanzia. Perfino il
latino può essere già inserito nei programmi scolastici del primo ciclo. Tra
i temi annunciati dal ministro ci sono proposte interessanti, che però non sono
nuove. E ce ne sono altre che si auspica non siano così come appaiono dalle
parole di un’intervista».
Abolizione
della geostoria o dell’interdisciplinarità?
Per
quanto riguarda l’abolizione della geostoria, per esempio, Fiorin osserva che
«non è chiaro a cosa si riferisca il ministro, visto che già oggi nel primo
ciclo geografia e storia sono due materie distinte. La materia
geostoria non è presente nel primo ciclo, ma solo alla secondaria di secondo
grado. Viene allora il dubbio che il ministro si riferisca all’approccio
interdisciplinare tra storia e geografia». E allora sì che Fiorin vede un
problema: «Valditara ci sta dicendo che si prevede un ritorno
all’insegnamento di una geografia descrittiva solo del territorio? Perché
questo è un approccio ormai superato. La geografia moderna deve necessariamente
presentare il paesaggio nell’interazione con l’uomo. Conoscere il deserto in sé
ha poco significato. Invece, conoscere le condizioni umane che questo paesaggio
desertico genera è un modo contemporaneo di trasmettere la geografia, che però
non può prescindere dalla storia». Il timore allora è che si stia immaginando
il superamento dell’approccio multidisciplinare, orientato al dialogo tra le
discipline, a favore di una semplificazione della didattica che – sottolinea
Fiorin – «nei fatti è una frammentazione che riporterebbe la scuola indietro
di anni».
Un
altro tema che si legge in filigrana nelle parole del ministro è quello della
cittadinanza che, osserva Fiorin, «sembra essere ancorata all’italianità. Ma
nella realtà del quotidiano la cittadinanza è mondiale o addirittura
planetaria. Voglio dire che oggi esistono cittadinanze interconnesse, che hanno
il grande valore di consentire di condividere le responsabilità individuali
verso la comunità che abita il nostro pianeta. Quindi non è la presenza
del tema della cittadinanza nelle parole del ministro a preoccupare ma,
nuovamente, come il tema è posto».
Nel
nostro sistema scolastico, che riconosce l’autonomia degli istituti, le
indicazioni nazionali hanno la funzione di essere il riferimento per la
programmazione di ogni singolo docente. L’insegnante, spiega Fiorin, «è un
professionista che – guidato dalle Indicazioni nazionali – stila il programma
per la sua classe tenendo conto anche del contesto territoriale. Trovo,
quindi, improprio che le indicazioni nazionali, così come descritte dal
ministro, entrino nel dettaglio della didattica, invitando per esempio ad
imparare a memoria poesie e filastrocche. Per non parlare del fatto che questi
sarebbero metodi di insegnamento che appartengono al passato».
Testi
sacri non come appartenenza, ma come riflessione
Sul
tema della conoscenza della Bibbia inteso «come testo della nostra tradizione,
che tra l’altro ha ispirato numerose opere di letteratura, musica, pittura e
influenzato il patrimonio culturale di molte civiltà» (sono parole della
sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti, che fa parte della
Commissione che sta definendo le Indicazioni nazionali) Fiorin osserva che «ovviamente
non c’è nulla di sbagliato nell’introdurre testi di natura religiosa che sono,
anche, di rilevanza culturale e letteraria. Il problema è, anche questa
volta, il modo in cui viene presentata l’introduzione dei testi biblici. Sembra
una proposta che ha l’obiettivo di affermare l’identità e l’appartenenza
specifica. Invece avremmo bisogno di far leggere ai nostri ragazzi diversi
testi religiosi per confrontarli, riflettere e lavorare insieme per superare le
differenze».
Infine, conclude Fiorin: «la sensazione è che nelle parole del ministro il grande cambiamento sia quello di un ritorno a una visione nazionalista.
Ora attendiamo di leggere il documento ufficiale».
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