DEMOCRAZIA
Politica, corpi sociali,
sussidiarietà:
l’integrazione
necessaria
-
di Giorgio Vittadini*
-
La globalizzazione
La
sensazione largamente diffusa, non solo in Italia, è che la globalizzazione, la
rivoluzione tecnologica, le migrazioni di massa e l’affermarsi di poteri
sovranazionali (la finanza globale, l’Unione Europea, le Agenzie di Rating che
operano sul mercato) ci abbiano sottratto il controllo sulle scelte dalle quali
dipende il nostro futuro.
La
rappresentanza politica è in crisi, non riesce a leggere la realtà
contemporanea nei suoi radicali cambiamenti, a interpretare i differenti
bisogni dei cittadini, e non ha la capacità di proporre previsioni credibili e
realistiche. I partiti sono diventati “leggeri”, liquidi, crescono e si
sgonfiano senza assumere una consistenza culturale duratura.
I
social media
I
social media hanno promosso l’illusione di una relazione diretta tra cittadini
e leader politici, eludendo le strutture partitiche tradizionali e alimentando
la percezione che esprimere un’opinione equivalga a “contare”. Questo fenomeno,
ben descritto da Giuliano Amato come “populismo digitale”, trasforma la
partecipazione politica in una mera somma di voci isolate: «A essere essenziale
non è la voce di ciascuno, ma il prodotto dell’insieme delle voci. I partiti
erano strutturati per fare questo, con tutti i loro difetti. Ciò che li ha
sostituiti è una partecipazione privata: i social sono una sommatoria di
opinioni individuali, vissute in solitudine e prive di un autentico confronto
collettivo».
La
democrazia
Da
tempo la democrazia viene messa in discussione di fronte alle crescenti
difficoltà di governare società complesse e plurali. Ma la rifondazione della
politica non potrà avvenire dagli attuali partiti-fantasma. Potrà realizzarsi
con una grande ripresa di attività dei corpi sociali e dalla loro volontà di
dare energia, idee e iniziative ai partiti e alla politica, come documenta il
volume “Comunità intermedie, occasione per la politica” (Il Mulino), di
recente pubblicazione.
Il
lavoro
Il
lavoro lancia un appello a tutti gli attori sociali: dal Terzo Settore al
volontariato, dalle cooperative ai movimenti civici. Queste realtà, che
aggregano milioni di cittadini attivi, possono e devono assumersi il compito di
aiutare i partiti a riempire questo vuoto, offrendo nuova linfa vitale a un
sistema di rappresentanza che sembra oggi incapace di rinnovarsi. La
democrazia, infatti, non può sopravvivere senza i partiti, ma questi devono
tornare a essere espressione autentica delle realtà di base, incarnando valori
come responsabilità, competenza e impegno sociale.
Il
futuro della politica richiede una profonda riscoperta del ruolo delle comunità
intermedie, chiamate a fungere da ponte tra cittadini e istituzioni. La loro
missione va però ben oltre la semplice mediazione: esse devono promuovere una
nuova visione del vivere politico, radicata in una concezione dell’umano come
essere relazionale.
La
ripartenza antropologica
La
vera rigenerazione politica passa attraverso una “ripartenza antropologica,” un
ritorno a concepire le relazioni sociali non come ostacoli, ma come beni
essenziali per la propria realizzazione e per il bene comune.
Questa
prospettiva implica un cambiamento culturale profondo, che rimetta al centro il
desiderio umano nella sua pienezza: non un desiderio ridotto alle logiche
individualistiche, ma un’apertura autentica verso l’altro e verso il bene
collettivo, a partire dalla natura relazionale del nostro io. I corpi intermedi
sono i custodi di questa visione e hanno il compito di suscitare una “passione
per la persona” che restituisca senso all’impegno politico e partitico. Solo
così si potrà dar vita a un pluralismo ideale capace di conciliare interessi
individuali e benessere collettivo.
La
sussidiarietà
È
questo il vero senso della sussidiarietà: la messa a sistema del contributo di
tutti, realtà sociali, istituzionali ed economiche, che coordinano le loro
azioni in funzione del bene comune, creando un ecosistema in cui ogni soggetto
trova il proprio ruolo. Per le forze politiche, questo significa riannodare i
legami con le comunità intermedie, evitando il progressivo distacco dalla
realtà delle persone. Solo un’integrazione tra politica e corpi sociali potrà
evitare la deriva della rappresentanza e restituire solidità al sistema
democratico.
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