mercoledì 31 dicembre 2014

GIORNATA MONDIALE DELLA PACE - PRIMO GENNAIO 2014

NON SCHIAVI MA FRATELLI – GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

3482f-papafrancescosorrideNO LONGER SLAVES, BUT BROTHERS AND SISTERS – NO ESCLAVOS, SINO HERMANOS – NICHT MEHR KNECHTE, SONDERN BRÜDER – NON PLUS ESCLAVES, MAIS FRÈRES – NON PIÚ SCHIAVI, MA FRATELLI

” ….. In questa prospettiva, desidero invitare ciascuno, nel proprio ruolo e nelle proprie responsabilità particolari, a operare gesti di fraternità nei confronti di coloro che sono tenuti in stato di asservimento. Chiediamoci come noi, in quanto comunità o in quanto singoli, ci sentiamo interpellati quando, nella quotidianità, incontriamo o abbiamo a che fare con persone che potrebbero essere vittime del traffico di esseri umani, o quando dobbiamo scegliere se acquistare prodotti che potrebbero ragionevolmente essere stati realizzati attraverso lo sfruttamento di altre persone. Alcuni di noi, per indifferenza, o perché distratti dalle preoccupazioni quotidiane, o per ragioni economiche, chiudono un occhio. Altri, invece, scelgono di fare qualcosa di positivo, di impegnarsi nelle associazioni della società civile o di compiere piccoli gesti quotidiani – questi gesti hanno tanto valore! – come rivolgere una parola, un saluto, un “buongiorno” o un sorriso, che non ci costano niente ma che possono dare speranza, aprire strade, cambiare la vita ad una persona che vive nell’invisibilità, e anche cambiare la nostra vita nel confronto con questa realtà……. “

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

lunedì 29 dicembre 2014

L'ARTE DELLA MANUTENZIONE

Si cerca sempre il manutentore di turno, ma non si trova. Similmente succede per la pulizia e il decoro pubblico: interessa maggiormente la pulizia straordinaria e non l’arte del tenere sempre pulito e di rimettere subito a posto ciò che è in disordine o danneggiato. 
La stessa manutenzione personale spesso è carente..........


L’ARTE DELLA MANUTENZIONE

Giovanni Perrone

Una vecchia bicicletta stava per essere rottamata, era mal ridotta. Un giovane la vide: “Perché non ridarle nuova vita?” si disse. La chiese in dono al meravigliato proprietario, la portò nel suo laboratorio e con pazienza e competenza le diede nuova vita. Quel giovane era un artista!
Ricordi d’infanzia: C’erano delle consuetudini che  mio padre aveva a cuore, quali la periodica manutenzione e riparazione di arredi od oggetti domestici. Erano dei “riti” ai quali – sin dall’infanzia – ero abituato, non solo io. Era un’abitudine diffusa anche in casa dei miei compagni. Dapprima, ancora bambino, ero un curioso osservatore e semplice aiutante, più avanti divenni protagonista. Occorreva, con pazienza ed attenzione, montare e rimontare, cambiare qualche pezzo usurato, pulire, ingrassare, verniciare ecc.. “Bisogna avere occhi aperti e provvedere alle riparazioni per evitare di intervenire quando è troppo tardi -  amava dire mio padre - In tal modo tutto funziona bene e si risparmia denaro che potremo utilizzare per altre necessità”. Parimenti avveniva a scuola. C’erano qualche vite da avvitare nei banchi, qualche carta geografica da riparare, le cerniere delle porte cigolanti da lubrificare. La maestra ci invitava a darci da fare e ci orientava, quando necessario con l’aiuto del bidello che, per noi piccoli scolari, era “maestro d’arte”, capace di far tutto. In classe tenevamo una scatola di attrezzi, portati da noi stessi, per curare le piccole manutenzioni. E lo facevamo con gioia!
Pian piano apprendevamo l’arte della manutenzione. 

Ora i tempi son cambiati ...... 

   Leggi:  L'ARTE DELLA MANUTENZIONE

FUTURO IGNOTO - Conversazioni sull'era digitale

"Futuro ignoto. 
Conversazioni sulla nuova era digitale"
Pubblicato il nuovo libro di Philip Larrey, docente di Filosofia della conoscenza presso la Pontificia Università Lateranense
di Antonio Sabetta

(Zenit.org) - 
La consapevolezza di essere oggi sulla cuspide di una rivoluzione epocale e non congiunturale, la percezione della nostra pressoché totale inadeguatezza a conoscere e comprendere gli immani orizzonti nuovi che il progresso della tecnologia dischiude, l’ingestibilità evidente dei meandri complessi ed elitari dell’era digitale, provocano nell’uomo “ordinario” oggi un senso di spaesamento, di disagio, la sensazione di trovarsi in un mondo che rischia di diventargli sempre più estraneo e che non capisce più. 
I trapassi epocali sono permanentemente accompagnati da un forte senso di incertezza che si acuisce soprattutto quando, ed è il caso del momento attuale, i processi conoscono accelerazioni spaventose per cui quando ci sembra di aver capito qualcosa, la nostra percezione del reale e della rivoluzione tecnologica è già obsoleta; basti l’esempio della rete: ci stiamo appena abituando al web interattivo (il cosiddetto web 2.0) che siamo già entrati nel web 3, quello semantico. Il senso di ingestibilità dei processi, il loro non essere alla portata della maggior parte delle persone, la fluttuazione degli stessi processi e i loro repentini cambiamenti creano incertezza (non si sa più su che cosa basarci e appoggiarci), smarrimento ed anche la paura del futuro che rimane in radice un “futuro ignoto”. 
Ebbene il libro del prof. Philip Larrey, docente presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Lateranense e studioso di logica e del pensiero analitico nordamericano, costituisce un prezioso strumento in cui tutti coloro che desiderano capire di più la rivoluzione in atto e sentirsi più partecipi delle dinamiche che la definiscono, dei presupposti sottesi, delle potenzialità e dei rischi connessi al nostro tempo, troveranno indicazioni provenienti da chi, potremmo dire, ha le mani in pasta e vive in prima persona con il suo lavoro quello che realmente sta accadendo oggi.
Il volume raccoglie quattordici interviste realizzate dall’autore con altrettante figure che rivestono un ruolo significativo nei diversi settori disciplinari interessati dalla rivoluzione tecnologica e digitale. Come si potrà notare considerando le tematiche, tutti gli aspetti della vita e della società sono profondamente interessati e coinvolti. Di primo acchito quando pensiamo alla tecnologia pensiamo subito a settori come l’ingegneria, l’informatica, le comunicazioni. Un po’ meno pensiamo a settori come la medicina, il mondo militare o addirittura a discipline come la filosofia e la pedagogia. Invece non c’è ambito che possa sottrarsi all’influsso profondo della rivoluzione odierna, tanto da cambiarne assetti e da farne ripensare l’identità. Proprio perché a parlare sono persone che conoscono il presente, nei diversi interventi anzitutto si rifugge da un atteggiamento ingenuo, quello che ci spinge ad esser o apocalittici (e dunque a vedere solo rischi sproporzionati ai benefici) o integrati (e dunque incapaci di discernere e ammettere le problematicità), per calarci invece nei fenomeni onde coglierne le dinamiche più profonde, oltre quello che si vede e che è immediatamente fruibile. 
Ci sono elementi davvero complessi che pongono questioni etiche ed epistemologiche sull’identità dell’uomo, sulla natura del bene, su che cosa sia giusto fare o da evitare. Pensiamo al discorso della genetica, dell’intelligenza artificiale, al rapporto uomo-macchina e naturale-artificiale. Se è vero che le macchine parlano di noi, non sarà anche possibile che le macchine parlino a noi riuscendo persino meglio di noi nella semantica oltre che nella sintattica (cf l’esempio della stanza cinese di Searle)? Pensiamo all’utilizzo delle macchine e del loro potenziale in ambito medico (dalle strumentazioni sempre più complesse per diagnosi con ridotto margine di errore, alle nanotecnologie, alla terapia genica, alle staminali ecc) o in ambito militare; è il caso dei droni che se aiuteranno le consegne di Amazon – come sta già accadendo – pongono anche seri problemi quando usati in ambito militare, visto che la macchina non è chiamata solo ad eseguire manovre ma deve anche prendere decisioni. Certo, nonostante i rischi la rivoluzione tecnologica ha reso migliore la nostra vita, basti pensare all’industria, all’agricoltura: macchine nuove aumentano la produttività e cambiano il modo di lavorare, per non parlare della genetica applicata alle produzioni.
Ovviamente è importante un approccio realista e non a caso l’autore nella sua introduzione invita a superare il modo mitico di pensare le macchine autonome, come quando si ritiene che essendo le tecnologie fatte dagli uomini questi saranno sempre loro superiori, o l’idea che la pericolosità di una macchina si possa risolverla semplicemente spegnendola, o che le macchine autonome non potranno mai guardare all’essere umano come un nemico, o l’insostituibilità degli uomini nel loro lavoro. Su quest’ultimo aspetto tutti gli esperti concordano che le macchine potranno assumere i ruoli degli uomini ma mai rendere gli uomini inutili.
Le visioni fantascientifiche di film come I Robot, AI, Il tagliaerbe, il recente Her, attestano un fondo di verità che in parte è già realtà. Non resta quindi che entrare in queste diverse regioni del sapere e della vita presentate da esperti: industria (G. Gavioli), comunicazioni sociali (F. Gaudenzi), militare (M. Ludovisi), fisica teorica (C. Bini) e applicata (M. Morichi), filosofia (G. Basti) e pedagogia (F. Marcacci), paesi in via di sviluppo (C. Atuire), IT aziendale (S. Fulton), informatica in Italia (C. Bianchi), sviluppo software (M. Canzano), sistemi di sicurezza (F. Ramondino), endocrinologia (W. Wiermann) e chirurgia (R. Olmi).
Leggendo il testo ci faremo un’immagine più realistica del presente con la sua complessità e un’idea del futuro che sembrerà ancora incerto ma forse meno ignoto.
Ph. Larrey, Futuro ignoto. Conversazioni sulla nuova era digitale, IF Press, Roma 2014, 296pp.
Per ordinare il libro si può cliccare qui.

giovedì 11 dicembre 2014

PERICOLO! ALCOL, FUMO E AZZARDO IN CRESCITA NEI RAGAZZI E NEI GIOVANI


Boom di alcol, fumo e azzardo tra i giovani


Fumano, bevono alcolici, "giocano" (d'azzardo), guardano pornografia. Il quadro dei giovanissimi italiani è allarmante: troppe cattive abitudini e adulti complici e permissivi. È l'emergenza educativa fotografata dall'indagine promossa dal Moige con l'Università Sapienza "I divieti trasgrediti dai nostri figli" presentata questo al Senato. La ricerca, curata da Anna Maria Giannini, docente della facoltà di Psicologia dell'Università "Sapienza" di Roma, analizza i principali comportamenti "a rischio" tra i minori. Il consumo di bevande alcoliche, si legge nel rapporto, è un fenomeno largamente diffuso tra i giovani: 2 su 3 dichiarano di aver bevuto almeno una volta. La percentuale arriva all'86,5% tra gli studenti di scuola superiore e, tra questi, 1 su 2 afferma di bere "abitualmente" o perlomeno "in diverse occasioni". .....


Leggi: ALCOL, FUMO, AZZARDO IN CRESCITA

martedì 9 dicembre 2014

CHI HA PAURA DEL PRESEPE?

Chi è infastidito dal presepe? Una riflessione sul caso di Bergamo
Per essere "aperto e dialogante",
 bisogna essere per forza intollerante?


(Zenit.org) - Si avvicinano le vacanze natalizie e come ogni anno non mancano polemiche su quelle scuole nelle quali è impedito l’allestimento dei presepi. Le ultime notizie su questo tema giungono da Bergamo, dove il dirigente scolastico di un Istituto Comprensivo non ha nei fatti permesso la presenza di presepi nei locali dell’istituto.
Da quello che è dato capire, il dirigente ha agito di propria iniziativa, a suo dire in accordo con il Collegio dei docenti, e non a seguito delle lamentele di genitori di alunni stranieri. Ci sembra opportuno evidenziare questo fatto, perché a nostro avviso il problema non riguarda la convivenza fra italiani e stranieri, ma il modo di intendere l’integrazione, la reciprocità e la laicità di alcuni nostri concittadini che occupano posti di rilievo nella società.
In un comunicato del dirigente scolastico, apparso sul sito della scuola, si può leggere: “La nostra comunità, quella scolastica, si avvale dell’apporto di culture, pensieri, idee, atteggiamenti, storie, tradizioni che provengono dalla complessità di un mondo aperto e dialogante”.
Ci si può legittimamente chiedere: come mai in questa comunità scolastica, specchio di un mondo aperto e dialogante, non ci sia spazio per la cultura, i pensieri, le idee, gli atteggiamenti, le storie e legate all’avvenimento cristiano al quale si richiamano non pochi alunni che la frequentano?
Inoltre, il presepe, realizzato per la prima volta dall’italianissimo Francesco di Assisi, è un’espressione tipica dell’arte e della creatività del nostro popolo: perché tutto ciò non può trovare posto accanto alle altre tradizioni e culture dei bambini di altri paesi?
Scrive ancora il dirigente: “Tutto ciò che attiene alla vita delle persone, alla loro cultura, al loro immaginario, si incontra nella scuola, ambiente che diventa crocevia di esperienze e narrazioni le più diverse e che gli insegnanti sapientemente mettono a confronto perché l’esperienza di uno diventi patrimonio dell’altro“. Ma come riesce a trovare attuazione tutto ciò, se a una parte di alunni viene impedito di presentare quello che è un tratto caratteristico della propria cultura?
Tutti i nodi vengono al pettine quando il dirigente afferma: “Cerchiamo di pensare per potenzialità, cosa impossibile se cominciamo ad assumere i limiti delle appartenenze religiose”. Nella sua visione dunque, le diverse appartenenza religiose non sono tasselli che vanno a costruire un puzzle variopinto e plurale, ma limiti che di fatto vanno ignorati e annullati. Ma allora tutto quel discorso sull’apertura e sul dialogo non si va a fare benedire?
Infine, secondo il dirigente “non possiamo assumere l’impegno di celebrare ricorrenze religiose, perché questo va oltre il nostro compito”. Ma allora dovremmo abolire anche le vacanze natalizie e su questo punto non diciamo nulla, magari sarebbe interessante chiedere cosa ne pensano gli alunni, cristiani e non! Battute a parte, pensiamo che oscurare i simboli e le espressioni culturali di un popolo non sia mai un segno di civiltà, perché la convivenza civile si costruisce attraverso la reciprocità.
Concludiamo dicendo che, contrariamente alle intenzioni inclusive del preside, la scelta di non allestire il presepe non favorisce l’integrazione, perché agli alunni stranieri è tolta la possibilità di conoscere gli usi e i costumi dei loro compagni italiani.
                                                                             Nicola Rossetti
Fonte: Ancora online

sabato 6 dicembre 2014

RAPPORTO CENSIS :UNA SOCIETA' SCIAPA IN CERCA DI CONNETTIVITA'

8° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2014

Giunto alla 48ª edizione, il Rapporto Censis interpreta i più significativi fenomeni socio-economici del Paese nella difficile congiuntura che stiamo attraversando. 
Le Considerazioni generali introducono il Rapporto sottolineando come il Paese viva una profonda crisi della cultura sistemica: nella «società delle sette giare», i poteri sovranazionali, la politica nazionale, le sedi istituzionali, le minoranze vitali, la gente del quotidiano, il sommerso e la comunicazione appaiono come mondi non comunicanti, che vivono di se stessi e in se stessi.
Nella seconda parte,«La società italiana al 2014», vengono affrontati i temi di maggiore interesse emersi nel corso dell'anno, descrivendo una società satura dal capitale inagito, la solitudine dei soggetti, i punti di forza e di debolezza dell'Italia fuori dall'Italia. 
Nella terza e quarta parte si presentano le analisi per settori: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, il governo pubblico, la sicurezza e la cittadinanza.




RISCOPRIRE LA SOBRIETA'

L'antidoto
 a una 
società 
senza desideri 
è 
"riscoprire l'antica sobrietà"

Durante il convegno organizzato da Cism e Usmi 'Con papa Francesco verso le periferie della storia', Giuseppe De Rita, presidente del Censis, ha tracciato un profilo della società odierna

 (Zenit.org) - “Siamo di fronte ad una complessiva caduta delle aspettative, più drammatica delle sacche di povertà, che sono controllabili”. Lo spiega nel suo intervento “Speranza e prospettive oltre la crisi” al convegno promosso da CISM e USMI, Con papa Francesco verso le periferie della storia, il dott. Giuseppe De Rita, presidente del Censis.  “Una società che non ha aspettative si siede, rinuncia a sperare ed è più pericolosa di un gruppo di famiglie che non arriva a fine mese. Milioni di persone non si muovono. Mettono da parte i soldi, spesso anche contanti". Analogo il comportamento delle imprese, che “restano liquide e non fanno investimenti”.  “L’ imprenditore italiano è invecchiato - ha aggiunto De Rita -. Ha sessant'anni di media ma soprattutto non ha mercato. Solo un terzo esporta, lavora e vive all'estero, andando incontro ad un mercato che cresce”.
Da qui emerge il profilo di una società statica - “più preoccupante di una depressione” - che chiama la deflazione: dei figli, degli acquisti… Una mancanza di aspettative che determina una società con tutti  i vizi ”perché antropologicamente difficile, piena di narcisismi, egoismi, cinismo, che comunica a se stessa con selfietwitterfacebook”.
Il rapporto con l'altro deve tener presente questa situazione per innescare crescita e dialogo comune. Una società del genere nasce perché mancano desideri e per eccesso di benessere:  “non si desiderano case, vestiti, figli, è diminuito anche il desiderio sessuale. Tutto ciò ha origine da un cambiamento antropologico – sottolinea ancora De Rita - comunichiamo il nulla, tra esaltazione dell’evento - che rende impossibile comprendere la società o qualcosa di se stessi - ed egocentrismo di chi lo vive, massificante, evirante, che brucia desideri, speranze , aspettative e genera disagio”.
In sintesi, “ siamo affidati economicamente al mercato e socialmente a noi stessi. Ma - ricorda  - mercato e meccanismo individuale generano diseguaglianze frutto del capitalismo maturo che producono rabbia e tensioni sociali. Non è la povertà di indigenza che ci aspetta ma l'aumento delle tensioni”.
E la speranza?  “Dal punto di vista sociologico va usata il meno possibile perché non ha una consistenza reale. Il rapporto tra desiderio e speranza è interconnesso. Speranza è orizzonte, progressione verso, cultura di sviluppo, qualcosa di sovrannaturale, viene dal profondo. È necessario - conclude - riportare la società all'antica sobrietà e dirlo non al singolo ma alla comunità”.

Tratto da Zenit – www.zenit.org

LE VIRTU' DEL VIRTUALE

Insegnare a grandi e piccini come navigare sul web con prudenza, fortezza, speranza... 

Parla il pedagogista Rivoltella



Nel digitale virtualmente. Esercitando le virtù. Possibile? Di più: doveroso. Ma come si coltiva la speranza nel web? Cosa significa essere prudenti? E come si può esercitare la fortezza o vivere la carità?
Sono le domande alla base del nuovo progetto dell’Università Cattolica, «Virtùalmente», una proposta che l’Istituto Toniolo di Studi superiori rivolge agli insegnanti, ai genitori, ai catechisti... a tutti gli adulti interessati a comprendere come sia possibile declinare al digitale le sette virtù della tradizione. Una proposta che si concretizza in un corso e in un concorso. Il primo rivolto agli adulti, il secondo anche – e soprattutto – agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, dalle elementari alle superiori. .....

Leggi: LE SETTE VIRTU' DEL VIRTUALE

RISCOPRIRE L'AVVENTO

Per John Henry Newman il nome del cristiano è “colui che attende il Signore”. Invece dobbiamo riconoscerlo: da secoli, in occidente, l’attesa della venuta del Signore è una dimensione perlopiù assente nella vita di fede dei cristiani. Era il rammarico di Ignazio Silone che scriveva: “Mi sono stancato di cristiani che aspettano la venuta del loro Signore con la stessa indifferenza con cui si aspetta l’arrivo dell’autobus”....

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QUALE BUONA SCUOLA?

AIMC FIRENZE

La Professione Docente ne La Buona Scuola:
le buone intenzioni,le soluzioni da cambiare

Cosa dice il testo governativo
           
            Con il documento La buona scuola il governo rivendica al potere legislativo la definizione di uno stato giuridico della professione docente che ne individui i compiti e le competenze. Tratteggia inoltre un sistema di valutazione della prestazione professionale fondato sulla misurazione di tre tipologie di crediti: i crediti aggiuntivi -cioè  gli incarichi di responsabilità assunti dai docenti nell'istituzione scolastica-, i crediti formativi – derivanti dai titoli dei corsi di formazione acquisiti -, i crediti didattici risultanti dalla verifica della qualità dell'insegnamento. Sulla valutazione di questi tre crediti viene ipotizzato un sistema di premialità meritocratica , con una gratifica che riguarderebbe il 66% del personale insegnante di una scuola.
Vediamo con favore la volontà di definire uno stato giuridico della professione docente che riconosca la formazione, l'assunzione di incarichi di responsabilità e la qualità della docenza  ma con decisa preoccupazione invece il sistema premiale ipotizzato. Vediamone nel dettaglio le ragioni.

Lo Stato giuridico: una soluzione per la specificità della professione docente

            Esiste una specificità della professione docente rispetto agli altri impieghi pubblici e privati  che richiede sia regolata con un apposito stato giuridico.  Tale specificità è stata , come noto, definita dalla nostra Carta Costituzionale. Che l'ha individuata nello stesso fine della professione , la crescita della persona come bene universale, assegnandole anche un   mezzo specifico per promuoverla, la libertà di insegnamento..In questo contesto, la fisionomia della funzione docente  in quanto indirizzata a perseguire un bene comune  va protetta,insieme al diritto all'apprendimento,  mediante una sintesi legislativa condivisa,non può essere descritta solo da un contratto tra le parti (forze sociali e governo di turno), né risultare dall'azione  muscolare della  maggioranza governativa del momento. .....

giovedì 4 dicembre 2014

IN CAMMINO VERSO IL DOMANI

PASSATO
PRESENTE, 

FUTURO

con l'aiuto di Dio

dalla
LETTERA APOSTOLICA DI PAPA FRANCESCO  
21 nov. 2014




Guardate il passato con gratitudine. Raccontare la propria storia è indispensabile per tenere viva l’identità.

Vivete il presente con passione significa diventare “esperti di comunione”, «testimoni e artefici di quel “progetto di comunione” che sta al vertice della storia dell’uomo secondo Dio».

Abbracciate il futuro con speranza.

Scrutate gli orizzonti della vostra vita e dell’attuale momento  con discernimento e vigilanza.

Continuiamo e riprendiamo sempre il nostro cammino con la fiducia nel Signore.

venerdì 28 novembre 2014

PAPA FRANCESCO A STRASBURGO. L'AIMC S'INCONTRA PRESSO GLI UFFICI DEL PARLAMENTO EUROPEO PER RIFLETTERE SUI DISCORSI DEL PAPA

"L'AIMC PROMUOVE UN INCONTRO TRA DIRIGENTI ASSOCIATIVI E SCOLASTICI NELL'UFFICO DEL PARLAMENTO EUROPEO A ROMA, IN OCCASIONE DELLA VISITA DI PAPA FRANCESCO A STRASBURGO.
  Il presidente nazionale AIMC, Giuseppe Desideri, afferma:: "La formazione è strategica per la maturazione di uan  solida coscienza europea. Solo a partire dalla scuola si può costruire quel sentire comune europeo che oggi manca. Non si tratta di vaga educazione all’europeismo, ma di impostare tutto il curriculum scolastico in chiave europea. In tal senso l'opera educativa dei docenti è indispensabile.”. “Per far sì che l’Europa cambi veramente- conclude - dovremo lavorare sodo da qui ai prossimi quindici anni”.

LINK:

giovedì 27 novembre 2014

Scuola e volontariato: 400mila euro per promuoverla

Scuola e volontariato: 400 mila euro per promuoverla

Presentato il portale delle "Scuole Aperte" in occasione dell'incontro "La Buona Scuola per il Volontariato" durante il quale il ministro Stefania Giannini ha siglato due protocolli per promuovere il volontariato in ambito scolastico


Nella foto la firma del protocollo da parte del ministro Giannini e di Patriarca


Promuovere tra gli studenti e i giovani il valore della solidarietà sociale attraverso un impegno comune.

È questo il primo obiettivo del protocollo d'intesa tra il ministero dell’Istruzione e il Centro nazionale per il volontariato firmato stamani, martedì 25 novembre, dal ministro Stefania Giannini e dal presidente del Cnv Edoardo Patriarca nel corso dell'iniziativa "La Buona Scuola per il Volontariato", che si è svolta nell'aula magna dell'istituto agrario Giuseppe Garibaldi di Roma. Nel corso dell'incontro, moderato dal direttore di Vita Riccardo Bonacina, è stato presentato anche il nuovo sito forumscuoleaperte.it , un portale sviluppato da Vita in cui condivere progetti, idee, documenti ed esperienze di Scuole Aperte per fare sistema di tante esperienze diffuse.
Nel corso della mattinata il ministro Giannini ha firmato due protocolli. Il primo ha siglato un'intesa tra Miur, ministero degli Affari sociali e Dipartimento giovani e servizio civile della Presidenza del Consiglio, «per promuovere», ha spiegato il sottosegretario al Welfare Luigi Bobba, «esperienze curriculari di volontariato all'insegna dell'imparare aiutando. Si tratta di un segnale importante il fatto che tre ministeri si alleino per promuovere esperienze di volontariato». Un Protocollo che metterà a disposizione circa 400mila euro per la promozione di sperimentazioni sul territorio.
Il secondo protocollo ha visto come protagonista il Cnv che sarà riconosciuto come interlocutore privilegiato per promuovere volontariato in ambito scolastico.

Commentando i due protocolli il ministro Giannini ha detto: «Con questi protocolli vogliamo riconoscere l'enorme potenziale delle attività e del valore del volontariato. Si tratta di un frammento non accessorio, di uno strumento concreto e innovativo» e ha aggiunto: «La scuola è il punto di convergenza dove la generosità può vincere sulle fragilità. Questa è la nostra visione della buona scuola. Si tratta di un giusto e necessario riconoscimento. Soprattutto nel nostro Paese, che da sempre ha una forte e straordinaria tradizione di volontariato e di impegno civile».

Con il secondo protocollo il Miur si impegna a riconoscere il Cnv come "interlocutore privilegiato" per lo sviluppo congiunto di progetti legati al mondo del volontariato e delle azioni di promozione della cultura della solidarietà.
«Il protocollo non è solo un contenitore, ma uno strumento per narrare le belle esperienze di questo Paese. Perché il volontariato è un'esperienza, non è una teoria», ha commentato il presidente del Cnv Edo Patriarca, «Il volontariato c'è sempre stato, è nel cuore di tutti noi».
Agli studenti presenti Patriarca ha spiegato l'importanza delle due parole chiave sulle quali si basa il protocollo d'intesa: «La prima parola è “solidarietà”. Perché fare del bene fa stare bene. La seconda parola è “gratuità”. Su questo si basano per esempio l'amicizia e l'impegno civile. Insomma, non c'è solo l'economia a dettare le regole delle relazioni», ha concluso.



giovedì 20 novembre 2014

OSSERVATORIO ADOLESCENTI: PENSIERI, EMOZIONI E COMPORTAMENTI DEI RAGAZZI DI OGGI

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GIORNATA  MONDIALE DELL'INFANZIA

Chi sono gli adolescenti oggi? 
 Telefono Azzurro Onlus e Doxa Kids hanno pubblicato la ricerca “Osservatorio Adolescenti: pensieri, emozioni e comportamenti dei ragazzi di oggi”. Dati importanti che rilanciamo in occasione di domani, Giornata dedicata ai bambini
Cosa vuol dire essere un adolescente oggi? SOS Il Telefono Azzurro Onlus e l’istituto di ricerca Doxa Kids hanno provato a rispondere a questa domanda con un’indagine su pensieri, emozioni e comportamenti dei ragazzi di oggi. L’ Osservatorio Adolescenti si pone l’obiettivo di creare uno spazio nel quale adulti e ragazzi possano incontrarsi, dialogare, scambiarsi opinioni e anche influenzarsi, arrivando a conoscersi meglio: un percorso di avvicinamento e di esplorazione del mondo degli adolescenti, a partire dalla loro voce.
L’Osservatorio Adolescenti ha coinvolto oltre 1500 giovani dagli 11 ai 19 anni su tutto il territorio italiano, con 100 domande su temi di particolare attualità, tra cui salute e alimentazione, tempo libero e sport, nuove tecnologie e vita online, percezione del proprio corpo e desideri, rapporto con genitori e amici, sessualità e scuola.
Ecco alcuni indicatori.

SELFIE. L’indagine mostra come il bisogno degli adolescenti di autoaffermazione e di “essere visti” sia passato, per molti ragazzi di oggi, da una necessità tipica dell’età a un’urgenza pervasiva, un obbligo autoimposto (“You like me ergo sum”), amplificato e condizionato nella sua espressione dai social network. Ciò contribuisce a spiegare non solo l’impennata nelle iscrizioni ai social, ma anche l’incessante bisogno di farsi dei selfie (uno/a su 4 se ne fa almeno uno al giorno, l’85% ne condivide almeno qualcuno sui social) e il ricorso ai programmi di fotoritocco prima di postare le proprie foto (1 ragazzo/a su 2).
NATIVI DIGITALI. Vivono in case hi-tech, le loro camere da letto sono stazioni ad alto contenuto tecnologico. Gli adolescenti di oggi sono always on, per ascoltare musica o radio (61%), per guardare video (60,2%), per fare ricerche per la scuola e i compiti (58,3%) per curiosare e navigare nel web (57,3%), per fare acquisti (22%), comprando online giochi (34,6% dei ragazzi), accessori di moda (22,3% delle ragazze), ma anche libri (17,6% delle ragazze). Ma a essere prioritario è il poter essere sempre in contatto con gli amici, fondamentale per l’89,7% dei ragazzi, attraverso Whatsapp e Facebook (li utilizza rispettivamente l’89,8% e l’82,3% degli intervistati).
CYBERBULLISMO. Se il gruppo dei pari è una presenza continua e costante, favorita e amplificata dall’iperconnessione, grazie alla quale ci si sente riconosciuti e accettati, alcune dinamiche adolescenziali online possono tradursi in comportamenti a rischio. Primo fra tutti il cyberbullismo, fenomeno che i ragazzi ben conoscono: l’80,3% ne ha sentito parlare; 2 su 3 (39,2%) conoscono qualcuno che ne è stato vittima, 1 su 10 ne è stato vittima. Risulta diffuso anche l’utilizzo dei social networks sotto l’età minima prevista (più dell’85% dei ragazzi intervistati conosce qualcuno che è iscritto a FB minore di 13 anni) e non mancano i rischi legati alla visibilità dei dati personali: 1 adolescente su 5 ha il proprio profilo totalmente pubblico sui social network. Profili aperti, nonostante il timore di un utilizzo indesiderato delle informazioni che i ragazzi condividono: più di 1 adolescente su 2 (63,6%) teme, infatti, che i propri dati possano essere raccolti ed utilizzati dal social per altri scopi. Se molti adolescenti appaiono informati e consapevoli dei rischi di Internet - e sembrano sapere come difendersi - altri dati mostrano adolescenti non sempre attenti a come proteggersi online, incapaci di prevedere le conseguenze delle proprie azioni. Il bisogno di esserci, il desiderio di farsi vedere, farsi ascoltare, di condividere sembra abbassare in molti casi la soglia di guardia e prevalere su ogni cautela, come nel caso dei selfie inviati a sconosciuti e, a maggior ragione, del sexting (il 35,9% dei ragazzi conosce qualcuno che ha fatto sexting).
ALCOOL. L’indagine contribuisce a evidenziare come molti stereotipi debbano essere scardinati: alcuni comportamenti che per lo più sono stati associati agli adolescenti di sesso maschile, infatti, appaiono essere sempre più diffusi anche tra le ragazze, in primis l’uso di superalcolici (il 37,1% delle ragazze vs il 17,4% dei ragazzi ha dichiarato di assumere superalcolici), il numero di ubriacature nell’ultimo mese (52,9% delle ragazze vs 44,8% dei ragazzi ha dichiarato di essersi ubriacato almeno una volta nell’ultimo
mese), i comportamenti violenti nelle relazioni di coppia (il 7,9% dei maschi vs 3,3% delle femmine ha dichiarato di essere stato picchiato dalla propria fidanzata), per rabbia e autodifesa.

SCUOLA. Luogo per eccellenza in cui adulti e ragazzi convivono e dialogano per costruire insieme il percorso della conoscenza, la scuola ricopre un ruolo di grande importanza nella vita di tutti gli adolescenti. Alla domanda su cosa desidererebbe nella scuola dei sogni, 1 adolescente su 2 (51%) ha risposto che vorrebbe che a scuola ci fosse più sport, oltre che più tecnologia (44%), musica, arte e cultura (42,7%), più attenzione alle emozioni (33,2%). Quasi 1 adolescente su 2 (il 49,6% del totale dei ragazzi intervistati) ritiene che nella scuola dei propri sogni ci dovrebbe essere un maggior orientamento verso il mondo del lavoro e maggiori occasioni di contatto con le aziende. Più di un quarto degli adolescenti intervistati (28,7%), inoltre, vorrebbe che la scuola offrisse una maggiore preparazione. I ragazzi chiedono, dunque, alla scuola una maggiore attenzione alla formazione, all’acquisizione di competenze e all’orientamento, mostrandosi tutt’altro che svogliati, passivi o demotivati: comunicano invece una grande curiosità e voglia di fare,
desiderio di parlare del futuro con insegnanti e genitori, di cogliere ogni opportunità che venga loro offerta e di sfruttarla responsabilmente.

IMMAGINE. Ragazzi e ragazze si mostrano molto preoccupati per la propria immagine e il proprio aspetto fisico: le ragazze si vorrebbero più magre (42%) e belle (35%), tanto da ricorrere alla dieta nel 53% dei casi, mentre i ragazzi sarebbero più felici se fossero più muscolosi (42%). Le femmine sembrano essere, però, le più infelici del proprio aspetto: non si piace il 44% delle ragazze, al punto che una su 5 dichiara di aver pensato a un intervento chirurgico.
ALIMENTAZIONE. Accanto ad alcuni dati che mettono in luce comportamenti e atteggiamenti problematici, emerge la presenza di un contesto positivo e rassicurante per quanto riguarda alcuni aspetti molto importanti della vita degli adolescenti, in particolare l’alimentazione e la famiglia. La maggior parte dei ragazzi dichiara di avere un’alimentazione variegata (23,4%), equilibrata (21,7%) e sana/genuina (20,3%). Inoltre, l’89% degli intervistati afferma che nella propria casa c’è un’attenzione da moderata ad alta per il mangiare in modo sano. I ragazzi sono i primi a prestarvi attenzione: all’87,5% capita di fare la spesa e all’ 83,9% di scegliere i prodotti da acquistare.
FAMIGLIA. La dimensione familiare si conferma come luogo in cui i bisogni affettivi trovano risposta: per quasi 1 adolescente su 2 (48,2%) i genitori sono una presenza confortante e oltre il 65% dei ragazzi intervistati li considera persone di cui potersi fidare e con cui condividere vissuti ed esperienze. Tra le persone di cui si fidano di più, infatti, i ragazzi indicano quasi a pari merito i genitori (44,8%) - con una preferenza per le mamme rispetto ai papà (30% vs 16%) - e gli amici (45,7%). La riservatezza resta comunque un “must” dell’adolescenza - quasi 1 ragazzo su 5 (19,7%) afferma che i genitori non conoscono tutto quello che il figlio fa – così come la richiesta di maggiore libertà e autonomia, unita ad un vissuto di insofferenza davanti a tutto ciò che viene percepito come “limite” e “invadenza”: più di 1 adolescente su 4 (26,4%) ritiene che i suoi genitori dovrebbero fidarsi di più di lui/lei ed il 24% degli 11-14enni vorrebbe che i genitori concedessero loro maggiore libertà.
I risultati della ricerca sono stati presentati qualche giorno fa a Roma nel corso di una tavola rotonda presso Palazzo Ferrajoli. All’incontro, moderato da Giovanna Milella, giornalista e conduttrice televisiva, e introdotta dal Professor Ernesto Caffo, Presidente dinte di SOS Il Telefono Azzurro Onlus, hanno partecipato numerosi rappresentanti del mondo delle istituzioni e, come commentatori, esperti del mondo dell’infanzia e dell’adolescenza. Tra gli altri, il Prof. Gian Vittorio Caprara dell’Università Sapienza di Roma e il prof. Sergio Bernasconi dell’Università di Parma.

mercoledì 19 novembre 2014

DIO ESISTE? Due scienziati a confronto

Dopo le anticipazioni dall'ultimo libro di Umberto Veronesi nelle quali il famoso oncologo dichiara che "Allo stesso modo di Auschwitz, per me il cancro è diventato la prova della non esistenza di Dio", il fisico Antonino Zichichi espone al contrario le sue prove per affermare che dietro la Creazione "se c'è una logica deve esserci un Autore".
 "Non saprei dire qual è stato il mio primo giorno senza Dio. Sicuramente dopo l'esperienza della guerra non misi mai più piede in una chiesa, ma il tramonto della fede era iniziato molto prima. Durante il liceo fui bocciato due volte, ero un discolo in senso letterale: non andavo bene a scuola. Di fatto sono sempre stato anticonformista, ribelle ai luoghi comuni e alle convenzioni accettate acriticamente, e questa mia natura mal si conciliava con l'integralismo della dottrina cattolica che era stata il fondamento della mia educazione di bambino [...].
A diciotto anni non volevo andare a combattere, ma finii in una retata e mi ritrovai con indosso un'uniforme che non aveva per me alcun valore e fui ben armato per uccidere altri ragazzi, in tutto e per tutto uguali a me salvo per il fatto che indossavano una divisa diversa. Oltre alle stragi dei combattimenti, ho toccato con mano anche la follia del nazismo e non ho potuto non chiedermi, come fece Hannah Arendt prima e Benedetto XVI molti anni dopo: "Dov'era Dio ad Auschwitz?.........."

continua: DIO ESISTE?

Leggi: PRENDERSELA CON DIO

martedì 18 novembre 2014

ITALIANO: PARLA BENE CHI PARLA CHIARO

Viva l’ITALIANO
 in parole povere

Intervista di Roberto I. Zanini al linguista Tullio De Mauro



«Il testo più comprensibile del ’900 resta la “Lettera a una professoressa” di don Milani.
 Da rivalutare anche De Sanctis e il libro “Cuore” ….. 
L’ideale è rimanere aderenti al vocabolario di base e usare frasi brevi.
Oggi la letteratura ha ripreso questa strada, che è anche quella della Costituzione Ma non delle altre leggi...»  ....