sulla figura del Magister!
- - di
Maria Torrisi*
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Un'attenzione particolare, però, vorrei dedicarla alla relazione della prof.ssa Loredana Perla, che ha offerto una visione particolarmente coinvolgente e profonda sulla figura del Magister, tracciando il percorso che ha portato ad una "evanescenza" del maestro e indicando i modelli a cui ispirarsi per rilanciarne la figura nel suo significato e valore di guida, testimone, educatore.
Rivalutare
la figura del Magister nella scuola di oggi, alla luce della crisi sociale ed
educativa contemporanea, una crisi che coinvolge non solo la scuola ma l’intero
sistema di relazioni che dovrebbe sostenerla, a partire dal rapporto con le
famiglie, è di fondamentale importanza. La diffusa conflittualità che vige tra
scuola e genitori non fa altro che impoverire il processo formativo,
alimentando una contrapposizione sterile anziché creare una collaborazione
fruttuosa, tra "alleati" educativi, per garantire ai ragazzi una
formazione completa, radicata nei valori e aperta al futuro.
Al
centro di questa crisi c’è un fenomeno che potremmo definire come
"adombramento del Magister", ovvero il progressivo oscuramento della
figura autorevole e formativa del docente, ridotto talvolta a mero esecutore
tecnico di programmi. È necessario allora recuperare la centralità del maestro,
riscoprendo non solo il suo ruolo nella trasmissione del sapere, ma la sua
funzione etica e culturale, quella di guida, di testimone, di compagno esigente
e amabile nel cammino della crescita. Come sosteneva John Dewey, il docente è
chiamato a essere "leadership intellettuale", capace non solo di
trasmettere contenuti, ma di interpretare e vivificare il sapere, rendendolo
strumento di crescita, di consapevolezza, di libertà.
In
questo senso si inserisce anche il pensiero di Hannah Arendt, che sottolineava
come il compito dell’educatore sia quello di introdurre il nuovo nato nel
mondo, ovvero trasmettere il sapere per renderlo patrimonio personale e
condiviso, fondamento di responsabilità verso il futuro.
Il
docente deve essere mediatore culturale, capace di accendere la passione per il
sapere, di farlo amare, di educare alla bellezza del pensiero.
Alla
luce dei principi evangelici, il Magister è colui che educa con autorevolezza,
ma anche con dolcezza e dedizione.
Sant’Agostino
pregava: “Insegnami la dolcezza”, un’esortazione valida ancora oggi per chi
esercita il compito dell’insegnare. L’autorevolezza non è mai autoritarismo,
bensì cura, empatia, responsabilità verso il singolo. Il vero maestro non educa
masse indistinte, ma guarda il volto, chiama per nome, si prende cura
dell’animo dell’allievo, come di quello delle famiglie.
A
tal proposito è fondamentale richiamare l’insegnamento di Don Lorenzo Milani,
che ha saputo incarnare una scuola centrata sulla persona, sull’ascolto della
sua unicità, sulla responsabilità educativa verso gli ultimi.
Per
Don Milani, il maestro non è un semplice trasmettitore, ma colui che “si fa
carico” del destino del suo allievo, credendo nelle sue potenzialità anche
quando sono nascoste o negate.
L’
"asimmetria" tra maestro e discente, troppo spesso messa in
discussione dalle ideologie antiautoritarie del Novecento, non è un ostacolo ma
una risorsa educativa. Il maestro è chiamato a una posizione temporaneamente
superiore, non per dominare, ma per servire con maggiore responsabilità la
crescita dell’altro. In questa asimmetria educativa risiede il senso autentico
dell’ "autoritas", che non si oppone alla dolcezza e all’ascolto, ma
li presuppone.
Come
afferma Ivan Dionigi nel suo libro Magister, "la crisi del maestro
è il problema", e da lì occorre ripartire. Anche Mario Lodi e Ermanno Olmi
hanno riflettuto sulla necessità di rivalutare il Magister come figura
culturale e morale, guida nel cammino formativo e spirituale.
Rivalutare
il Magis del Magister significa allora "ripercorrere un cammino" che
restituisca al docente la sua dignità, la sua funzione di guida e ispirazione,
riconoscendo che senza maestri non si cresce, e che ogni scuola, per essere
viva, ha bisogno di adulti capaci di credere in ciò che insegnano e di
insegnare ciò in cui credono.
Citando
anche la Presidente Nazionale AIMC Esther Flocco: "Non esiste qualità
educativa senza qualità del docente", - non solo in termini di competenza
tecnica, ma di passione, umanità, e capacità di - "essere testimoni di
valori."
Alla
fine dell’ascolto, mi porto dentro una rinnovata consapevolezza: quella che il
vero Magister lascia un’impronta che va oltre le lezioni, perché educa alla
vita, al pensiero, alla responsabilità.
In
un tempo in cui tutto sembra semplificabile in schemi, procedure, ricette
educative “perfette”, ci accorgiamo invece che ciò di cui abbiamo davvero
bisogno non sono programmi impeccabili, né metodi infallibili, ma presenze
autentiche.
Abbiamo
bisogno di adulti che sappiano esserci, con sapienza e passione, che illuminino
la strada con la loro coerenza, la loro dedizione, il loro sguardo capace di
vedere il seme nascosto in ogni allievo.
Il
Magister è quella lanterna silenziosa che accompagna, quella voce che non
impone ma guida, quella mano che non trattiene ma sostiene.
E
forse proprio ora, in un tempo fragile e confuso, tornare a credere nei maestri
è un atto radicale di fiducia nel futuro.
Perché
ciò che resta, alla fine, non è la lezione più brillante, ma la relazione che
accende, il gesto che cura, l’incontro che cambia. Un incontro con Maestri veri
che insegnano con l'anima e lasciano tracce nel cuore!
*presidente
AIMC
- sezione di Giarre
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