domenica 20 luglio 2025

IL MAGISTER

 


Al via il Convegno Nazionale AIMC  

sulla figura del Magister!

 

-      - di Maria Torrisi*

-        Condivido un mio breve sunto degli interventi nel Convegno AIMC sulla figura del Magister (in svolgimento a Termoli),  che ho trovato particolarmente interessanti e stimolanti. 

Un'attenzione particolare, però, vorrei dedicarla alla relazione della prof.ssa Loredana Perla, che ha offerto una visione particolarmente coinvolgente e profonda sulla figura del Magister, tracciando il percorso che ha portato ad una "evanescenza" del maestro e indicando i modelli a cui ispirarsi per rilanciarne la figura nel suo significato e valore di guida, testimone, educatore.

Rivalutare la figura del Magister nella scuola di oggi, alla luce della crisi sociale ed educativa contemporanea, una crisi che coinvolge non solo la scuola ma l’intero sistema di relazioni che dovrebbe sostenerla, a partire dal rapporto con le famiglie, è di fondamentale importanza. La diffusa conflittualità che vige tra scuola e genitori non fa altro che impoverire il processo formativo, alimentando una contrapposizione sterile anziché creare una collaborazione fruttuosa, tra "alleati" educativi, per garantire ai ragazzi una formazione completa, radicata nei valori e aperta al futuro.

Al centro di questa crisi c’è un fenomeno che potremmo definire come "adombramento del Magister", ovvero il progressivo oscuramento della figura autorevole e formativa del docente, ridotto talvolta a mero esecutore tecnico di programmi. È necessario allora recuperare la centralità del maestro, riscoprendo non solo il suo ruolo nella trasmissione del sapere, ma la sua funzione etica e culturale, quella di guida, di testimone, di compagno esigente e amabile nel cammino della crescita. Come sosteneva John Dewey, il docente è chiamato a essere "leadership intellettuale", capace non solo di trasmettere contenuti, ma di interpretare e vivificare il sapere, rendendolo strumento di crescita, di consapevolezza, di libertà.

In questo senso si inserisce anche il pensiero di Hannah Arendt, che sottolineava come il compito dell’educatore sia quello di introdurre il nuovo nato nel mondo, ovvero trasmettere il sapere per renderlo patrimonio personale e condiviso, fondamento di responsabilità verso il futuro.

Il docente deve essere mediatore culturale, capace di accendere la passione per il sapere, di farlo amare, di educare alla bellezza del pensiero.

Alla luce dei principi evangelici, il Magister è colui che educa con autorevolezza, ma anche con dolcezza e dedizione.

Sant’Agostino pregava: “Insegnami la dolcezza”, un’esortazione valida ancora oggi per chi esercita il compito dell’insegnare. L’autorevolezza non è mai autoritarismo, bensì cura, empatia, responsabilità verso il singolo. Il vero maestro non educa masse indistinte, ma guarda il volto, chiama per nome, si prende cura dell’animo dell’allievo, come di quello delle famiglie.

A tal proposito è fondamentale richiamare l’insegnamento di Don Lorenzo Milani, che ha saputo incarnare una scuola centrata sulla persona, sull’ascolto della sua unicità, sulla responsabilità educativa verso gli ultimi.

Per Don Milani, il maestro non è un semplice trasmettitore, ma colui che “si fa carico” del destino del suo allievo, credendo nelle sue potenzialità anche quando sono nascoste o negate.

L’ "asimmetria" tra maestro e discente, troppo spesso messa in discussione dalle ideologie antiautoritarie del Novecento, non è un ostacolo ma una risorsa educativa. Il maestro è chiamato a una posizione temporaneamente superiore, non per dominare, ma per servire con maggiore responsabilità la crescita dell’altro. In questa asimmetria educativa risiede il senso autentico dell’ "autoritas", che non si oppone alla dolcezza e all’ascolto, ma li presuppone.

Come afferma Ivan Dionigi nel suo libro Magister, "la crisi del maestro è il problema", e da lì occorre ripartire. Anche Mario Lodi e Ermanno Olmi hanno riflettuto sulla necessità di rivalutare il Magister come figura culturale e morale, guida nel cammino formativo e spirituale.

Rivalutare il Magis del Magister significa allora "ripercorrere un cammino" che restituisca al docente la sua dignità, la sua funzione di guida e ispirazione, riconoscendo che senza maestri non si cresce, e che ogni scuola, per essere viva, ha bisogno di adulti capaci di credere in ciò che insegnano e di insegnare ciò in cui credono.

Citando anche la Presidente Nazionale AIMC Esther Flocco: "Non esiste qualità educativa senza qualità del docente", - non solo in termini di competenza tecnica, ma di passione, umanità, e capacità di - "essere testimoni di valori."

Alla fine dell’ascolto, mi porto dentro una rinnovata consapevolezza: quella che il vero Magister lascia un’impronta che va oltre le lezioni, perché educa alla vita, al pensiero, alla responsabilità.

In un tempo in cui tutto sembra semplificabile in schemi, procedure, ricette educative “perfette”, ci accorgiamo invece che ciò di cui abbiamo davvero bisogno non sono programmi impeccabili, né metodi infallibili, ma presenze autentiche.

Abbiamo bisogno di adulti che sappiano esserci, con sapienza e passione, che illuminino la strada con la loro coerenza, la loro dedizione, il loro sguardo capace di vedere il seme nascosto in ogni allievo.

Il Magister è quella lanterna silenziosa che accompagna, quella voce che non impone ma guida, quella mano che non trattiene ma sostiene.

E forse proprio ora, in un tempo fragile e confuso, tornare a credere nei maestri è un atto radicale di fiducia nel futuro.

Perché ciò che resta, alla fine, non è la lezione più brillante, ma la relazione che accende, il gesto che cura, l’incontro che cambia. Un incontro con Maestri veri che insegnano con l'anima e lasciano tracce nel cuore!

 

*presidente AIMC - sezione di Giarre

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