martedì 21 gennaio 2025

COSI' CAMBIO' IL MONDO


 TRUMP, 

GLI STATI UNITI, 

IL MONDO



- di Elena Molinari -    

Nel suo primo discorso da 47esimo presidente annuncia l'inizio di una nuova era dell'oro per l'America. Militari anti-migranti alle frontiere, stop al green deal, la bandiera Usa su Marte.

«Inizia una nuova era, l'età dell’oro dell’America comincia in questo momento».

Lo ripete due volte, Donald Trump, all’inizio e alla fine del discorso d’inaugurazione che ha celebrato la rinascita di un Paese «forte, ricco, sicuro, in crescita e in espansione territoriale, e che nessuno potrà fermare».

Il nuovo presidente ieri dal Campidoglio di Washington ha anche promesso un’epoca di unità mondiale alle spalle della «più grande civilizzazione della storia», ma la ha dipinta come una coesione di fatto obbligata, imposta da atti di aggressione e divisione da parte di un Paese ultra-militarizzato che progetterà all’esterno un potere incontrastato e all’interno una «rivoluzione del buon senso» senza alternative.

L’obiettivo è accrescere il benessere degli Stati Uniti rispetto agli altri Paesi del mondo e dei suoi cittadini allineati all’ideologia di potere rispetto a quelli che la respingeranno.

Fra i primi atti annunciati pochi minuti dopo aver giurato fedeltà alla costituzione sulla Bibbia di Lincoln, Trump ha elencato infatti l’eliminazione dello ius soli (sancito dalla stessa Costituzione), lo schieramento delle truppe al confine meridionale Usa per fermare «l’invasione di criminali e malati di mente» e l’uso degli stessi militari per combattere, per le strade delle città americane, le gang della droga.

Poi ha invocato la pena di morte per i reati capitali commessi da immigrati clandestini.

Trump ha anche promesso di «riprendersi il canale di Panama”» che gli Stati Uniti hanno restituito al Paese centroamericano nel 2000, di mettere fine alle politiche ecologiche del New deal verde (e alle quote di veicoli elettrici fissate da Joe Biden) per dichiarare una «emergenza energetica nazionale» che autorizzerà la più grande trivellazione di petrolio e gas della storia.

Questo ondata di «oro liquido» finanzierà a sua volta un’espansione dell’apparato militare americano che metterà gli Stati Uniti in condizione di «vincere come non mai».

«Oggi è il giorno della liberazione», ha affermato il neo-commander in chief davanti ai suoi ministri e a una triade di miliardari (Elon Musk, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg) che per la prima volta a un giuramento hanno preso posto davanti ai membri della stessa Amministrazione.

Liberazione dalle politiche di diversità, uguaglianza e inclusione, ha promesso Trump, dall’ideologia di genere, che verrà dimenticata per riaffermare l’esistenza dei soli sessi maschile e femminile, dai principi ambientalisti, dalle politiche anti-discriminazione e dall’accoglienza dei richiedenti asilo.

Il tutto senza alcun dubbio di essere sulla buona strada, perché, a detta di Trump, è quella voluta da Dio.

«La mia vita è stata salvata da Dio – ha detto riferendosi all’attentato subito l’estate scorsa – perché possa rendere l’America di nuovo grande».

Come gesti simbolici per ribadire la «grandezza americana» il 47esimo presidente Usa ha cambiato il nome del Golfo del Messico a «Golfo d’America» e quello del monte Denali (come lo ha sempre chiamato la nazione indigena Koyukon) in Alaska a monte McKinley.

E come primo atto per riaffermare l’indipendenza Usa da vincoli di ogni genere, ieri Trump ha sfilato Washington dall’Accordo di Parigi sul clima, aprendo la strada a un ritorno al massimo sfruttamento degli idrocarburi.

«Metterò sempre l’America prima, in ogni secondo della mia Amministrazione.

La nostra sovranità, la nostra sicurezza saranno ristabilite», ha continuato Trump, garantendo anche un ritorno alla «giustizia» che a suo dire è stata usata contro di lui «come arma politica», senza riuscire a fermarlo.

Molti non credono a questa promessa di giustizia imparziale, a partire dal presidente uscente, il cui ultimo atto prima di lasciare la Casa Bianca è stata una grazia preventiva per tutte le persone che Trump potrebbe prendere di mira per vie legali, come i capi militari e tutti i parlamentari che hanno fatto parte del comitato del Congresso che ha indagato sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 da parte dei sostenitori di Trump, «ostaggi» per i quali ci saranno novità.

Grazia, quella ai funzionari, che davanti alla folla della “Rotunda” Trump ha condannato come «una vergogna».

Per ora il nuovo presidente si è vendicato del potere uscente a parole, denunciando un governo inetto che «non sa affrontare un semplice emergenza domestica come gli uragani o gli incendi a Los Angeles, nei quali molti fra i nostri cittadini più abbienti, che sono qui oggi, hanno perso la casa, e ora non hanno più una casa».

Fra questi non certo Musk, che ora ha anche un ufficio nel complesso della Casa Bianca e che ieri ha puntato i pollici in alto approvando l’idea di Trump di «piantare la bandiera americana su Marte». Fra i primi decreti firmati ieri dal repubblicano non hanno figurato le tariffe punitive sulle importazioni, ma Trump non le ha dimenticate.

Nel suo discorso le ha nuovamente promesse, annunciando la nascita di un nuovo ente, il «servizio delle entrate esterne», che farà il paio con quello delle entrate interne (l’agenzie delle tasse) per riscuotere i dazi dai Paesi che vogliono avere il privilegio di commerciare con gli Stati Uniti.

 

www.avvenire.it

 

 

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