GLI STATI UNITI,
IL MONDO
- di Elena Molinari -
Nel
suo primo discorso da 47esimo presidente annuncia l'inizio di una nuova era
dell'oro per l'America. Militari anti-migranti alle frontiere, stop al green
deal, la bandiera Usa su Marte.
«Inizia
una nuova era, l'età dell’oro dell’America comincia in questo momento».
Lo
ripete due volte, Donald Trump, all’inizio e alla fine del discorso
d’inaugurazione che ha celebrato la rinascita di un Paese «forte, ricco,
sicuro, in crescita e in espansione territoriale, e che nessuno potrà fermare».
Il
nuovo presidente ieri dal Campidoglio di Washington ha anche promesso un’epoca
di unità mondiale alle spalle della «più grande civilizzazione della storia»,
ma la ha dipinta come una coesione di fatto obbligata, imposta da atti di
aggressione e divisione da parte di un Paese ultra-militarizzato che progetterà
all’esterno un potere incontrastato e all’interno una «rivoluzione del buon
senso» senza alternative.
L’obiettivo
è accrescere il benessere degli Stati Uniti rispetto agli altri Paesi del mondo
e dei suoi cittadini allineati all’ideologia di potere rispetto a quelli che la
respingeranno.
Fra
i primi atti annunciati pochi minuti dopo aver giurato fedeltà alla
costituzione sulla Bibbia di Lincoln, Trump ha elencato infatti l’eliminazione
dello ius soli (sancito dalla stessa Costituzione), lo schieramento delle
truppe al confine meridionale Usa per fermare «l’invasione di criminali e
malati di mente» e l’uso degli stessi militari per combattere, per le strade
delle città americane, le gang della droga.
Poi
ha invocato la pena di morte per i reati capitali commessi da immigrati
clandestini.
Trump
ha anche promesso di «riprendersi il canale di Panama”» che gli Stati Uniti
hanno restituito al Paese centroamericano nel 2000, di mettere fine alle
politiche ecologiche del New deal verde (e alle quote di veicoli elettrici
fissate da Joe Biden) per dichiarare una «emergenza energetica nazionale» che
autorizzerà la più grande trivellazione di petrolio e gas della storia.
Questo
ondata di «oro liquido» finanzierà a sua volta un’espansione dell’apparato
militare americano che metterà gli Stati Uniti in condizione di «vincere come
non mai».
«Oggi
è il giorno della liberazione», ha affermato il neo-commander in chief davanti
ai suoi ministri e a una triade di miliardari (Elon Musk, Jeff Bezos, Mark
Zuckerberg) che per la prima volta a un giuramento hanno preso posto davanti ai
membri della stessa Amministrazione.
Liberazione
dalle politiche di diversità, uguaglianza e inclusione, ha promesso Trump,
dall’ideologia di genere, che verrà dimenticata per riaffermare l’esistenza dei
soli sessi maschile e femminile, dai principi ambientalisti, dalle politiche
anti-discriminazione e dall’accoglienza dei richiedenti asilo.
Il
tutto senza alcun dubbio di essere sulla buona strada, perché, a detta di
Trump, è quella voluta da Dio.
«La
mia vita è stata salvata da Dio – ha detto riferendosi all’attentato subito
l’estate scorsa – perché possa rendere l’America di nuovo grande».
Come
gesti simbolici per ribadire la «grandezza americana» il 47esimo presidente Usa
ha cambiato il nome del Golfo del Messico a «Golfo d’America» e quello del
monte Denali (come lo ha sempre chiamato la nazione indigena Koyukon) in Alaska
a monte McKinley.
E
come primo atto per riaffermare l’indipendenza Usa da vincoli di ogni genere,
ieri Trump ha sfilato Washington dall’Accordo di Parigi sul clima, aprendo la
strada a un ritorno al massimo sfruttamento degli idrocarburi.
«Metterò
sempre l’America prima, in ogni secondo della mia Amministrazione.
La
nostra sovranità, la nostra sicurezza saranno ristabilite», ha continuato
Trump, garantendo anche un ritorno alla «giustizia» che a suo dire è stata
usata contro di lui «come arma politica», senza riuscire a fermarlo.
Molti
non credono a questa promessa di giustizia imparziale, a partire dal presidente
uscente, il cui ultimo atto prima di lasciare la Casa Bianca è stata una grazia
preventiva per tutte le persone che Trump potrebbe prendere di mira per vie
legali, come i capi militari e tutti i parlamentari che hanno fatto parte del
comitato del Congresso che ha indagato sull’assalto al Campidoglio del 6
gennaio 2021 da parte dei sostenitori di Trump, «ostaggi» per i quali ci
saranno novità.
Grazia,
quella ai funzionari, che davanti alla folla della “Rotunda” Trump ha
condannato come «una vergogna».
Per
ora il nuovo presidente si è vendicato del potere uscente a parole, denunciando
un governo inetto che «non sa affrontare un semplice emergenza domestica come
gli uragani o gli incendi a Los Angeles, nei quali molti fra i nostri cittadini
più abbienti, che sono qui oggi, hanno perso la casa, e ora non hanno più una
casa».
Fra
questi non certo Musk, che ora ha anche un ufficio nel complesso della Casa
Bianca e che ieri ha puntato i pollici in alto approvando l’idea di Trump di
«piantare la bandiera americana su Marte». Fra i primi decreti firmati ieri dal
repubblicano non hanno figurato le tariffe punitive sulle importazioni, ma
Trump non le ha dimenticate.
Nel
suo discorso le ha nuovamente promesse, annunciando la nascita di un nuovo
ente, il «servizio delle entrate esterne», che farà il paio con quello delle
entrate interne (l’agenzie delle tasse) per riscuotere i dazi dai Paesi che
vogliono avere il privilegio di commerciare con gli Stati Uniti.
www.avvenire.it
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