domenica 27 dicembre 2015

LEVINAS: L'ALTRO E'DIO NEL PROSSIMO

IL VOLTO DELL'ALTRO E' PIU' SANTO DELLA TERRA SANTA

Vent’anni fa, nel giorno di Natale, moriva il grande pensatore di origini ebraiche. La sua instancabile ricerca sul volto come metafora attraverso cui praticare il rispetto e la pietà verso l’uomo.

In quel magnifico testo che è Adieu à Emmanuel Lévinas (sintesi perfetta di rigore analitico e ammirazione incondizionata) a un certo punto Derrida scrive: «Qui non posso e neppure vorrei tentare di misurare qualche parola sull’opera di Emmanuel Lévinas, di cui ricorrono a Natale i vent’anni dalla morte. 

Non se ne vedono nemmeno più i confini tanto è ampia (...) Si può prevedere con certezza che secoli di letture vi si dedicheranno (...) si potrà certamente dire che il risuonare di questo pensiero ha cambiato il corso della riflessione filosofica del nostro tempo e della riflessione sulla filosofia, su ciò che la rapporta all’etica, a un altro pensiero dell’etica, della responsabilità, della giustizia, dello Stato, ecc. a un altro pensiero dell’altro, a un pensiero più nuovo di tante altre novità perché si rapporta all’anteriorità assoluta del volto d’altri» ( J. Derrida, Addio, Jaca Book). 

È vero: quando si pensa a Lévinas si pensa subito all’etica, al volto dell’altro come origine dell’etica; d’altra parte è anche vero che così facendo, abbandonandosi a questa evidenza fin troppo luminosa, si rischia anche di lasciarsi sfuggire qualcosa di essenziale di questo pensiero ad un tempo originale e antico. Infatti, era fin troppo facile prevederlo, a partire da una certa interpretazione dell’opera levinassiana, anche se non solo da essa, si è presto sviluppata in questo ultimo decennio un’articolata e insistente retorica dell’altro che ha finito per rendere quasi insopportabile il suono stesso della parola “etica” e certamente sospetto il continuo rinviare al tema della “responsabilità per gli altri”......

giovedì 17 dicembre 2015

BUONI, CATTIVI o COSI' COSI'

Pensieri alla vigilia del Natale

CHI e COME SONO GLI ALTRI PER NOI?lavagna buoni cattivi

Era abitudine, nelle scuole elementari di tanti anni fa, fare scrivere sulla lavagna – in due colonne ben separate – i buoni e i cattivi. Ero andato in una quinta classe per la periodica visita del direttore e, approfittando di una momentanea assenza dell’insegnante, un alunno mi fece notare che mancava la colonna dei “così-così”, perché egli quel giorno si sentiva proprio così. “Io, invece, sono sempre buono!” saltò in piedi, quasi urlando, con visibile aria di arroganza, il ragazzo ritenuto più bravo. Di contro, l’alunno ritenuto peggiore mi disse, con aria beffarda e spavalda: “Direttò, io sono sempre cattivo! Anche a casa mi dicono che sono un ‘malacarne’.”
La fine di ogni anno stimola persone ed istituzioni a valutare l’anno che sta per finire. Ognuno usa parametri diversi ....

venerdì 11 dicembre 2015

don Giulio: LETTERA A PAPA FRANCESCO


Carissimo Padre Francesco,


ho pensato di scriverle perché ho  domande  da sottoporre alla sua attenzione.  Domande semplici, forse infantili, ma non prive di una qualche utilità. Immagino facilmente quanto numerosi e grandi sono i problemi che ogni giorno deve affrontare. Per questo  devo chiarire  le ragioni del mio ingenuo coraggio.
               Da quando lei è comparso alla guida della Chiesa un nuovo entusiasmo ha preso possesso del mio essere prete. Non sono più giovane e conservo nel cuore, con forte e motivata gratitudine, il ricordo del Concilio.
Ho atteso, poi, per diversi anni che  spuntasse l’alba. Gli oltre quaranta anni vissuti  a Roma in veste di Assistente Nazionale di una importante associazione cattolica non mi hanno fatto mancare motivi di gioia ecclesiale. Tante preziose iniziative sono state attuate. Ma c’era qualcosa che non girava per il verso giusto.  II gran parlare che si faceva del Concilio mi pareva non si traducesse in convinta accoglienza delle sue importanti consegne. Ho avuto la sensazione che, soprattutto nella Chiesa Italiana, molti dei percorsi che nel Concilio avevano avuto inizio non riuscissero a trovare adeguata continuazione E’ opportuno spiegarsi.
Penso, in primo luogo, a quella specie di  magnifica autostrada per giungere sicuri al cuore della esperienza cristiana  che aveva trovato espressione nella “Dei Verbum”. Venivamo da un lungo digiuno a motivo delle polemiche con la Riforma. Il Concilio aveva rimesso al centro della liturgia, della  teologia e della vita la Parola di Dio. Fu l’evento più entusiasmante. Dobbiamo riconoscere che qualche frammento di salutare cammino, in proposito, è stato prodotto, ma  troppo poco. Ancora, per gran parte del popolo di Dio lo sguardo alla Bibbia è segnato da pesanti connotazioni di fondamentalismo. Alto è il tasso di estraneità alla Parola di Dio.
Penso, poi, alla configurazione interna della comunità cristiana quale popolo di Dio.... 


Leggi: Carissimo Padre Francesco

sabato 5 dicembre 2015

LA FORMAZIONE NELL'AIMC PER L'AIMC

Il seminario di formazione "La formazione nell'Aimc per l'Aimc" si terrà in Roma presso la  sede nazionale dal 15 al 17 gennaio 2016. L'iniziativa è rivolta a coloro che saranno disponibili ad essere formatori nell'ambito dei percorsi proposti dall'Aimc a livello territoriale; pertanto si richiede di collaborare nella diffusione del programma e nell'individuazione dei possibili destinatari. 

    L'attivazione dei seminari tematici è subordinata al raggiungimento di un numero minimo di partecipanti. Ulteriori dettagli sulla strutturazione delle giornate e sulla scelta dei relatori saranno inviati in seguito alle adesioni .

Leggi: NOTIZIE LOGISTICHE E SCHEDA ADESIONE

    

mercoledì 2 dicembre 2015

LA PAURA DEL PRESEPE .... Fatti e misfatti di un certo laicismo.

NON SPARATE AL PRESEPE!


di Giovanni Perrone

       Da alcuni anni alla vigilia del Natale, spunta qualche dirigente scolastico o insegnante o genitore che, per un cosiddetto rispetto delle varie culture degli alunni, per un mal compreso concetto di laicità, per ricerca di protagonismo o d’altro, ostacola o addirittura vieta ogni riferimento al Natale cristiano e si affanna nell’inventare modi alternativi (dalla festa d’inverno, ai canti asettici, al vuoto totale). 
      E’ di questi giorni finanche la ‘pregevole’ trovata di trasformare il Natale in una festa d’inverno, trasportata in altra data. Non so se il dirigente di quest’ultima istituzione scolastica, per coerenza, obbligherà docenti ed alunni a saltare le vacanze natalizie e a fare scuola anche nella stessa giornata di Natale. Forse vieterà anche agli alunni di transitare davanti alla chiesa del quartiere o li costringerà a turar le orecchie all’udir delle campane e delle nenie natalizie? Forse costringerà gli alunni a cambiare i nomi che fanno riferimento ai santi?  Forse darà il bando ai tipici dolci natalizi, dichiarandoli velenosi? 
     Forse … ?! .......