L'UMANO NON E'
NE' DI DESTRA
NE' DI SINISTRA
La riforma della scuola
Aggiungiamo
alla riforma la cura della scrittura manuale e ore di lettura ad alta voce per
tutto il percorso scolastico.
-di
Alessandro D’Avenia
La
riforma dei programmi nella scuola elementare e media di cui si è parlato la
scorsa settimana è stata subito cannibalizzata dalla semplificazione binaria:
che cosa è di destra o di sinistra?
La
Bibbia, la storia dell'Occidente, la musica, l'epica, il latino? Quando saremo
meno ostaggi di questo moralismo ideologico che impedisce di capire che cosa
serve in un luogo, la scuola, il cui scopo è mettere i nuovi arrivati in
condizione di coltivare autonomamente la vita e cercare la verità, invece di
renderli preda del pensiero non pensato e dominante, che il filosofo Bacone
chiamava già secoli fa idoli della conoscenza, illusioni ideologiche? Lo scopo
della cultura non è fare campagna elettorale, ma diminuire lo spazio della
paura e dell'ignoranza per conquistarlo alla libertà e al coraggio della
verità. La domanda non è se il latino sia proprio di una formazione
conservatrice o progressista, ma se serva a liberarsi da falsi automatismi del
pensiero, dalla incapacità di leggere se stessi e la realtà, dalla difficoltà
di attingere alla sorgente inesauribile di vita e di bene comune che è la
propria unicità, perché «ciò che è vivo non ha copie. Due persone, due arbusti
di rosa canina, non possono essere uguali... E dove la violenza cerca di
cancellare varietà e differenze, la vita si spegne» (V. Grossman, Vita e
Destino). L'umano nell'uomo non è a destra né a sinistra. È oltre. Dove?
Tra
i regali che mia nipote settenne ha chiesto a Natale è apparsa una scacchiera.
Mi sono stupito, io alla sua età non l'avrei mai chiesta, ma poi ho scoperto
che nella sua scuola dedicano tempo curricolare agli scacchi, come allenamento
alla riflessione e al pensiero logico e strategico. Un gioco antico come gli
scacchi non è di sicuro di destra o di sinistra, è gioia di stare al mondo e
una bambina lo sente. Quella scacchiera è «scuola»: un'intercapedine tra io e
pressione mondana (tutti fan così), un luogo in cui l'anima respira tanto da
avvertire subito se in quello che tutti fanno manca l'aria che serve alla
propria unicità. La scacchiera mi ha ricordato che all'inizio di 1984 di
Orwell, la ribellione del protagonista, Winston, al controllo psico-politico
del Grande Fratello comincia da un quaderno comprato di nascosto: «un quaderno
di rara bellezza, con la carta liscia e vellutata, di un tipo che non si
produceva da almeno quarant'anni. Era entrato di soppiatto nella bottega e lo
aveva comprato. Non sapeva neanche per quale motivo particolare lo desiderasse
tanto. Se l'era portato a casa con un certo senso di colpa: anche se non vi era
scritto niente, era un oggetto compromettente. Ciò che ora stava per fare era
iniziare un diario, un atto che, se lo avessero scoperto, avrebbero punito con
la morte o, nella migliore delle ipotesi, con venticinque anni di lavori
forzati». Winston non sa più scrivere a mano e ricominciare lo risveglia:
«Intinse la penna nell'inchiostro, poi ebbe un attimo di esitazione. Tremava
fin nelle viscere. Segnare quella carta era un atto definitivo, cruciale». Quel
diario scritto a mano è l'inizio della sua liberazione, e comincia a ricordare,
capire, vedere, agire, anche a costo di perdere la vita. Per affrancarsi dal
controllo odierno, in cui la psico-politica è l'algoritmo di profilazione (il
capitalismo della sorveglianza operato da aziende che, in cambio di servizi
apparentemente gratuiti, ci schedano per vendere dati che servono a orientare i
nostri consumi), bisogna tornare al diario scritto a mano. Per questo, ispirato
non da romanticherie ma dall'osservatorio di 25 anni di insegnamento, propongo
di aggiungere alla riforma la cura della scrittura manuale per tutto il
percorso scolastico, istituendo un'ora di «calligrafia», in cui il bello
(calli-) riguarda forma e contenuto come un tutt'uno. Il motivo (che la cultura
orientale mostra da secoli) è scientificamente accertato: scrivere a mano, per
un essere corporeo, è un gesto più efficace della digitazione o del solo input
visivo (quanti schermi sono entrati nelle classi in questi anni a scapito delle
penne). Un recente studio, di cui ha dato conto il Corriere, ha confrontato i
risultati di due gruppi di undicenni: alcuni dovevano imparare delle parole
scrivendole a mano, altri tramite lettura visiva, per poi riconoscerle e
spiegarle. Il primo gruppo ha avuto risultati nettamente migliori: accuratezza,
risposte corrette e rapide. La scrittura manuale infatti, coinvolgendo il corpo
in modo più completo e lento (che poi lento non è), consente di prestare
attenzione ai dettagli, cioè la memoria a lungo termine che definisce chi
siamo. Che un'attenzione multisensoriale lenta renda più attenti è l'acqua
calda, ma noi crediamo che l'acqua calda siano rapidità e schermi. Eppure, la
difficoltà dei ragazzi delle superiori nello scrivere a mano (grafie
illeggibili, corsivo zoppicante, spazi non rispettati) va di pari passo con la
debolezza di attenzione, ragionamento e presa sulla realtà, tanto che con
quelli del primo anno è necessario un lavoro dedicato proprio alla
(calli-)grafia. Mi piacerebbe un Maestro di Calligrafia che, per l'intero
percorso scolastico, alleni l'intelligenza attraverso il gesto accurato
applicandolo alla scrittura diaristica che si evolverà di anno in anno in modi
diversi: 13 anni di diario ben (forma e contenuto sono tutt'uno) scritto sono
un allenamento formidabile alla ricerca della verità e una difesa dalle
menzogne dell'informazione, basti pensare ai Diari passati alla storia e che
ancora leggiamo per la verità che hanno conservato in un mondo che pensava e
faceva tutt'altro. Quello di Winston mi porta a un altro gesto liberatorio dal
controllo delle masse, in un altro romanzo profetico pubblicato nel 1953,
quattro anni dopo quello di Orwell. In Fahrenheit 451 di Ray Bradbury infatti i
libri vengono bruciati perché la gente si abbandoni totalmente
all'intrattenimento di massa (nelle case non ci sono scaffali ma schermi
giganti e media interattivi). La decadenza della libertà non è cominciata col
bruciare i libri, ma con il disinteresse per la lettura. Altro che distopia: in
tema di lettura in Italia è più distopico l'ultimo rapporto Censis. Montag, il
protagonista del romanzo, troverà un gruppo di cittadini che hanno inventato un
modo di resistere, imparare i libri a memoria tanto da identificarsi con essi:
«Voglio presentarti Jonathan Swift, autore di quel malvagio libro politico, I
Viaggi di Gulliver! E quest'altro è Charles Darwin, e questo è Schopenhauer, e
questo è Einstein. Qui ci siamo tutti, Montag: Aristofane, Gandhi, Buddha,
Confucio. Siamo anche Matteo, Marco, Luca e Giovanni... Trasmetteremo i libri
ai nostri figli, oralmente, e lasceremo loro il compito di fare altrettanto coi
loro discendenti. Naturalmente molte cose andranno perdute con questo sistema.
Ma non puoi obbligare la gente ad ascoltare, se non vuole. Dovrà tuttavia
venire a noi a suo tempo, chiedendosi che cosa esattamente sia accaduto e
perché il mondo sia scoppiato in aria sotto il suo governo».
Che
cosa fa scoppiare il mondo e che cosa invece lo salva? È una idea, anche questa
frutto di questi anni di esperienza, per la lettura a scuola: non fare i libri
«a brani» ma incarnarli. E allora ben vengano i libri-mondo, impegnativi e
necessari, come la Bibbia, l'Odissea, l'Eneide... e non per ragioni identitarie
ma perché offrono le parole per dire tutto, per definire noi stessi e quindi
raccontarci agli altri. Senza parole precise siamo in balia di Babele: il
potere e la guerra.
Per
questo propongo ore di lettura per tutto il percorso scolastico, con persone
capaci di interpretare i libri ad alta voce, Maestri di Lettura con qualifica
drammaturgica. Due ore a settimana, ad alta voce, per 13 anni di scuola (750
ore di lettura per 30 pagine l'ora) regalerebbero ai nostri studenti quasi
25.000 pagine (50 libri da 500 pagine, 3 libri essenziali all'anno), senza
interrogazioni, solo ascolto, qualche brano da imparare a memoria e domande dei
ragazzi, perché i testi non siano pre-testi, ma messa a fuoco delle parole
meglio dette sul mondo.
Grazie
a questa «scuola di lettura e di scrittura» forse avremmo più studenti che,
come una bambina con la scacchiera, preferirebbero la libertà alle dipendenze,
la verità alla sottomissione. E questo non è di destra, né di sinistra. È
oltre: è umano.
Alzogliocchiversoilcielo
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