venerdì 27 dicembre 2013

FRATERNITA', FONDAMENTO E VIA PER LA PACE

1° GENNAIO 2O14
GIORNATA MONDIALE PER LA PACE
"Fraternità,
 fondamento 
e via per la pace"
Questo è il tema della 47a Giornata Mondiale per la Pace, la prima di Papa Francesco.
La Giornata mondiale della Pace è stata voluta da Paolo VI e viene celebrata il primo giorno di ogni anno. Il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace viene inviato alle Chiese particolari e alle cancellerie di tutto il mondo, per richiamare il valore essenziale della pace e la necessità di operare instancabilmente per conseguirla. Papa Francesco ha scelto come tema del suo primo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace la fraternità. Sin dall’inizio del suo ministero di vescovo di Roma, il Papa ha sottolineato l’importanza di superare una «cultura dello scarto» e di promuovere la «cultura dell’incontro», per camminare verso la realizzazione di un mondo più giusto e pacifico. La fraternità è una dote che ogni uomo e donna reca con sé in quanto essere umano, figlio di uno stesso Padre. Davanti ai molteplici drammi che colpiscono la famiglia dei popoli – povertà, fame, sottosviluppo, conflitti, migrazioni, inquinamenti, disuguaglianza, ingiustizia, criminalità organizzata, fondamentalismi -, la fraternità è fondamento e via per la pace. La cultura del benessere fa perdere il senso della responsabilità e della relazione fraterna. Gli altri, anziché nostri «simili», appaiono antagonisti o nemici e sono spesso «cosificati». Non è raro che i poveri e i bisognosi siano considerati un «fardello», un impedimento allo sviluppo. Tutt’al più sono oggetto di aiuto assistenzialistico o compassionevole. Non sono visti cioè comefratelli, chiamati a condividere i doni del creato, i beni del progresso e della cultura, a partecipare alla stessa mensa della vita in pienezza, ad essere protagonisti dello sviluppo integrale ed inclusivo. La fraternità, dono e impegno che viene da Dio Padre, sollecita all’impegno di essere solidali contro le diseguaglianze e la povertà che indeboliscono il vivere sociale, a prendersi cura di ogni persona, specie del più piccolo ed indifeso, ad amarla come se stessi, con il cuore stesso di Gesù Cristo. In un mondo che accresce costantemente la propria interdipendenza, non può mancare il benedella fraternità, che vince il diffondersi di quella globalizzazione dell’indifferenza, alla quale Papa Francesco ha più volte accennato. La globalizzazione dell’indifferenza deve lasciare posto ad una globalizzazione della fraternità. La fraternità impronti tutti gli aspetti della vita, compresi l’economia, la finanza, la società civile, la politica, la ricerca, lo sviluppo, le istituzioni pubbliche e culturali. Papa Francesco, all’inizio del suo ministero, con un Messaggio che si pone in continuità con quello dei suoi Predecessori, propone a tutti la via della fraternità, per dare un volto più umano al mondo.

lunedì 23 dicembre 2013

UN SANTO NATALE E UN PROSPERO ANNO NUOVO A TUTTI!


La luce e la gioia del Natale accompagnino, 
orientino e diano sostegno, a noi tutti e ai nostri cari,
 ma anche a tutti gli uomini,
 lungo i sentieri del nuovo anno.
«La ragione della nostra speranza è questa: Dio è con noi e Dio si fida ancora di noi! E'generoso questo Padre Dio, eh? Dio viene ad abitare con gli uomini, sceglie la terra come sua dimora per stare insieme all'uomo e farsi trovare là dove l’uomo trascorre i suoi giorni nella gioia e o nel dolore. Pertanto, la terra non è più soltanto una “valle di lacrime”, ma è il luogo dove Dio stesso ha posto la sua tenda».  Papa Francesco



 Immagine: Cappella Palatina del Palazzo Reale di Palermo (1143): Mosaico Natività

Nell’iconografia sacra bizantina tutto ha un significato teologico, come in questo splendido mosaico del 1143.
La stella, che rappresenta il Divino, è direttamente connessa al bambino tramite un raggio di Luce: il Dio Trino, biblicamente rappresentato dai tre Angeli in alto a sinistra, si fa carne in Gesù Bambino e «pone la sua tenda in mezzo a noi» (Gv 1,14).
Attorno a questo asse iconografico si muovono gli altri personaggi, che sembrano voler uscire dalla staticità scenica per interpellarci e rappresentarci.
A sinistra i tre Magi a cavallo, un vecchio, un adulto ed un giovane (le tre età della vita), si dirigono verso la grotta, segno dell’intera umanità alla ricerca di Dio. Guidati dalla stella essi valicano il monte e si ritrovano a destra del mosaico di fronte al Dio Bambino, a cui offrono i loro doni.
Nel frattempo il Grande Angelo in alto a destra annuncia al Mondo questo avvenimento e canta la Gloria di Dio, mentre, più in basso, un altro Angelo indica la strada e il bue e l’asino rappresentano la sapienza naturale delle creature che adorano il Loro Creatore.
Nell’angolo in basso a sinistra un anziano Giuseppe, con le spalle alla scena della nascita, ma con il volto rivolto al bambino, rappresenta il dubbio, l’ansia, il tormento di un’intera umanità, che è incerta se accogliere o rifiutare il Mistero.
Maria, al centro della scena e circondata di luce, ha uno sguardo accorato verso di noi, invece che teneramente rivolto al Bambino, quasi a voler interrogarci sollecitando una nostra scelta.
Il Bambino Gesù è posto in una mangiatoia che ricorda la Sua Reposizione Pasquale, mentre in basso a destra la levatrice lava Gesù appena nato (tradizione ricevuta da vangeli apocrifi), a significare proletticamente il lavaggio del Corpo Crocifisso di Gesù: nel Mistero di Natale è così preannunciata la Croce.
Dio si fa uomo e si dona “tutto” all’umanità, dal Natale alla Pasqua.


Libera rielaborazione tratta da un testo dell’Associazione Biblica Italiana

sabato 21 dicembre 2013

SANTA SEDE- IL NUOVO DOCUMENTO SULL'EDUCAZIONE AL DIALOGO INTERCULTURALE

La Congregazione per l’Educazione Cattolica ha presentato in Vaticano un nuovo documento relativo alla sfida odierna più importante per la società, la presenza simultanea di culture Diverse che possono, seppur tra tanti problemi inevitabili, offrire un contributo essenziale alla formazione di un mondo migliore. Il titolo del documento è “Educazione al dialogo interculturale nella scuola cattolica. Vivere insieme per una civiltà dell’amore”. Presenti il prefetto e il segretario del dicastero pontificio, il cardinale Zenon Grocholewski e mons. Angelo Vincenzo Zani. 
Il nuovo documento della Congregazione per l’educazione ha iniziato il suo lungo iter nel 2008, è frutto di un lavoro condiviso e in più tappe e vuole incoraggiare e ispirare la pratica del dialogo dandole solidi fondamenti evangelici teologici e filosofici. Il testo, si è detto in conferenza stampa, sviluppa una riflessione teorica, ma si basa anche su contributi arrivati da tutto il mondo, specie da quelle istituzioni educative cattoliche che già vivono una realtà interculturale, come in Africa, in Bosnia Erzegovina, in Amazzonia, in Perù e nel martoriato Medio Oriente, dove, ha spiegato mons. Angelo Vincenzo Zani, segretario del dicastero per l’Educazione cattolica, non ci si lascia scoraggiare dalle bombe:
Ciascuna di queste esperienze fa capire concretamente come la diversità delle religioni, delle lingue e delle tradizioni possa essere trattata con cura e rispetto e diventare un’autentica ricchezza per ogni gruppo ed individuo, per costruire ponti di comprensione e di pace e un destino fondato sull'amore e sulla fraternità, come ideale da realizzare ....

Leggi: EDUCAZIONE AL DIALOGO INTERCULTURALE

martedì 17 dicembre 2013

DISABILI A SCUOLA - Il rapporto ISTAT

L’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado statali e non statali


Nell'anno scolastico 2012-2013, sono circa 84 mila gli alunni con disabilità nella scuola primaria (pari al 3,0% del totale degli alunni) mentre in quella secondaria di primo grado se ne contano poco più di 65 mila (il 3,7% del totale).
Nelle scuole primarie il 21,4% degli alunni con disabilità non è autonomo in almeno una delle attività indagate (spostarsi, mangiare o andare in bagno) e l'8,0% non è autonomo in tutte e tre le attività. Nelle scuole superiori di primo grado le percentuali sono rispettivamente del 14.7% e del 5,5%.
Il ritardo mentale, i disturbi del linguaggio, dell'apprendimento, e dell'attenzione rappresentano i problemi più frequenti negli alunni con disabilità in entrambi gli ordini scolastici considerati.
Gli insegnanti di sostegno rilevati dal Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca (Miur) sono più di 67 mila: 2 mila in più rispetto allo scorso anno. Nel Mezzogiorno si registra il maggior numero di ore medie di sostegno settimanali assegnate.
Gli insegnanti di sostegno, in entrambi gli ordini scolastici, svolgono prevalentemente attività di tipo didattico (per l'84% degli alunni con disabilità della scuola primaria e per l'82,4% di quelli della scuola secondaria di primo grado). La quota è rispettivamente dell' 8,6% e del 6,8% se l'insegnante svolge attività prevalentemente di tipo assistenziale.
Circa l'8% delle famiglie ha presentato un ricorso negli anni per ottenere l'aumento delle ore di sostegno.
Ha cambiato insegnante di sostegno nel corso dell'anno scolastico il 14,5% degli alunni con disabilità della scuola primaria e il 12,5% della scuola secondaria di primo grado. Il 44,2% degli alunni della scuola primaria ha invece cambiato l'insegnante di sostegno rispetto all'anno scolastico precedente, lo stesso è accaduto al 37,9% degli alunni della scuola secondaria di primo grado.
Nel Centro e nel Nord si registrano in media circa cinque ore settimanali di assistente educativo culturale o assistente ad personam per la scuola primaria e quattro ore per la secondaria di primo grado. Nel Mezzogiorno, dove invece sono più numerosi gli alunni con disabilità non autonomi, a questa attività vengono dedicate tre ore nella scuola primaria e due nella secondaria di primo grado.
La partecipazione alle attività extrascolastiche organizzate dalla scuola sembra essere molto difficile per gli alunni con disabilità., Quasi la metà di loro non partecipa in entrambi gli ordini scolastici. Percentuali più basse si riscontrano, invece, nella partecipazione ai campi scuola, ai quali prendono parte il 16,1% degli alunni con disabilità della scuola primaria e il 17,2% di quelli della scuola secondaria di primo grado.
Leggi: DISABILI A SCUOLA
Commento di Enrico Lenzi
DISABILI: A SCUOLA INSIEME
Docente di sostegno, questo sco­nosciuto. O meglio figura da ri­scoprire nel suo significato originario. L’occasione per questa riflessione la of­fre il Rapporto Istat su disabilità e scuo­la, in cui, tra i molti dati, si sottolinea che una percentuale piuttosto consi­stente dei 67mila docenti in questione non garantisce una stabilità educativa ai circa 84mila alunni con handicap og­gi scolarizzati. Si scopre così che il 44,2% dei docenti di sostegno nelle primarie cambia scuola ogni anno e il 14,5% lo fa in corso d’anno. E alle medie non va me­glio, rispettivamente con il 37,9 e il 12,5%.
Diversi i motivi di questo turn over con­sistente, non ultimo quello di aver otte­nuto la cattedra in un’altra materia o di aver scelto il sostegno un po’ come ri­piego rispetto a un’altra cattedra. E il di­ritto degli alunni a al sostegno, e maga­ri anche a una sana continuità didatti­ca? Domanda legittima, ma che richie­de forse una riflessione ulteriore, tor­nando proprio al ruolo originario del docente di sostegno.
          La legge 517 del 1977 (quella che abolì le classi differenziali) è chiara: deve es­sere un docente «specialista» capace di aiutare l’alunno disabile a partecipare all’attività didattica all’interno della clas­se. Un docente che, però, precisa anco­ra la legge, «condivide con tutti gli altri colleghi» i compiti professionali e le re­sponsabilità sull’intera classe. Insom­ma, non 'ha' un 'suo' alunno disabile tutto per sé, in possesso esclusivo.
Un compito che nel tempo, purtroppo, si è trasformato in alcuni casi in mero as­sistenzialismo (e non stiamo parlando dei casi più gravi di disabilità) e in altri nell’affidare solo al docente di sostegno l’alunno con handicap. Ovviamente, nessuna generalizzazione è possibile, ma purtroppo si è assistito a un pro­gressivo delegare il nodo sostegno da parte dei docenti 'curricolari' ai loro colleghi 'specialisti', perdendo quel compito complessivo che la legge affi­dava alla scuola. Peccato, perché l’Italia è l’unico Paese europeo nel quale si è scelto 36 anni fa di includere gli alunni disabili nella scuola. Senza più classi dif­ferenziate. 
 Avvenire, 17.12.2013

mercoledì 11 dicembre 2013

GENITORI E COMUNITÀ' PER UNA MIGLIORE EDUCAZIONE GARANTITA A TUTTI


       




Save the Children lancia oggi il rapporto:

“The Right to Learn: 

Community Participation in Improving Learning”

e sottolinea l’importanza di definire un ambizioso obiettivo per

 garantire un’educazione di qualità 

nella futura agenda di sviluppo post-2015

Save the Children lancia oggi il rapporto: “The Right to Learn: Community Participation in Improving Learning” mettendo in evidenza il ruolo centrale che i genitori e le comunità locali possono esercitare per migliorare la qualità dell’educazione e garantire a tutti il diritto all’istruzione e all’apprendimento evidenziando come questo aspetto debba essere preso in considerazione anche nel processo di definizione della futura agenda di sviluppo post-2015.

Se nel corso del degli ultimi 10 anni grazie agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM) ed in particolare agli Obiettivi dell’Education for All sono stati raggiunti importanti risultati in termini di incremento dell’accesso all’istruzione – con 40 milioni di bambini in più iscritti alle scuole elementari –  e di parità di genere nell’educazione primaria non si può infatti dire lo stesso per ciò che riguarda i livelli di apprendimento. Si conta che nel mondo almeno 250 milioni di alunni non sanno leggere, scrivere o svolgere semplici operazioni dopo aver frequentato 4 anni di scuola primaria. Sono spesso i bambini più poveri e marginalizzati, tra cui quelli che vivono in paesi in conflitto, quelli più a rischio di essere esclusi dai sistemi educativi o di non raggiungere adeguati livelli di apprendimento pur avendo accesso all’istruzione.

Con l’avvicinarsi della scadenza degli OSM, la sfida per il futuro sarà quindi quella di spostare l’attenzione da un approccio basato sul garantire l’accesso alla scuola ad uno che miri ad assicurare a tutti i bambini il diritto ad imparare e apprendere. 

E’ per questo che Save the Children oggi, mentre a New York è in corso la sesta sessione dell’Open Working Group on Sustainable Development Goals che porta avanti i lavori preparatori alla definizione della nuova agenda di sviluppo post-2015, vuole ribadire che per raggiungere uno sviluppo umano equo e sostenibile non si può prescindere dalla definizione di un obiettivo ambizioso nell’ambito dell’educazione a livello globale che tenga in considerazione anche la qualità dell’apprendimento.

Leggi: THE RIGHT TO LEARN

sabato 7 dicembre 2013

IL RAPPORTO CENSIS - FORMAZIONE E ISTRUZIONE

Il capitolo «Processi formativi» del 47° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2013

Roma, 6 dicembre 2013 - Il ruolo strategico dell'istruzione degli adulti. Il 21,7% della popolazione italiana con più di 15 anni ancora oggi possiede al massimo la licenza elementare. Per quanto si tratti di un fenomeno concentrato nelle fasce d'età più anziane, un campanello d'allarme squilla per il 2% di 15-19enni, l'1,5% di 20-24enni, il 2,4% di 25-29enni e il 7,7% di 30-59enni che non hanno mai conseguito un titolo di scuola secondaria di primo grado. E anche per quel 56,2% di ultrasessantenni senza licenza media (23% tra gli occupati) i vantaggi di un "ritorno a scuola" sarebbero indiscutibili per il rafforzamento del loro kit di strumenti utili ad affrontare le sfide della complessità sociale. Inoltre, si è fermato alla licenza media il 43,1% dei 25-64enni. Il circuito vizioso tra bassi titoli di studio, problemi occupazionali e scarsa propensione all'ulteriore formazione è, infine, testimoniato: dalla significativa incidenza tra i giovani Neet di individui con al massimo la licenza media (43,7%); dalla marginale partecipazione complessiva della popolazione adulta ad attività formative, se in possesso della sola licenza elementare (0,8% del totale) o diploma di scuola secondaria di primo grado (1,9%). .......

- Aggredire la dispersione includendo il territorio .......
- L'integrazione scolastica degli alunni disabili .......
- Il sistema di istruzione e di formazione professionale ....
- L'università italiana .....


            

mercoledì 4 dicembre 2013

RAPPORTO OCSE-PISA - Scuola italiana in cammino, tra luci ed ombre

Scuola, l’Italia strappa un 6 meno
 Presentati al Miur i dati 
OCSE - Pisa 2012

Riguardano le competenze dei quindicenni in italiano, matematica e scienze

Sono stati presentati a Roma al Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca i risultati dell'Indagine Ocse Pisa 2012 che misura le competenze dei quindicenni in matematica, scienze e lettura. L'Italia, spiega l'Ocse, ha risultati sotto la media ma è uno dei paesi che registra i più notevoli progressi in matematica e scienze. "Non possiamo trascurare il fatto che l'Italia registri risultati inferiori alla media Ocse, tuttavia l'indagine rivela che siamo uno dei Paesi che ha registrato i maggiori progressi in matematica e scienze e questo deve essere da stimolo per continuare a lavorare per migliorare le performance dei nostri studenti". Ha commentato il Ministro Maria Chiara Carrozza che ha voluto portare la presentazione dei dati al Miur...

Leggi i risultati: RAPPORTO OCSE-PISA 2012

Commenti: 

Rapporto Ocse-Pisa, siamo a metà classifica tra 65 Paesi

Pace fatta, almeno con la matematica. Il piede sull’acceleratore è schiacciato. E il miglioramento ora è evidente, anche se il nostro Paese si ferma ancora sotto le media Ocse. Più abili nei numeri e con le formule i quindicenni italiani stanno risalendo velocemente la classifica dei ragazzi con le migliori competenze scolastiche al mondo. Il rapporto 2012 Ocse-Pisa (Programme for international student assessment) promuove infatti gli studenti d’Italia per il «marcato» progresso in matematica e scienze e certifica la nostra scalata fino a metà classifica tra i 65 Stati analizzati. Anche se i problemi da noi non mancano di certo: tra dispersione scolastica, il Sud ancora lontano dalle performance del Nord e un livello da allerta per il numero di giorni tra i banchi saltati dagli adolescenti in un anno, il Paese ha già tracciata la via per l’istruzione su cui lavorare nel prossimo futuro. Non è tutto nero in Italia, però. Se è vero che spesso c’è un legame tra livello di apprendimento e contesto socio economico del Paese, il nostro brilla per una felice eccezione: gli studenti resilienti. La percentuale di chi ha ottenuto risultati eccellenti nonostante un background sfavorevole, difatti, è salita al 6,5% (+1,7% dal 2003). Le differenze di 'classe d’appartenenza', insomma, incidono meno sulle prestazioni degli studenti rispetto a quanto avviene all’estero: in media il 15% della variazione di risultati è attribuita alle condizioni socio economiche delle famiglia, mentre in Italia il dato scende al 10%. La dimostrazione, secondo il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, dell’«incredibile potenziale della nostra scuola come motore della mobilità sociale», che va rafforzato in un momento di difficoltà economiche accanto a «maggiori investimenti per la lotta alla dispersione scolastica nelle aree più a rischio ». In più, siamo stati in grado di migliorare in matematica, scienze e lettura senza rinunciare al principio di equità nel sistema scolastico, pur con una riduzione di spesa complessiva per studente dell’8% e un taglio complessivo dei fondi di 3,5 miliardi negli ultimi cinque anni. Un primato negativo che ci accomuna solo a Islanda e Messico.
In generale, si può tirare un sospiro di sollievo. Si dovrà ancora mangiare pane e romanzi, visto che in abilità lessicali siamo fermi al 2000, ma almeno si potrà metter via la calcolatrice. Soprattutto quel 10% di 'numeri primi', i quindicenni italiani geniali saliti del 2,9% dal 2003. Siamo ancora tre punti sotto la media Ocse e lontani dalle cifre record di Shangai (55%) e Svizzera (21%), ma se si considera anche la compressione di sette punti dei negati con i numeri - oggi al 25% - il risultato è consolante: la media nazionale è 485 punti. Specialmente per i maschi che si confermano più bravi nelle materie scientifiche, mentre le adolescenti convivono ancora con l’ansia da matematica. Però vanno come un tre­no in lettura, dove il gentil sesso stacca di 39 punti i colleghi. A primeggiare gli studenti del Nordest che hanno risultati tra i primi al mondo e il caso Puglia, che predomina nel Meridione di solito invece fanalino di coda in tutte le discipline. La regione, per il sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria, negli ultimi anni ha invece dimostrato che «equità e risultati in termini di competenza si curano insieme, non con politiche differenti». Un discorso a sé meritano gli stranieri, cresciuti nelle classi del 5% dal 2003. Anche se restano indietro, il loro punteggio medio è 48 punti più basso dei compagni di banco italiani, e tutto è complicato dalla difficoltà di comprensione della lingua, hanno ridotto il gap in matematica negli ultimi dieci anni di 11 punti. Ma si è ancora ben al di sotto della media internazionale. A non farci onore poi, una delle più alte cifre al mondo di ritardatari e assenteisti. Il 35% degli studenti così ammette di aver 'bigiato', almeno una volta, la scuola e quasi la metà dei 38mila intervistati di averlo fatto nelle due settimane precedenti l’indagine. Solo in Argentina, Giordania e Turchia hanno primati negativi peggiori dei nostri. Eppure, dimostra l’Ocse, che il rendimento scolastico è collegato alla disci­plina e alle frequenze; in Italia la percentuale di chi non è mai arrivato tardi in classe è molto più elevata in Veneto, Trento, Bolzano, Emilia, Friuli (con punte del 75%) rispetto, ad esempio, al Lazio (59%) e alla Calabria (54%). Stesso divario per l’assiduità delle presenze: i 'secchioni' con zero assenze vanno da un minimo del 37% della Campania a un record di quasi l’80% di Bolzano.
                                                                                                                                Alessia Guerrieri


Avvenire, 4 dicembre 2013