venerdì 17 gennaio 2025

LINGUA E DIALETTI



 GIORNATA NAZIONALE 

DELLE LINGUE LOCALI


Oggi è la Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali. Ma che cos’è una lingua, che cos’è un dialetto, e come si distinguono?

I linguisti in genere definiscono dialetto la varietà di una lingua parlata in una località o in un’area specifica, per esempio il dialetto veneziano (varietà del veneto parlata a Venezia), o il dialetto pescarese (varietà dell’abruzzese parlata a Pescara. Si definiscono invece lingue i “gruppi di dialetti” che condividono la stessa sintassi, le stesse regole morfologiche, la stessa fonologia (cioè le regole che governano il sistema dei suoni della lingua), anche se non necessariamente gli stessi suoni e lo stesso lessico. Questa variabilità nei suoni e nelle parole, determinata anche dall’assenza di standardizzazione poiché spesso le lingue locali sono solo parlate, può portarci a pensare che il dialetto del paese vicino sia un’altra lingua, ma nella maggior parte dei casi non è così. I dialetti si distribuiscono lungo un continuum linguistico, rendendo difficile tracciare confini netti tra una lingua e l’altra.

In Italia si parlano molte lingue romanze, sviluppatesi direttamente dal latino e sorelle dell’italiano, lingua romanza a base toscana. Sono lingue il sardo e il friuliano, ma anche il napoletano/campano, il siciliano, il veneto, il piemontese, l’abruzzese: sebbene i dialetti meridionali non estremi formino un continuum, infatti, tra il napoletano e l’abruzzese ci sono differenze strutturali sufficienti a considerarli due lingue distinte.

La tradizione linguistica italiana ha etichettato invece come dialetti tutte le varietà linguistiche diverse dall’italiano standard. Secondo questa visione sono dialetti il sardo e il milanese, ma non il croato e il tedesco, anch’essi parlati da minoranze in Italia, che invece sono lingue. Questa classificazione si basa su criteri non linguistici ma sociopolitici, secondo i quali un dialetto è una lingua incompleta, inferiore all’italiano perché parlata localmente e perché mancante di buona parte del lessico “colto”. Il lessico, però, come dicevamo, non è la parte centrale di una lingua: bisogna ricordare che una lingua ha diverse componenti, e che tutte le lingue locali hanno una grammatica completa e perfettamente funzionante.

Qualunque sia il nome che vogliamo dare a queste lingue locali, l’importante è ricordarci di continuare a parlarle. Ciò ci consentirà di godere di tutti i benefici del bilinguismo e, al contempo, di preservare il nostro ricchissimo patrimonio storico e culturale. Viva le lingue locali, viva i dialetti!

 

Huffpost

Nessun commento:

Posta un commento