QUESTIONE DI
DIGNITA'
- di Giuseppe Savagnone
Il
documento della Chiesa
Uno
dei punti più discussi del recente documento della Congregazione per la
Dottrina della fede «Dignitas infinita» è stata la presa di posizione contro la
pratica della maternità surrogata o gestazione altri (GPA), attraverso la quale
si dice «il bambino diventa un mero oggetto». Nel testo si cita anche papa
Francesco, secondo cui essa «è fondata sullo sfruttamento di una situazione di
necessità materiale della madre» e che auspica «un impegno della Comunità
internazionale per proibire a livello universale tale pratica».
Dure
le reazioni negative. «Dire che chi ricorrere alla gestazione per altri
considera i bambini come oggetti è svilente. E lo trovo un’offesa
personale», ha commentato Andrea Rubera,
portavoce dell’associazione cristiana LGBT “Cammini di speranza” e papà di tre
bambini avuti con la GPA.
Un
atto d’altruismo o un business?
Alla
gestazione per altri, in realtà, ricorrono più spesso coppie etero con problemi
di sterilità. Ma per quelle gay, ovviamente, essa è l’unico modo di avere dei
figli. Secondo Giuseppina La Delfa, figura storica di militante per i diritti
degli omosessuali e fondatrice delle «Famiglie Arcobaleno», si tratta di una
conquista fondamentale: «Secondo me il desiderio di genitorialità è un
desiderio umano presente in ogni persona (…).
Noi
persone omosessuali per troppo tempo abbiamo dovuto rinunciare a essere
genitori, non per indole personale ma perché ci era in qualche modo imposta una
sterilità sociale obbligatoria. È stata difficile da combattere per tanto tempo
ma per fortuna e grazie a Famiglie Arcobaleno, oggi tante persone omosessuali
che desiderano avere figli riescono a concretizzare quel loro desiderio di
famiglia».
Questo
grazie ad una donna che provvede alla gestazione cedendo in anticipo alla
coppia committente, con un apposito contratto, il bambino. Sottoponendosi a una
serie di regole di alimentazione e di comportamento, rigidamente previste nello
stesso contratto, per tutelare la salute del nascituro. La fecondazione può
essere effettuata con spermatozoi e ovuli sia della coppia sterile, sia di
donatori e donatrici attraverso concepimento in vitro.
È
possibile trovare su Internet la pubblicità delle agenzie specializzate che
cercano donne in giovane età e con particolari caratteristiche fisiche,
disposte a prestarsi a questo scopo. La motivazione ufficiale è di solito di
fare un gesto di altruismo. «La maternità surrogata non si fa per il profitto,
la tua motivazione deve essere solo il desiderio di aiutare gli altri!», si
legge, ad esempio, cliccando su X l’annuncio pubblicato dal British Surrogacy
Centre.
Su
questa linea, l’Associazione Luca Coscioni, nel marzo del 2023, ha presentato
una proposta di legge volta a disciplinare una forma di gravidanza altruistica.
Come spiega la segretaria nazionale dell’Associazione, Filomena Gallo, «resta
il divieto di Gestazione per Altri commerciale in conformità con il quadro
normativo italiano ed è previsto il rimborso delle sole spese che riguardano la
gravidanza».
Per
contro, c’è chi non condivide questa esaltazione della gratuità. Secondo la
stessa La Delfa, «desiderare una GPA altruistica e senza scambi di denaro non
solo è mostrare di vivere al di là del mondo reale, ma è anche un’opzione
estremamente pericolosa: è solo dare l’opportunità ai delinquenti e criminali
di ogni genere di schiavizzare davvero le donne e usare i loro grembi a fine di
lucro. Che le femministe non lo capiscano mi è del tutto incomprensibile».
Per
lei, insomma, «la gratuità è una grande menzogna: c’è un prezzo da pagare per
qualsiasi cosa, e il denaro non è sporco specie se serve a dare gioia e
felicità».
In
effetti, basta andare sulla rete per rendersi conto che siamo davanti alla
logica di qualunque prestazione commerciale. Se si scorre la pagina del British
Surrogacy Centre sopra citata, si scopre che la “madre surrogata” può
guadagnare da 25mila a 40mila dollari per la sua prestazione
Alla
stessa logica si ispirano i siti che offrono questa pratica alle coppie. Su uno
di essi, «Success», si legge: «Noi offriamo programmi di maternità surrogata e
donazione di ovociti, sperma ed embrioni, che siamo pronti ad avviare subito
senza lista d’attesa, ai prezzi accessibili, con la garanzia della qualità e
del successo» Non è la terminologia del
dono, ma quella del mercato.
Così,
negli Stati Uniti, dove la GPA è legale in diversi Stati, ci sono centri medici
che garantiscono agli aspiranti genitori la possibilità di scegliere – sulla
base di un catalogo in cui vengono raccolte le caratteristiche fisiche ed
estetiche delle possibili donatrici di ovuli – il colore degli occhi, dei
capelli e della pelle del figlio che si desidera avere.
«A
seconda della quantità e della complessità di scelte, il costo per la scelta
del figlio “perfetto” varia: si parte da una base di 140 mila euro fino ad
oltre 250 mila euro per un pacchetto super completo».
Ormai,
però, la pratica è diffusa in tutto il mondo e si espande velocemente. «Una
stima del Global Market Insights, di dicembre 2022, valuta il mercato mondiale
in 14 miliardi di dollari e stima che entro il 2032 arrivi a 129 miliardi di
dollari».
E
il mercato, inesorabilmente, si basa sui meccanismi di una offerta e di una
domanda determinate dal bisogno. Non a caso per quanto riguarda la prima, sono
spesso i paesi più poveri a dare la disponibilità per questa pratica. In
Europa, sono Ucraina, Grecia e Georgia le nazioni dove la maternità surrogata è
più ampiamente praticata.
Il
dibattito all’interno del movimento femminista
Si
capisce, allora, perché in realtà non sia solo la Chiesa ad essere molto
critica nei confronti della maternità surrogata.
Nel
febbraio del 2016 si è tenuto in Francia un convegno per l’Abolizione
universale della maternità surrogata («Assises pour l’Abolition universelle de
la Gpa»), organizzato da Sylviane Agacinski, voce storica del femminismo
francese.
La
Agacinski usava già allora espressioni molti simili a quelle che poi avrebbe
ripreso la «Dignitas» infinita»: «È stupefacente, e contrario ai diritti della
persona e al rispetto del suo corpo, il fatto che si osi trattare una donna
come un mezzo di produzione di bambini.
Per
di più, l’uso delle donne come madri surrogate poggia su relazioni economiche
sempre diseguali: i clienti, che appartengono alle classi sociali più agiate e
ai Paesi più ricchi, comprano i servizi delle popolazioni più povere su un
mercato neo-colonialista. Inoltre, ordinare un bambino e saldarne il prezzo
alla nascita significa trattarlo come un prodotto fabbricato e non come una
persona umana. Ma si tratta giuridicamente di una persona e non di una cosa».
Anche
in Italia una nota esponente femminista come Luisa Muraro, filosofa e
fondatrice della «Libreria delle donne» di Milano, ha preso una posizione
duramente negativa: «Non esiste un diritto di avere figli a tutti i costi,
eppure ce lo vogliono far credere (…). L’utero in affitto si innesta in questa
tendenza (…). È la strada attuale per lo sfruttamento del corpo delle donne»
Nel
dicembre 2015 l’Associazione femminista «Se non ora quando» ha lanciato un
appello contro la maternità surrogata. A sottoscriverlo sono state persone
dello spettacolo, come Stefania Sandrelli e Claudio Amendola, intellettuali
come Giuseppe Vacca e Dacia Maraini, rappresentanti dell’associazionismo.
«Noi
rifiutiamo», diceva il testo «di considerare la “maternità surrogata” un atto
di libertà o di amore (…). Non possiamo accettare, solo perché la tecnica lo
rende possibile, e in nome di presunti diritti individuali, che le donne
tornino a essere oggetti a disposizione».
Su
questa linea si pone la petizione intitolata «La maternità surrogata è una
pratica che offende la dignità delle donne e i diritti dei bambini», rivolta al
parlamento italiano, alla fine di maggio 2023, dalla rete No GPA, coordinata da
Aurelio Mancuso, ex segretario Arcigay.
Il
documento porta le firme di centinaia di persone appartenenti agli ambiti
sociali e politici più disparati: psicologi, filosofi, avvocati, docenti
universitari, imprenditori, amministratori. Ci sono figure di primo piano del
femminismo, come Adriana Cavarero, Francesca Izzo, Alessandra Bocchetti,
personalità politiche come Pierluigi Castagnetti e Goffredo Bettini, esponenti
dell’associazionismo come Flavia Franceschini, Segreteria ArciLesbica Milano, e
Cristina Gramolini, presidente ArciLesbica nazionale, persino attiviste di
Resistenza Femminista.
Nell’appello
si ricordano le sentenze n. 272 del 2017 e n. 33 del 2021 della Corte
costituzionale, secondo le quali «la gestazione per conto di altri (…) offende
in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni
umane, assecondando un’inaccettabile mercificazione del corpo, spesso a scapito
delle donne maggiormente vulnerabili sul piano economico e sociale»
In
questa luce sembra ingiusta l’accusa, rivolta da molti alla «Dignitas
infinita», di essere una obsoleta forma di chiusura al nuovo.
Paradossalmente,
su questo punto, essa rappresenta piuttosto una difesa, al fianco di
qualificati movimenti femministi, dei diritti delle donne. Assolutamente in
linea con la condanna, contenuta nello stesso documento, di ogni forma di
violenza nei loro confronti. Perché forse anche ridurre il corpo femminile a
una incubatrice è una violenza – Marx
aveva parlato di “reificazione” (riduzione a res, a “cosa”) dell’essere umano –
, anche se a questa la società capitalista ci ha così abituato da farcela
considerare una forma di progresso.
*Scrittore ed Editorialista. Pastorale della Cultura Arcidiocesi Palermo
www.tuttavia.eu
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