Le
preoccupazioni della Accademia della Crusca:
«L'italiano è una responsabilità
di tutti»
-di Laura Perina
Il
linguista Paolo D'Achille, presidente dell'Accademia della Crusca,
l'istituzione dedita allo studio e alla conservazione della lingua italiana è
intervenuto all'università di Verona per una lezione aperta dal titolo
«L'italiano a inizio millennio fra tradizione e innovazione»
«L'inglese,
che ha un ruolo riconosciuto come lingua della comunicazione scientifica
internazionale, tende a espandersi un po' troppo all'interno delle varie
nazioni. Per esempio, che all'università ci siano corsi di studio
esclusivamente in inglese fa sì che l'italiano perda delle porzioni importanti
di lessico che sono indispensabili perché una lingua sia pienamente tale. La
comunicazione scientifica è il rischio più grande che corre oggi l'italiano».
A
esprimere questa preoccupazione è il linguista Paolo D'Achille, presidente
dell'Accademia della Crusca, l'istituzione dedita allo studio e alla
conservazione della lingua italiana. Ospite dell'ateneo di Verona per una
lezione aperta dal titolo «L'italiano a inizio millennio fra tradizione e
innovazione», D'Achille ha rilanciato la presa di posizione espressa anche
qualche settimana fa in una lettera inviata alla ministra dell'università e
ricerca, Annamaria Bernini, non condividendo la progressiva eliminazione della
lingua italiana dagli insegnamenti universitari.
«L'italiano
è una responsabilità di tutti», ha ribadito nell'aula gremita del Polo Zanotto,
introdotto dai saluti del prorettore dell'università di Verona Diego Begalli e
di Arnaldo Soldani, direttore del Dipartimento culture e civiltà che ha
organizzato l'appuntamento culturale.
Interpellato
sulla situazione attuale della nostra lingua italiana e sulla sua prossima
evoluzione, ha detto: «È importante che non vi siano rivendicazione dei
dialetti a porsi come lingue altre», ha puntualizzato D'Achille. «Certamente i
dialetti vanno tutelati, e la Crusca stessa li studia e li mette in
comunicazione con l'italiano», ha sottolineato, «ma l'italiano come lingua
nazionale deve essere difesa, come tutte le altre lingue nazionali europee, che
sono lingue di cultura con una forte tradizione letteraria e di scrittura. E
questa tradizione, debitamente aggiornata, deve essere mantenuta».
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