E lasciarono tutto per Gesù,
come chi trova un tesoro
Quando Gesù
seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nazaret
e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e
di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta
Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il
Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una
grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è
sorta».
Da allora Gesù
cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è
vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone,
chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano
infatti pescatori. ...... Ed essi, lasciate le reti lo seguirono.
Matteo
4,12-23
Matteo è l’evangelista
“scriba”, che costantemente mette in risalto il compimento delle Scritture
dell’Antico Testamento nella vita di Gesù. Ciò che avviene nella vicenda di
Gesù è compimento della parola di Dio contenuta nelle Legge, nei Profeti e nei
Salmi (cf. Lc 24,44). Anche l’inizio del ministero pubblico di Gesù deve essere
letto in questa prospettiva, perché non il caso, né il destino, la necessità,
determinano gli eventi, ma la libera volontà di Gesù, che desidera essere
obbediente al Padre in conformità alle sante Scritture.
Quando Gesù ebbe notizia che
Giovanni il Battista, il maestro che egli seguiva come un discepolo (opíso mou:
Mt 3,11), era stato arrestato e imprigionato da Erode, allora “si ritirò (verbo
anachoréo) in Galilea”, lasciando la Giudea e soprattutto la regione tra Giordano
e mar Morto dove Giovanni aveva predicato e battezzato.
Questo ritirarsi, che è un
allontanarsi, si ripeterà altre volte nella vita di Gesù (cf. Mt 9,24; 12,15;
14,13; 15,21), come già era avvenuto quando Giuseppe, suo padre secondo la
Legge, si era ritirato in Galilea per fuggire da Archelao (cf. Mt 2,22-23).
In questo caso non è però
Nazaret, la borgata in cui Gesù era cresciuto, il luogo del suo ritirarsi,
bensì Cafarnao, città sul lago di Tiberiade, città di frontiera, luogo di
transito e tappa importante sulla via del mare che metteva in comunicazione Damasco
e Cesarea, il porto sul Mediterraneo. Qui a Cafarnao Gesù sceglie una casa come
dimora sua e del gruppo che lo seguirà nella sua avventura profetica.
Matteo non dimentica la
promessa del profeta Isaia su questa terra periferica che era stata la prima
regione umiliata e oppressa dall’invasore assiro nell’VIII secolo a.C., quando
le tribù di Zabulon e di Neftali qui residenti furono vinte, deportate ed
esiliate. Il profeta aveva osato guardare al futuro lontano, quando Dio avrebbe
dato inizio alla redenzione e al raduno del suo popolo, a partire da questa
regione diventata terra impura popolata di pagani, crocicchio delle genti.
Ecco dove viene ad abitare
Gesù, ecco la compagnia che sceglie, questa frontiera disprezzata dai giudei:
proprio da qui Gesù inizia la sua predicazione. Questa regione vede dunque
“sorgere” una grande luce, la luce di Cristo e del suo Vangelo.
Da quel momento Gesù inizia
a predicare, in piena continuità con la predicazione del Battista:
“Convertitevi (metanoeîte), perché il regno dei cieli si è avvicinato” (= Mt
3,2). La chiamata è alla conversione, al cambiamento di mentalità, di
atteggiamento e di stile nel vivere quotidiano: non un gesto isolato,
estemporaneo, ma l’assunzione di un “altro” modo di vivere, segno concreto del
“ritorno” a Dio.
Da un lato la conversione
richiede un lasciare e un assumere, è dunque un’ora che scandisce un prima e un
dopo. D’altro lato, essa diventa un’istanza continua, una dinamica da imprimere
nella propria vita giorno dopo giorno, perché non si è mai convertiti una volta
per sempre. Questa conversione ha un solo scopo: permettere che Dio regni, che
sia l’unico Signore nella vita del credente. “Convertitevi!” è stata una parola
di Giovanni, di Gesù, di Pietro (cf. At 2,38), ed è la prima parola che la
chiesa deve rivolgere a quanti incontra.
Il Regno avviene là dove
uomini e donne permettono a Dio di regnare in loro attraverso la conversione.
Per costoro il regno dei cieli (o regno di Dio, secondo Marco e Luca) si è
avvicinato, può essere realtà già qui sulla terra, dove Dio regna.
Così viene sintetizzata da
Matteo l’attività di Gesù in Galilea, un’attività profetica sulla scia di
quella del Battista, un’attività che chiama, attira discepoli capaci di
conversione. Per questo segue il racconto di due chiamate, quelle dei primi
quattro discepoli.
Il racconto è semplice,
sobrio, non indugia su particolari e soprattutto non presta attenzione ai
processi psicologici che pure devono essere stati vissuti in questo evento.
Anche in questo caso il racconto plasmato sul modello della chiamata profetica
(cf. 1Re 19,19-21) e vuole essere una testimonianza esemplare per ogni lettore
del Vangelo.
Gesù passa lungo il mare di
Galilea, cioè il lago di Gennesaret, dove si trovano pescatori e barche. Gesù
innanzitutto “vede”, con il suo sguardo penetrante e capace di discernimento,
“due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettano le
reti in mare”.
Enzo Bianchi