Francesco
all’Azione Cattolica: vi ispiri la vita della gente, non le idee più di moda
Il
Papa ha ricevuto in Vaticano il Consiglio dell’associazione laicale: “Vi affido
soprattutto chi è stato più colpito dalla pandemia e chi rischia di pagarne il
prezzo più alto. Lo stile sia quello del dialogo e della
"sinodalità", senza cadere nella "schiavitù degli
organigrammi"
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Amedeo Lomonaco – Città del
Vaticano
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Quale
è il compito di una realtà come l’Azione Cattolica Italiana, in modo
particolare in un tempo come quello che stiamo vivendo? Incontrando in
Vaticano i membri del Consiglio nazionale di questa associazione di laici
impegnata a vivere l’esperienza della fede, Papa Francesco sviluppa la propria riflessione attraverso tre parole:
azione, cattolica e italiana.
Azione
La
parola “azione”, osserva Francesco, pone prima di tutto un interrogativo
cruciale. Di chi è l’azione? “Il Vangelo - afferma il Papa - ci
assicura che l’agire appartiene al Signore: è Lui che ne ha l’esclusiva,
camminando in incognito nella storia che abitiamo”.
Ricordare
che l’azione appartiene al Signore permette però di non perdere mai di vista
che è lo Spirito la sorgente della missione: la sua presenza è causa – e non
effetto – della missione. Permette di tenere sempre ben presente che «la nostra
capacità viene da Dio» (2 Cor 3,5); che la storia è guidata dall’amore del
Signore e noi ne siamo co-protagonisti. Anche i vostri programmi, pertanto, si
propongono di ritrovare e annunciare nella storia i segni della bontà del
Signore. La pandemia ha mandato all’aria tanti progetti, ha chiesto a ciascuno
di confrontarsi con l’imprevisto. Accogliere l’imprevisto, invece che ignorarlo
o respingerlo, significa restare docili allo Spirito e, soprattutto, fedeli
alla vita degli uomini e delle donne del nostro tempo.
Si
deve anche “essere molto attenti - fa notare il Papa - a non cadere
nell’illusione del funzionalismo”. “E’ triste vedere quante
organizzazioni sono cadute nel tranello degli organigrammi”. “State attenti a
non cadere nella schiavitù degli organigrammi”. Quello che porta avanti “il
Regno di Dio è la docilità allo Spirito, è lo Spirito”. Quali caratteristiche -
chiede poi il Pontefice - deve avere l’azione, l’opera dell’Azione Cattolica?
Prima di tutto la gratuità perché “la spinta missionaria non si colloca nella
logica della conquista ma in quella del dono”. Una seconda caratteristica è
quella dell’umiltà, della mitezza: "Sono le chiavi per vivere il servizio,
non per occupare spazi ma per avviare processi”.
Cattolica
Cosa
significa la parola cattolica? Questo termine, sottolinea Francesco, dice “che
la missione della Chiesa non ha confini”. “Essere “con tutti e per tutti
(cfr Evangelii gaudium, 273) non significa ‘diluire’ la missione,
‘annacquarla’, ma tenerla ben legata alla vita concreta”.
La
parola “cattolica” si può dunque tradurre con l’espressione “farsi prossimo”,
perché è universale, “farsi prossimo”, ma di tutti. Il tempo della pandemia,
che ha chiesto e tuttora domanda di accettare forme di distanziamento, ha reso
ancora più evidente il valore della vicinanza fraterna: tra le persone, tra le
generazioni, tra i territori. Essere associazione è proprio un modo per
esprimere questo desiderio di vivere e di credere insieme. Attraverso il vostro
essere associazione, oggi testimoniate che la distanza non può mai diventare
indifferenza, non può mai tradursi in estraneità.
Non
si deve guardare da un’altra parte, cedere all’indifferenza, alla freddezza. “È
ancora diffusa - afferma poi il Papa - la tentazione di pensare che la
promozione del laicato, davanti a tante necessità ecclesiali, passi per un
maggiore coinvolgimento dei laici nelle ‘cose dei preti’. Con il rischio che si
finisca per clericalizzare i laici”. “Ma voi, per essere valorizzati, non avete
bisogno di diventare qualcosa di diverso da quello che siete per il Battesimo.
La vostra laicità è ricchezza per la cattolicità della Chiesa”. L’Azione
Cattolica, aggiunge il Pontefice, è chiamata in particolare “a portare un contributo
originale alla realizzazione di una nuova ecologia integrale”. “La grande
sofferenza umana e sociale generata dalla pandemia rischia di diventare
catastrofe educativa ed emergenza economica”. Cosa possiamo imparare – chiede
allora il Santo Padre - da questo tempo e da questa sofferenza? L’esortazione
del Papa è quella di mettersi “in ascolto di questo tempo”.
Vi
affido soprattutto chi è stato più colpito dalla pandemia e chi rischia di
pagarne il prezzo più alto: i piccoli, i giovani, gli anziani, quanti hanno
sperimentato la fragilità e la solitudine. E non dimentichiamo che la vostra
esperienza associativa è “cattolica” perché coinvolge ragazzi, giovani, adulti,
anziani, studenti, lavoratori: un’esperienza di popolo. La cattolicità è
proprio l’esperienza del santo popolo fedele di Dio: non perdete mai il
carattere popolare! In questo senso, di essere popolo di Dio.
Italiana
Il
terzo termine indicato da Francesco è “italiana”. Si intreccia con la storia
dell’Associazione, “inserita nella storia italiana” che aiuta la Chiesa in
Italia “ad essere generatrice di speranza” per tutto il Paese. “Una Chiesa del
dialogo - spiega Francesco - è una Chiesa sinodale, che si pone insieme in
ascolto dello Spirito e di quella voce di Dio che ci raggiunge attraverso il
grido dei poveri e della terra”. La sinodalità, sottolinea il Santo Padre, “non
è un Parlamento”, “non è cercare una maggioranza”. “Non può esistere sinodalità
senza lo Spirito”. “Quello sinodale non è tanto un piano da programmare e da
realizzare, ma anzitutto uno stile da incarnare”.
In
questo senso la vostra Associazione costituisce una “palestra” di sinodalità, e
questa vostra attitudine è stata e potrà continuare ad essere un’importante
risorsa per la Chiesa italiana, che si sta interrogando su come maturare questo
stile in tutti i suoi livelli. Dialogo, discussione, ricerche, ma con lo
Spirito Santo. Il vostro contributo più prezioso potrà giungere, ancora una
volta, dalla vostra laicità, che è un antidoto all’autoreferenzialità.
Fare
sinodo non è guardarsi allo specchio, “è camminare insieme dietro al Signore e
verso la gente sotto la guida dello Spirito Santo”. “Laicità è anche un
antidoto all’astrattezza: un percorso sinodale deve condurre a fare delle
scelte” partendo dalla realtà “non dalle tre-quattro idee alla moda” o che
“sono uscite nella discussione”. Riferendosi infine ai lavori dell’Assemblea
dell’Azione Cattolica, Papa Francesco esprime un auspicio: “Possa contribuire a
far maturare la consapevolezza che, nella Chiesa, la voce dei laici non deve
essere ascoltata “per concessione”, ma per convinzione, perché tutto il popolo
di Dio è “infallibile in credendo”. Benedico di cuore voi e tutte le vostre
associazioni territoriali”.
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