- di Alessandro D'Avenia
Un
presente sfocato o un passato imminente: dove e quando un passato può essere
sempre acceso come un fuoco eterno nella notte fredda e buia?
Un
presente sfocato o un passato imminente: dove e quando un passato può essere
sempre acceso come un fuoco eterno nella notte fredda e buia?
IL BUIO
DEL NOSTRO
TEMPO
Pubblichiamo un estratto del libro «Sperare è ancora possibile. Il messaggio di san Francesco, una luce oltre il buio del nostro tempo» (Edizioni Piemme) di Roberto Repole, a cura di Domenico Agasso, in uscita l’1 ottobre.
La lezione francescana è
di grande sprone ad affrontare la nostra epoca, che registra mutamenti
inaspettati anche solo rispetto a qualche decennio fa. Il primo grande stimolo
che ci viene dal santo di Assisi è a non fuggire questo mondo, ad abitarlo appieno
e a vedere con lucidità quanto sta accadendo, senza negarsi nulla. Qualcosa che
è valido per i cristiani, ovviamente, ma che può essere utile per qualunque
donna e uomo voglia mantenere lucidità. Ci sono infatti rimozioni o negazioni
del reale di cui tutti, pur in modi diversi e a volte antitetici, si può essere
vittime.
Pensando specificamente a
ciò che è chiamata a fare la comunità dei credenti in Cristo, si può
prospettare anzitutto la capacità di leggere anche questo tempo come abitato da
Cristo, vivo nello Spirito. Nella misura in cui si considera Cristo come principio,
fine e centro del mondo e della storia, non si può ritenere che esista un'epoca
disabitata da Lui. Anche l'attuale cambiamento d'epoca avviene sotto lo sguardo
e la presenza di Cristo vivente.
Con Francesco e come lui,
possiamo trovare perciò nella Scrittura la luce per orientarci in una società
in rapido mutamento e per trasformare le problematiche e le crisi in
opportunità di crescita.
E questo può valere anche
per le persone che più faticano ad affrontare il presente, per esempio gli
anziani, che spesso si sentono spaesati di fronte alle alterazioni
socio-politico-religiose degli ultimi decenni. Che cosa bisogna vedere e su che
cosa deve essere operato il discernimento alla luce della fede? È difficile
rispondere sinteticamente, anche perché la contemporaneità è caratterizzata da
una grande "complessità". Si può tuttavia tentare di leggere alcuni
macrofenomeni da riconoscere e abitare: sia a livello socio-culturale, sia sul
piano specificamente religioso.
Un primo fenomeno che
sembra caratterizzare nel profondo la cultura del nostro tempo e incidere sul
nostro modo di guardare alla vita e di compiere le nostre scelte, soprattutto
in Occidente, è il nichilismo. Può sembrare un termine difficile e per addetti
ai lavori. Non lo è, quando se ne colgano gli effetti più pratici e immediati.
Prendiamo – a titolo di esempio – il fenomeno dilagante dei talk show
televisivi o quello delle discussioni sul web e nei social network. Nei
programmi televisivi o radiofonici, quando si affrontano temi importanti, è
divenuta prassi comune far discutere fra loro persone diverse, alcune delle
quali sono davvero competenti, mentre altre non hanno una particolare
conoscenza di quanto si sta trattando. Vengono invitate, queste seconde, solo
perché sono personaggi noti al mondo mediatico. Questo meccanismo produce
effetti distorti: le posizioni di coloro che intervengono appaiono tutte
equivalenti fra loro, a prescindere dalla competenza di chi parla. Con molta
difficoltà, una posizione riesce ad assumere un valore qualitativamente
diverso, anche se si tratta della posizione di chi è realmente esperto.
Non si vuole certo negare
la bontà e la bellezza dei nuovi mezzi di comunicazione. Quando si dice che con
internet è avvenuta una certa democratizzazione dell'informazione si afferma
qualcosa di reale: l'informazione non è più appannaggio di pochi operatori. Ci
vorrà probabilmente tempo e pazienza per consentire alla società civile di
formarsi uno spirito critico rispetto a quanto trova su internet, così come nel
passato accadde rispetto ai contenuti di libri e giornali. È tuttavia palese
che i fenomeni descritti finiscono con l'affermare una sorta di "tesi
metafisica": l'idea che, alla fine, una verità valida per tutti non
esiste, né è il caso di cercarla e di averne passione.
Questa idea si riscontra
anche nei modi di dire e di pensare più comuni: come quando ci si dice che
ognuno ha la sua verità e ha il diritto di pensare quello che vuole; o come
quando, nel confronto tra religioni, si dice che una vale l'altra, senza entrare
nel merito di quali credenze vi si professano.
Ecco, in questo senso
viviamo ormai in un contesto nichilista. Non certo perché si professa in
maniera tragica la prospettiva del nulla rispetto a una prospettiva
dell'essere, ma perché si respira un modo di pensare per il quale non c'è nulla
che valga davvero, ogni idea è solo un'opinione tra le altre, gli atteggiamenti
sono tutti insindacabili e ingiudicabili, una verità non vale la pena di
ricercarla e, più ancora, una verità non esiste.
Prima
di organizzare dibattiti e confronti su un tema oggi evocato con frequenza come
quello della “fragilità”, occorrerebbe fare con intelligenza una distinzione
tra fragilità, debolezza, vulnerabilità e imperfezione. Altrimenti si fa
confusione e non si accede a una consapevolezza che aiuti il nostro cammino di
crescita umana.
“Vulnerabilità”
significa capacità di essere feriti, apertura ed esposizione all’altro: l’altro
che ci sta davanti e ci mostra il volto con le sue ferite e il suo pianto
ferisce anche noi, ci fa soffrire e ci porta alla compassione, al “soffrire
insieme”. Essere vulnerabili è una grande possibilità di comunione anche perché
la vulnerabilità non solo non esclude la fortezza, ma può incitarci
all’acquisizione di questa virtù, tanto necessaria per poter aiutare con
responsabilità e intelligenza l’altro che soffre.
Ma è il grande san Bernardo, che dopo una vita in cui comandava al papa e ai re, vive una crisi profonda: esce dal monastero e va a vivere da solo, in una capanna nella foresta. E qui confessa a causa dei suoi peccati il fallimento della sua vita da monaco, il fallimento del cammino verso la santità che si era prefisso. Ne esce come un uomo spogliato e canta: O optanda infirmitas! O beata desiderabile debolezza!