A tutti i soci e alle loro famiglie
giungano cordiali auguri
di
una buona e santa Pasqua 2018
Il presidente e il gruppo operativo nazionale
È cambiata
la geografia mondiale del fenomeno, ma non la sua entità. I bambini
soldato continuano ad essere utilizzati nei conflitti armati, nonostante
gli accordi internazionali, fra cui quello fondamentale entrato in
vigore il 12 febbraio 2002, all’origine della Giornata internazionale
contro l’uso dei bambini soldato [...].
Eppure
l’emergenza bambini soldato sembra finita in fondo alla lista
dall’agenda internazionale. Dei fondi per l’aiuto allo sviluppo solo lo
0.6% viene utilizzato per smobilitare e reintegrare i bambini rapiti
dalle milizie e costretti a commettere atrocità e a combattere, accusa
l’organizzazione Child Soldiers International. E non viene fatto
abbastanza per impedire che in alcuni Paesi i bambini vegano arruolati, a
volte anche negli eserciti regolari.
L’ultimo
rapporto delle Nazioni Unite sui bambini nei conflitti armati stila un
elenco di 56 gruppi armati e di sette eserciti regolari che reclutano e
utilizzano bambini. Durante il 2017, più di 3000 casi sono stati
registrati solo nella Repubblica democratica del Congo e almeno 19.000
nel Sud Sudan. L’impiego di bambini soldato è inoltre raddoppiato nel
Medio Oriente.
È cresciuto
anche lo sfruttamento delle bambine, sia nei conflitti che come schiave
sessuali. La milizia terrorista Boko Haram in Nigeria ha usato 83
bambini come bombe umane solo nei primi otto mesi del 2017, e il 66%
erano bambine. «I bambini soldato
sono ideali perché non si lamentano, non si aspettano di essere pagati e
se dici loro di uccidere, loro uccidono» ha detto un ufficiale
dell’esercito nazionale del Chad in una testimonianza riportata dalla
Coalizione Stop all’uso dei bambini soldato!, una rete di organizzazioni
italiane impegnate sia con progetti sul campo che nella
sensibilizzazione a livello internazionale.
Vale la
pena leggere le loro testimonianze: «Io sono stata rapita in un campo in
pieno giorno», dice Ester,14 anni, rapita da un gruppo armato in Uganda
e costretta a lavorare per i ribelli. «Dovevamo camminare tutto il
tempo e procurare cibo per i ribelli. Dopo due mesi ho avuto la
possibilità di scappare. Adesso vivo a Gusco ma torno spesso a casa. Ciò
che desidero è tornare a scuola».
Zachariah,
ora ha 15 anni e ne aveva 12 quando soldati di un gruppo armato hanno
circondato la sua scuola situata in una zona rurale del Nord-Kivu e lo
hanno condotto assieme a molti altri compagni nella foresta. Per 3 anni è
stato esposto a pericoli, sofferenze, percosse, malnutrizione e
malattia, prima di essere finalmente rilasciato. Dei suoi compagni di
scuola dice: “la maggior parte sono morti”.
Fra la fine
di gennaio e l’inizio di febbraio di questo anno la missione Minuss
delle Nazioni Unite ha liberato in Sud Sudan 311 bambini soldato, tra
cui 87 bambine. Si tratta della prima fase di un programma che ha
l’obiettivo di smobilitare 700 bambini soldato nella regione di Yambio.
Tra questi 563 combattono con le forze dell’ex presidente Salva Kiir e
137 in quelle dell’ex vicepresidente Riek Machar.
La missione
ha visto la collaborazione di Unicef, capi religiosi e autorità locali
per negoziare la liberazione, ma è solo un piccolo passo. Sono infatti
19.000 i bambini soldato in Sud Sudan. Che continuano a subire violenze e
sono costretti a loro volta a commetterne.
Emanuela Citterio
(articolo tratto da www.mondoemissione.it)
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