di ENZO
BIANCHI
Nelle chiese cristiane e
dunque anche nella chiesa cattolica succedono fatti, si compiono azioni che non
sembrano interessare i lettori dei nostri giornali e perciò non trovano né
spazio, né narrazione, né se ne intravvede il significato. E tuttavia qualche
volta quasi in silenzio si compiono atti che sono molto importanti nel dialogo
tra le chiese e nella possibile condivisione del loro stare nel mondo in mezzo
all’umanità.
Il
Vescovo di Roma, lo si sa, abbonda di titoli che ne vogliono celebrare la
dignità. Questi appaiono nelle prime pagine dell’Annuario Pontificio (un organo
informativo pubblicato ogni anno dalla Santa Sede) e di conseguenza nei
documenti più solenni: Vicario di Cristo, Successore del Principe degli
Apostoli, Sommo Pontefice della Chiesa Universale, Patriarca d’Occidente,
Primate d’Italia, Arcivescovo e Metropolita della Provincia romana, Sovrano
dello Stato della città del Vaticano...
Nell’attuale Annuario
vengono detti “titoli storici” per significare che sono legati alle vicende
storiche e non sono originati dal Vangelo. Risuona perciò un po’ stonato che
dopo tutti questi titoli storici appaia quello vero, il più appropriato, usato da
Papa Gregorio Magno, che definisce il Papa “Servo dei servi di Dio”. Ma è pur
vero che nella gerarchia ecclesiastica i titoli contano, soprattutto quelli che
sono riconosciuti anche da altre chiese non cattoliche. Tale il titolo di
Patriarca dell’Occidente perché i canali ecumenici avevano definito il Sistema
di governo della chiesa cristiana come “pentarchia”, cioè governo dei cinque
patriarchi che si affacciavano sul Mediterraneo: Gerusalemme, Alessandria,
Antiochia, Roma, Costantinopoli.
Purtroppo, Benedetto XVI
nel 2006, spinto da quanti vedevano nel titolo di Patriarca d’Occidente una
riduzione nei confronti del primato universale del vescovo di Roma, fece cadere
questo titolo.
Grande fu la meraviglia
delle chiese ortodosse che vissero il fatto come un ulteriore distacco di Roma
dalla sinfonia del primo millennio e giudicarono questa omissione anti ecumenica. Purtroppo, il Pontificio Consiglio dell’unità di allora
giustificò questo provvedimento. Ma Papa Francesco, che ha ascoltato i desideri delle chiese
ortodosse e di quanti lavorano per l’unità della chiesa, fin dall’inizio del
suo papato ha messo in evidenza il titolo di Vescovo di Roma, e ora ha
reintrodotto quello di Patriarca d’Occidente, dando inizio a un processo che
riconfigura la chiesa latina come Patriarcato d’Occidente, in cui il primato
papale potrebbe essere esercitato in forma non di giurisdizione ma di comunione
con le chiese ortodosse.
Papa Francesco ha ascoltato, ha scelto la via
evangelica delle chiese sorelle. Questi gesti mostrano un’attenzione a ciò che
ferisce o porta gioia ai fratelli non cattolici: perché solo se le chiese
iniziano a camminare nel futuro consultandosi, comprendendosi da vere sorelle,
si cammina verso l’unità a favore di tutta l’umanità.
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