La
distanza il lunedì e la gioia dipende il nostro livello di felicità: ecco le
tre “m” necessarie per rendere la vita più viva
Il
lunedì indica la ripresa della vita ordinaria. La sveglia è più faticosa,
abbiamo addosso tutto il nostro fuso orario esistenziale. Infatti, dalla
distanza tra il lunedì e la gioia dipende il nostro livello di felicità: se la
vita ordinaria è una condanna, il lunedì è il peggior nemico.
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di Alessandro D’Avenia
Eppure,
un tempo era il giorno dedicato alla Luna, Lunae dies, divinità
femminile che lo rendeva propizio a fecondità e crescita, alla semina e al
focolare domestico, alla memoria e ai racconti. Tutti significati erosi dalla
cultura dell’efficienza che vede nel lunedì il primo giorno «non libero», dal
momento che ci siamo abituati a percepire come «libero» solo il tempo senza
lavoro, come se il lavoro fosse solo una condanna e non il luogo principe della
capacità creativa e delle relazioni.
Eppure,
il gusto buono del giorno lunare rimane nell’espressione «luna di miele», che
indicava il primo mese di matrimonio, sia perché in quel mese si compiva
l’intero ciclo femminile sia perché gli sposi mangiavano miele o bevevano
idromele, si riteneva infatti che il prodotto delle api avesse proprietà
afrodisiache e fecondanti.
In
tutti i lunedì del 2024 che sono trascorsi mi sono chiesto se c’è modo di
portare un po’ di questa gioia senza che si tratti dell’ingannevole «luna nel
pozzo», un modo per indicare l’illusione che nell’acqua ci sia la Luna e non un
semplice riflesso. Che cosa manca ai nostri lunedì perché siano un po’ «di
miele»?
Sono
da alcuni mesi tornato dalla mia «luna di miele» e vorrei trovare qualche
risposta alla domanda proprio in alcune caratteristiche di questo periodo
«lunare». La prima cosa che si cerca è lo straordinario: si va «sulla Luna», in
posti lontani, più o meno esotici, alla scoperta del mai visto. Nel nostro caso
sono stati i paesaggi della Terra del Fuoco e della Patagonia, da capo Horn, il
punto più a sud delle terre abitate, alla steppa patagonica, passando per
un’imponente distesa di ghiacciai, terzi solo ad Antartide e Groenlandia. In
queste terre nel 1519 Magellano trovò il passaggio per accedere per la prima
volta al Pacifico e compiere il primo periplo terrestre. Qui il giovane Darwin
vide le dinamiche che governavano le specie e ne intuì la logica. Con noi
c’erano persone di tutto il mondo: coppie, famiglie, amici, gruppi di
viaggiatori... Che cosa c’era in comune fra tutti noi e fra noi e quegli
intrepidi esploratori del passato? Cercavamo quel po’ di meraviglia che la vita
ordinaria non sembra concederci. Eravamo a caccia di quelli che argentini e
cileni, che condividono con cura un ecosistema sorprendente, chiamano
«miradores», i nostri «belvedere», punti da cui ammirare a bocca aperta cose
mai viste.
Miradores
«Mirador»
viene dal latino «mirare», ciò che non si può non guardare, dalla stessa radice
i nostri «miracolo» e «ammirare». Spesso perdiamo la capacità non dico di
credere, ma di vedere i miracoli, eppure li abbiamo sotto gli occhi. Perché il
lunedì sia meno lunedì servono «miradores», dei «belvedere», cioè momenti
«contemplativi», pochi minuti per tornare a stupirsi di qualcosa che diamo per
scontato. Per far questo bisogna fermarsi e fissare l’attenzione, come per
scattare la foto di un tempo, con il rullino: non potevi fallire e poi dovevi
attendere il risultato, ed era come riscoprire la cosa fotografata. Per
esempio, per me può essere curare in modo particolare l’appello perché sia il
«belvedere» sui ragazzi: che cosa scorgo di mai visto? Oppure dedicare qualche
minuto a guardare qualcosa di diverso dal cellulare, scattate una foto
analogica a qualcosa di scontato per poi «svilupparla» nella «camera oscura»
del vostro cuore: un luogo, un evento, una persona...
Al
Sud del globo tra iceberg e pinguini, tra cascate e balene, sembrava di vedere
per la prima volta il miracolo del mondo in cui siamo capitati. E grazie a
questo che ci si innamora di nuovo della vita. La seconda cosa scontata della
luna di miele, e forse per questo sottovalutata, è che si condivide tutto,
senza pause, con qualcuno, e la meraviglia è il miele, «afrodisiaco» che rende
la relazione più viva.
La
bellezza ritrovata
Non
basta però trovare la bellezza, è necessario condividerla, che significa
moltiplicarla. Oggi lo facciamo con i social che ci permettono di condividere
tutto e subito, ma proprio per questo rischiamo di mostrare prima ancora di
ricevere, ma si può (con)dividere, senza che sparisca, solo ciò che prima si
possiede e si è fatto memoria: carne della nostra carne, vita a cui poter
attingere in qualsiasi momento successivo a quello goduto (questa è la
differenza tra felicità e sensazione, la prima è uno stato rievocabile quando
si vuole, la seconda un’emozione persa con il momento che l’ha generata). E non
basterà la foto con quello sfondo a rinnovare la vita ricevuta (il nostro
aggrapparci a migliaia di foto è forse la dimostrazione che fatichiamo a
ricevere il presente con calma per averlo poi per sempre con noi?), se quello
sfondo non è divenuto fondamento: 14 miliardi di anni dell’universo si
giustificano proprio perché due ne parlano con stupore e ne possono far memoria
perenne del loro rapporto.
Il
terzo aspetto che mi piace mettere in evidenza è che tutto questo non crea una
magia, una luna nel pozzo, un incantesimo lanciato sull’ordinario per
nasconderlo, perché l’ordinario, anche in luna di miele, continua a imporsi, ma
si ha l’energia per accettarlo, si ride di debolezze, limiti, ossessioni, tutto
ciò per cui temiamo di non essere amabili, e lo si fa diventare il campo della
tenerezza anziché quello dell’incomprensione, della misericordia anziché della
distanza.
Sono
solo spunti, magari utili perché il lunedì possa essere il giorno della Luna
grazie a tre ingredienti: meraviglia, memoria, misericordia. Tre «m» per
«sbarcare il lunario», la luna torna in questa icastica espressione con cui
indichiamo il riuscire a ottenere il necessario per vivere, l’arrivare in porto
a fine anno, il lunario era infatti l’almanacco popolare che segnalava fasi
lunari, giorni e mesi dell’anno. Vi auguro allora molti lunedì in cui «sbarcare
il lunario» non sia sopravvivere ma trovare ciò che rende la vita più viva, un
po’ di miele anche nei lunedì, perché siano, almeno un po’, lune di miele.
Corriere
della Sera
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