“Lezioni fino alla prima settimana di luglio e rivedere le
interruzioni durante l’anno. Docenti in esubero per progetti estivi.”
INTERVISTA
al pedagogista Maviglia
-
di Fabrizio De Angelis
Pochi
giorni fa il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha annunciato il piano
estate 2024, ovvero un programma di attività che coinvolgeranno le scuole
quando non ci saranno le attività didattiche. L’iniziativa prevede un notevole
investimento di risorse, con 400 milioni di euro già stanziati, ai quali si
aggiungono fondi provenienti da altri finanziamenti destinati all’inclusione e
alle materie STEM.
L’obiettivo
è offrire agli studenti un’ampia gamma di attività, che spaziano da quelle
ludiche, sportive e ricreative a corsi di recupero e potenziamento delle
competenze, su base volontaria. Il piano prevede il coinvolgimento, sempre su
base volontaria e retribuita, del personale docente e ATA.
Non
mancano però i punti interrogativi. In primis, la disponibilità del personale
ATA, in gran parte precario con contratti in scadenza a fine giugno,
rappresenta un’incognita significativa. Valditara rassicura: “Ci sarà la
possibilità di fare convenzioni con il terzo settore, il volontariato e di
coinvolgere gli studenti universitari”.
Nonostante
le rassicurazioni del Ministro sull’assenza di ritardi e sulla disponibilità
delle risorse, alcuni dubbi permangono sulla fattibilità del progetto nei tempi
previsti e sulla sua reale efficacia. L’adesione del personale scolastico e la
capacità di coinvolgere altri attori saranno cruciali per la buona riuscita
dell’iniziativa.
A
parlare del progetto ministeriale è il pedagogista Mario Maviglia, che ci ha
fornito anche alcune proposte interessanti in merito all’organico dei docenti e
al calendario scolastico.
Lei
afferma, in un intervento su un quotidiano locale, che il piano estate manca di
chiarezza, soprattutto per quanto riguarda il ruolo della scuola. Può spiegarci
meglio cosa intende?
Lo
specifico della scuola è la gestione e cura dei processi di insegnamento
apprendimento e l’obiettivo finale è rappresentato dal conseguimento del
successo formativo per ogni studente. Il Piano estate opera su un piano un po’
diverso in quanto non intende proporre attività “scolastiche” agli studenti, ma
realizzare progetti di carattere didattico, sportivo, musicale, teatrale,
ludico e ricreativo. Ovviamente anche queste attività promuovono, lato sensu,
l’apprendimento degli studenti, ma i docenti sono preparati a questo tipo di
approccio senza un’adeguata preparazione? E in ogni caso il Piano estate sposta
il baricentro della scuola da una dimensione di apprendimenti formalizzati
quali sono quelli scolastici, a una dimensione di apprendimenti con un livello
meno stringente di strutturazione e formalizzazione. Ma, ripeto. La scuola
storicamente non è stata concepita in tal senso. Si può fare, ovviamente; ma ci
vuole tempo.
Dunque,
mancherebbe un piano di ampio respiro e che duri nel tempo. Nel suo intervento
avanza alcune proposte. Ci spiega la proposta sugli organici dei docenti?
Il
processo di denatalità comporta una contrazione degli organici dei docenti in
quanto la costituzione di meno classi determina un numero inferiore di docenti
di cui si ha bisogno. Ma se si vuole guardare oltre il dato contingente, questa
situazione, apparentemente negativa, può essere utilizzata per qualificare la
scuola. Se i docenti in esubero vengono comunque assegnati alle scuole senza
contrarre gli organici, possono essere utilizzati per trovare una soluzione
alle situazioni più preoccupanti di numerosità delle classi (le cosiddette
classi-pollaio) o anche per poter contare su un certo numero di docenti per
portare avanti progetti nell’ambito del Piano estate. Il timore è che, come al
solito, verrà adottato un approccio ragionieristico (meno classi/meno docenti),
salvo poi chiedere alle scuole di fare sacrifici o aggiustamenti per realizzare
proposte di carattere essenzialmente sociale.
Lei
accenna anche, e qui arriviamo alla seconda proposta, di intervenire sul
calendario scolastico. Cosa intende nello specifico?
Una
revisione complessiva del calendario scolastico potrebbe comportare uno
“slittamento” delle lezioni fino alla prima settimana di luglio (ricordiamo che
le scuole dell’infanzia già concludono le loro attività didattiche a fine
giugno). Questo è possibile rivedendo i periodi di interruzione didattica
durante l’anno scolastico, ma anche, nel contempo, rendendo “abitabili” le
scuole durante il periodo estivo (ossia climatizzandole). Sono proposte che
vanno ovviamente studiate attentamente, anche prendendo spunto da quanto
avviene negli altri Paesi della UE (ad esempio in Francia) e tenendo comunque
conto che cambiamenti di tale portata richiedono tempi adeguati per essere
gestiti in modo proficuo. Del tutto strumentale appare invece la polemica che
anche molti politici periodicamente portano avanti contro i “tre mesi” di
vacanza dei docenti. Ci sarebbe da chiedere quanti giorni effettivi lavorano
nel corso dell’anno i politici e metterli a confronto con quelli dei docenti.
Una
battuta sulla riforma del voto in condotta appena approvata al Senato. Cosa ne
pensa delle novità pensate dal Ministro Valditara?
La
mia impressione è che questo insistere sugli aspetti punitivi e repressivi del
voto in condotta nasconda una tendenza autoritaria dell’attuale gestione
politica della scuola, sancita peraltro dal decreto Caivano. Con questo non si
vuole nascondere il problema del comportamento a scuola, ma siamo sicuro che
questa sia la strada giusta? Occorre semmai insistere sul valore formativo
della valutazione, ribadendo semmai l’esigenza di più educazione, non di più
repressione. E questo perché non si vuole, o non si è in grado, di considerare
altri aspetti che possono contrastare condotte non adeguate all’interno della
scuola, come ad esempio dando maggiore prestigio sociale ai docenti attraverso
un’adeguata retribuzione e mediante forme di reclutamento più serie e rigorose.
Siccome non si ha una visione lungimirante sul valore della scuola nello
sviluppo del Paese e sul ruolo fondamentale che svolgono i docenti, allora
vengono adottate queste soluzioni dal respiro corto, che intervengono sul
sintomo, e che non mettono in discussione l’attuale assetto della scuola, oltre
che non restituire dignità ai suoi operatori. Finché si aumentano in maniera
sconsiderata le spese militari e non si privilegiano gli interventi per
innalzare il livello di qualità dei docenti e della scuola c’è poco da essere
ottimisti.
Orizzonte
scuola
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