Le
nuove generazioni si allontanano dalla Chiesa, ma non si spegne la sete di
spiritualità Dall’indagine dell’Istituto Toniolo, la sfida rappresentata
dall’«esodo silenzioso» delle ragazze
L’ultima
ricerca realizzata dall’ente fondatore dell’Università Cattolica si mette in
ascolto di chi “se n’è andato”.
Ma
continua a sognare una comunità ecclesiale accogliente e gioiosa
- - di LORENZO
ROSOLI
L’esodo
silenzioso delle giovani donne dalla Chiesa e dalla fede cattolica. Il “caso
serio” costituito dal rapporto fra comunità ecclesiale, fede dei giovani,
apertura ai credenti Lgbt+. La sete e la ricerca di spiritualità che continuano
ad abitare la vita di chi ha abbandonato la Chiesa e la fede nelle sue forme
tradizionali – anche quando è una spiritualità senza Dio, o con un Dio senza
nome, e che sempre meno spesso ha il nome di Gesù. Le contiguità e le
consonanze di interrogativi, giudizi, idee – su Dio, la Chiesa, la fede, la
vita, la morte, l’etica, la sessualità – fra i giovani che hanno lasciato e
quelli che sono rimasti. Sono molteplici – e tutti urgenti, provocatori,
potenzialmente fecondi – i motivi d’interesse della ricerca raccolta nel volume
“Cerco, dunque credo? I giovani e una nuova spiritualità” (Vita e
Pensiero, 2024) curato da Rita Bichi e Paola Bignardi, promosso dall’Istituto
Toniolo – l’ente fondatore dell’Università Cattolica, nella cui sede milanese è
stata presentata l’indagine (si veda: Avvenire, sabato 6 aprile 2024).
I
numeri dell’esodo. L’allontanamento dei giovani dalla Chiesa e dalla fede
cattolica è una tendenza che il Rapporto Giovani realizzato dal 2013 ogni anno
dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo registra con fedeltà. Nel 2013
i giovani che si dichiaravano cattolici erano il 56,2% e nel 2023 il 32,7%.
Negli stessi anni i giovani che si dicono atei sono passati dal 15% al 31%.
Ancora più significativo il mutamento fra le giovani donne: quelle che si
dichiarano cattoliche sono passate dal 62% al 33%, quelle che si dichiarano
atee dal 12% al 29,8%. E se il trend continuasse così? Secondo i dati
comunicati da Paola Bignardi presentando la ricerca in Cattolica, sul totale
dei giovani italiani i cattolici sarebbero il 18% nel 2033 e il 7% nel 2050, le
giovani cattoliche il 17% nel 2033 e il 6% nel 2050. «Un dato particolarmente
interessante, forse in linea con l’evolvere della sensibilità spirituale – ha
sottolineato Bignardi –: aumenta la percentuale dei giovani che dichiarano di
credere in una generica entità superiore ma senza far riferimento a nessuna
religione: nel 2023 sono il 13,4%; nel 2020 erano l’8,7%; nel 2016 il 6,2%».
Dalle
cifre alle storie. I numeri dicono molto. Ma non tutto. Ecco, allora,
l’importanza di mettersi in ascolto dei giovani che hanno lasciato la Chiesa e
la fede per conoscere e condividere i vissuti, i motivi e le dinamiche
dell’abbandono, come ha fatto l’Istituto Toniolo con quest’ultima indagine (si
veda box a lato). Nelle parole dei giovani, il ritratto di una Chiesa
istituzione lontana dalla vita, più brava a giudicare che ad ascoltare e
accogliere, più “azienda” che comunità dove sperimentare una fede e una
spiritualità che sanno rispondere alla vita e alle sue domande di senso. Questi
giovani «hanno difficoltà a riconoscersi negli insegnamenti della Chiesa, nella
sua visione della vita e soprattutto nei suoi insegnamenti morali – scrive
Bignardi –. Particolarmente presente è il tema dell’omosessualità; chi vive
questa esperienza parla del suo essersi sentito giudicato e rifiutato; chi
guarda la questione dall’esterno ritiene discriminatorie le posizioni della
Chiesa e in contrasto con i suoi insegnamenti». Linguaggi e liturgia fanno
sentire estranei. E l’abbandono della Chiesa è in genere graduale, consapevole,
solo in alcuni casi “arrabbiato”.
Fra
religione e spiritualità. Nelle parole di quegli stessi giovani c’è però anche
nostalgia per la fede e la comunità cristiana. E c’è il sogno di una Chiesa
aperta, plurale, libera e liberante, povera e vicina ai poveri, al dolore, alle
fragilità: una Chiesa giovane e gioiosa, fa sintesi Giovanna Canale, docente,
in uno dei contributi raccolti nel libro. I giovani lasciano la Chiesa, ma non
sempre la fede, né la ricerca spirituale. Interiorità, natura, connessione i
tre “luoghi spirituali” che emergono dalle interviste. Che sembrano confermare
quanto scrive il teologo Tomáš Halík: «La sfida principale per il cristianesimo
ecclesiale di oggi è il cambiamento di rotta dalla religione alla
spiritualità».
L’addio
delle giovani donne. Fra i nodi incandescenti che emergono dall’indagine,
quello che Fabio Introini e Cristina Pasqualini chiamano «l’esodo silenzioso
delle giovani donne »: iniziato con la Generazione X (le nate fra 1965 e 1979),
proseguito con le Millennials (1980-1995), continua con la Generazione Z
(1996-2010). Per troppo tempo la Chiesa ha considerato le donne una presenza
scontata, dovuta, ancillare all’establishment maschile. E oggi? Ragazze e
giovani donne faticano a trovare ascolto e risposte alle loro esigenze, alle
loro attese, al loro vissuto. Dall’iniziazione cristiana all’oratorio, troppe
cose sono a misura di maschio. Le “dinamiche dell’abbandono” parlano di
percorsi “emancipativi” e «profondamente legati alla mobilità innescati dai percorsi
di carriera di studio e lavoro ». Che portano a contatto con la complessità
della vita e dell’umano. E sono «la matrice di nuove domande di senso ma anche
le fonti di nuovi saperi che fanno breccia nella precedente visione del mondo».
L’addio, in genere non polemico, si fa “arrabbiato” «in riferimento al rapporto
che l’istituzione ecclesiale mantiene con la comunità Lgbtq+ o in merito alla
questione dell’aborto», e quando si toccano «la sfera della corporeità, della
sessualità, delle relazioni di coppia e della maternità», scrivono Introini e
Pasqulini. La fede pare “protestantizzarsi”: non nel senso di una
“individualizzazione” ma «per via del suo “trasformarsi” nel perseguimento del
proprio “Beruf” di weberiana memoria, vale a dire il pieno compimento della
propria vocazione “intramondana” nell’esercizio motivato e totalizzante del
lavoro». Infine: le giovani intervistate, abituate a non avere spazio
decisionale nella Chiesa, non lo rivendicano: hanno imparato a farne a meno. E
a fare a meno della Chiesa. Ma la Chiesa può fare a meno delle donne? Come
vivere e annunciare il Vangelo – e come essere Chiesa – senza di loro?
www.avvenire.it
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