di Italo Bassotto
Lunedì 9 settembre, il ministro francese della «Éducation nationale»,
Vincent Peillon, ha presentato ufficialmente la «Carta della laicità a scuola»,
che è stata affissa in tutte le scuole pubbliche alla riapertura (ma non nelle
8. 800 scuole paritarie esistenti in Francia), come premessa all'insegnamento della «morale laica», poi ribattezzato «insegnamento morale e civico», che
entrerà ufficialmente in vigore nel 2015 in tutte le scuole pubbliche, dalla
materna al Liceo. La Carta si presenta sotto forma di 15 articoli che
ribadiscono le regole fondamentali del «vivere insieme» nell'ambito della
scuola laica.
Ne riporto brevemente la sintesi:
1. Nei primi
tre articoli vengono stabiliti i principi di uguaglianza, libertà di coscienza,
dei cittadini e neutralità dello stato rispetto alle confessioni religiose e
convinzioni morali…
2. Nei successivi
tre articoli vengono definiti i
caratteri educativi che la laicità assicura nelle scuole: conciliare libertà,
fraternità ed uguaglianza, forgiare la responsabilità di ognuno, creare il
proprio libero arbitrio, fare esperienza di cittadinanza autentica…,
proteggendo da proselitismo e condizionamenti ideologici.
3. Gli
effetti formativi di tale pratica vengono indicati: nella creazione di una
cultura condivisa (art. 7), nell’esercizio della libera espressione nel
rispetto dei valori repubblicani e del pluralismo delle convinzioni (art. 8),
nel rigetto di ogni violenza e discriminazione, nell’uguaglianza tra ragazzi e
ragazze, nella nascita di una cultura del rispetto e della comprensione
dell’altro (art. 9)
4. Seguono
tre precisi moniti al personale delle scuole statali: portare la Carta alla
conoscenza dei genitori, nonché trasmettere agli alunni il senso e il valore della
laicità (art. 10); ottemperare al dovere
di stretta neutralità, non manifestando le proprie convinzioni politiche o
religiose nell’esercizio delle proprie funzioni (art. 11). Il terzo richiamo
(art. 12) tocca direttamente il senso dei curricoli ; lo riporto per esteso
nella traduzione che ho saputo fare, data la sua complessità concettuale: «Gli
insegnamenti sono laici. Per garantire agli alunni l’apertura più ampia alla
diversità delle visioni del mondo nonché all’insieme e alla precisione dei
saperi, nessun soggetto è a priori escluso dagli interrogativi posti dalla
scienza e dalla pedagogia. Nessun allievo può invocare una convinzione
religiosa o politica per contestare a un insegnante il diritto di trattare una
questione del programma».
5. Premesso che: «Nessuno può
appellarsi alla propria appartenenza religiosa per rifiutare di conformarsi
alle regole applicabili nella scuola della Repubblica» (art.13) viene fissato
il principio che “è vietato indossare segni o vestiti con i quali gli alunni
manifestano ostensibilmente un’appartenenza religiosa” (art 14) e che
(contentino finale!): “con le loro riflessioni e le loro attività, gli alunni
contribuiscono a fare vivere la laicità all’interno del proprio istituto”
Sarebbe possibile una cosa del
genere in Italia?