della parola
“settentrione”
La
parola “settentrione” è un esempio di come tradizione, linguaggio e
osservazione della volta celeste siano collegate.
La
storia di questa parola è radicata nella mitologia, nell’osservazione
astronomica e nell’ingegno linguistico romano, restituendoci un’immagine
simbolica capace di attraversare i secoli.
Le
origini latine della parola della lingua italiana “settentrione”: “Septem
Triones”
L’etimologia
della parola “settentrione” affonda le sue radici nel latino
classico. Il termine deriva da “septem triones”, ovvero “i sette
buoi”, con riferimento a sette stelle ben visibili della costellazione dell’Orsa
Maggiore, una delle formazioni stellari più note del cielo settentrionale.
Per
comprendere la scelta linguistica latina, è importante osservare che il termine
triones significa, nel linguaggio bucolico, “buoi da
lavoro” o “aratori”. In epoca romana, il lavoro dei campi era un
elemento essenziale della vita quotidiana, e la coppia di buoi veniva
utilizzata per arare i campi e guidare il ciclo delle stagioni. La loro
fatica e il loro incedere cadenzato, lento ma costante, sembrano idealmente
riflettersi nella posizione delle stelle luminose dell’Orsa Maggiore, che,
secondo gli antichi, sembrano solcare lentamente il cielo.
L’Orsa
Maggiore è tra le costellazioni più antiche e osservate nella storia
dell’umanità, utilizzata per orientarsi sia nella navigazione che nei viaggi
sulla terra. Composta da sette stelle principali, questa figura celeste
appare con evidenza nelle notti limpide, soprattutto guardando verso
settentrione, cioè verso nord.
Nell’antichità,
i romani immaginavano che queste stelle rappresentassero i septem triones,
sette buoi che, come nelle attività agricole, trascinavano il carro del
cielo. La stessa Orsa Maggiore viene spesso rappresentata graficamente con
una parte che ricorda la forma di un carro (detto anche il Grande Carro).
La
scelta della parola “settentrione” rivela quanto l’astronomia fosse
fondamentale nella vita quotidiana degli antichi. Identificare il nord
attraverso le stelle significava avere un punto di riferimento per orientarsi
in mare, nei campi o nei lunghi viaggi via terra.
Gli
antichi romani, privi delle tecnologie moderne, usavano proprio la
costellazione dell’Orsa Maggiore e, soprattutto, la Stella Polare, che si trova
nell’Orsa Minore, per determinare con sicurezza il nord. L’associazione
simbolica dei sette buoi con l’Orsa Maggiore rappresentava quindi una
straordinaria connessione tra l’universo agricolo, la mitologia e il cielo
stellato.
Da
questa tradizione nasce anche il concetto dei punti cardinali, che furono
sistematizzati nel linguaggio delle culture mediterranee: septem triones
divenne settentrione per indicare il nord.
È
interessante notare come, benché la parola settentrione sia profondamente
legata alla cultura latina, essa abbia trovato delle equivalenze in altre
lingue europee. Ad esempio, in inglese si parla di “north”, mentre in
francese si usa il termine “nord”. Questi derivano dalla radice
germanica nord, legata all’idea di direzione opposta al sud.
Tuttavia,
il latino mantenne un tratto più evocativo e simbolico nella parola
settentrione, legando il senso astronomico a una precisa immagine poetica dei
buoi nel cielo stellato. Questa fusione di agricoltura, mitologia e
orientamento geografico si distingue come un tratto originale rispetto
all’essenzialità delle radici germaniche.
L’uso
della parola “settentrione” nella lingua italiana
Nella
lingua italiana contemporanea, settentrione ha mantenuto un uso principalmente
letterario e formale. Sinonimo di nord, la parola appare in contesti
geografici o stilisticamente elevati. Ad esempio, nell’espressione “i
venti di settentrione” si vuole indicare i venti che soffiano dal nord.
Il
termine è rimasto anche in espressioni come “l’Italia
settentrionale” per definire le regioni a nord della
penisola. Tuttavia, nella lingua comune il termine è spesso sostituito
dalla parola nord, più semplice e diretta.
La
parola “settentrione” racconta una storia antica, carica di fascino e
di simbolismi. Il suo legame con l’osservazione del cielo, con
l’agricoltura e con l’abilità degli antichi nel trovare immagini vivide per
descrivere la natura, dimostra come la lingua possa nascere da una perfetta
sintesi tra praticità e poesia.
Questa
espressione latina è, a tutti gli effetti, un tributo alla relazione profonda
che gli esseri umani hanno sempre intrattenuto con il mondo naturale e con il
cielo stellato. I sette buoi che arano il cielo notturno ci ricordano
quanto le parole siano radicate nelle immagini e nella visione del mondo delle
culture che le hanno create.
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