del volontariato
La fascia 14-18 anni è l'unica che vede aumentare la percentuale di impegno nel volontariato: tra il 2021 e il 2023 è raddoppiata.
Un vivaio d’impegno sociale, con ricadute positive sul benessere mentale degli adolescenti.
Chi fa volontariato soffre meno di depressione e di ansia.
Un'inchiesta nella Giornata mondiale del volontariato
È una narrazione da rivedere e
correggere, alla luce di un dato nascosto nelle pieghe della statistica
italiana. È
contenuto nell’indagine demoscopica “Aspetti della vita quotidiana”, realizzata ogni anno
dall’Istat su 20mila famiglie e 50mila individui (l’ultima è stata pubblicata a
maggio 2024 ed è relativa ai dati del 2023): tra i 14 e i 17 anni, il 7% dei
ragazzi e delle ragazze svolge un’attività di volontariato. Non sono certo
moltissimi, anzi restano un piccola minoranza, ma è bene sapere che nel 2021
questa percentuale era molto più bassa: appena il 3,9%.
Adolescenti, numeri in
controtendenza
In soli due anni quindi il numero di
adolescenti che hanno deciso di prestare un po’ del loro tempo a un’attività di
volontariato è quasi raddoppiato. Un trend sorprendentemente positivo, soprattutto se
confrontato con quello relativo alle altre fasce d’età. Osservando infatti le
elaborazioni di Openpolis e Con i bambini sui medesimi dati Istat,
emerge come solo tra i 14 e i 17 anni l’impegno nel volontariato sia in
costante crescita, dopo il crollo della pandemia. In tutte le altre fasce d’età
al contrario l’andamento è altalenante, con una tendenza al calo dell’impegno,
specialmente tra i neo maggiorenni. Nel 2023, per esempio, la percentuale di
adolescenti attivi nel volontariato era più alta rispetto a quella dei
neomaggiorenni (18-19 anni).
Dagli stessi dati Istat, emerge
chiaramente come al Nord il volontariato goda di migliore salute rispetto al
Sud, a prescindere dall’età. Al settentrione, quasi il 10% della popolazione (dai 14 anni
in su) presta attività gratuita in associazioni di volontariato mentre al Sud
il dato si ferma al 5,7%. Si va così dal 16% del Trentino Alto Adige al 4,6%
della Sicilia. Le ragioni sono molteplici: tra queste, il numero di
associazioni presenti sul territorio, che diminuisce sensibilmente scendendo
lungo lo Stivale. Anche qui, solo un paio di dati per semplificare: nel 2020 in
Friuli-Venezia Giulia erano censite 1.150 associazioni di volontariato per
100mila residenti, in Campania solo 396 (fonte Openpolis-Con i Bambini su dati
Istat).
In soli due anni il numero di
adolescenti che hanno deciso di prestare un po’ del loro tempo a un’attività di
volontariato è quasi raddoppiato. Un trend sorprendentemente positivo,
soprattutto se confrontato con quello relativo alle altre fasce d’età
Al Sud, i ragazzi hanno meno
opportunità di impegno
Leggendo il dato da un’altra
angolazione, possiamo dire che i ragazzi e le ragazze del Sud hanno
minori possibilità d’impegno e di attivismo rispetto ai loro coetanei del
Centro e del Nord. Una delle tante disparità a cui occorrerebbe
trovare rimedio, soprattutto visto l’impatto positivo che questa
esperienza ha sui giovani: il volontariato infatti non solo è una risorsa per
la comunità, ma anche un ottimo antidoto contro il malessere psicofisico,
specialmente tra i più giovani.
Proprio al Sud, comunque, stanno
sbocciando esperienze di volontariato tra i giovanissimi particolarmente ricche
e significative, spesso in contesti di povertà economica, sociale ed
educativa.
Fare volontariato contiene
l’ansia e la depressione
Che il volontariato faccia bene a sé,
non solo agli altri, lo ha dimostrato un recente studio internazionale pubblicato su Jama Network, dedicato proprio all’impatto
positivo del volontariato sugli adolescenti e basato sui dati ufficiali
del Data
Resource Center for Child and Adolescent Health. In sintesi, emerge
come il volontariato sia associato a maggiori probabilità di salute eccellente
nei bambini e negli adolescenti, a minori probabilità di disturbi d’ansia negli
adolescenti e a minori problemi comportamentali nei bambini e negli adolescenti.
I risultati di questo studio sono
incoraggianti per ulteriori indagini volte a valutare la causalità, che, se
rivelata, potrebbe suggerire l’opportunità di prescrivere il volontariato come
intervento di salute pubblica
Per fare qualche esempio tratto dal
rapporto, mettendo a confronto la popolazione complessiva degli adolescenti (12-17
anni) e coloro che, nella stessa fascia d’età, svolgono attività di volontariato, tra i primi si rileva un
tasso di depressione di circa l’11%, mentre tra i secondi la percentuale scende
allo 0,78%. Per quanto riguarda l’ansia, colpisce il 19% degli adolescenti, ma
solo lo 0,74% di quelli che sono impegnati in attività di volontariato.
Il nesso causale è tutto da
approfondire, ma intanto i ricercatori concludono che «i risultati di questo
studio sono incoraggianti per ulteriori indagini volte a valutare la causalità,
che, se rivelata, potrebbe suggerire l’opportunità di prescrivere il volontariato
come intervento di salute pubblica».
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