della virtù
chiamata fortezza"
di ENZO
BIANCHI
Non
è una virtù teologale, dono dall’alto, ma è qualcosa che si può acquisire con
la ricerca, l’esercizio, e dando costanza nel tempo a atteggiamenti e azioni
finalizzate a compiere il bene.
Oggi,
dobbiamo riconoscerlo, una delle più gravi carenze nella paideia,
nell’educazione, è nell’approccio alle virtù.
Ma
tra le virtù alle quali si bada poco, possiamo dire che la fortezza è ancora
una virtù, la terza virtù cardinale secondo la tradizione filosofica e
teologica occidentale?
Forse
oggi è misconosciuta perché termine troppo imparentato con “forza”? O forse in
reazione a una certa lettura di Nietzsche e del suo “uomo forte”? Eppure in
passato la fortezza era considerata la virtù per eccellenza. Era la virtù
“condizione necessaria di tutte le virtù”. Era ritenuta indispensabile per una
vita bella, buona, felice, degna di essere vissuta, era sentita come
determinante. Solo con la fortezza si può firmiter operari, operare in modo
saldo, rimuovendo gli ostacoli perché l’azione decisa abbia corso e abbia buon
esito.
Come
si può costruire una famiglia se non c’è questa virtù della fortezza nei
genitori e in modo specifico nel padre? I figli che crescono hanno bisogno di
sentire e vedere la possibilità di aderire a qualcosa di sicuro, di saldo. E
come si può governare una comunità senza essere “forti” ? Come si può
contrastare la forza che aggredisce e tenta di distruggere senza persone forti
che con discernimento sappiano lottare e difendersi? Ed è proprio nella
capacità della lotta che la virtù della fortezza deve esercitarsi, nel
sustinere, cioè nella resistenza anche lunga e faticosa.
Il
contrario della persona forte non è il pauroso ma l’impotente, che nella sua
paralisi ad operare lascia fuoriuscire la violenza che lo abita per rovesciarla
fuori di sé.
Proprio
per mancanza di fortezza diventerà un traditore lasciando agli altri il lavoro
sporco e nascondendo così la sua incapacità anche a opporsi alla persona
forte.
Dove
manca la fortezza fiorisce l’omertà, si omette la cura, la giustizia non può
essere esercitata per l’arroganza di chi possiede potenza, il silenzio complice
di chi non vuole vedere vince su ogni compassione. Troppi elogi della fragilità
vengono celebrati oggi ma la fragilità è un grido che chiede aiuto, cura,
interessamento di persone forti, non di persone complici della diffusa
astenia.
Vorrei
infine ricordare come la virtù della fortezza sia il fondamento della speranza.
Perché colui che sa sperare lo può fare tenendo i piedi su un terreno solido
per poi lanciarsi in avanti, può sperare sul fondamento di cose certe e mai da
solo ma insieme agli altri.
Nessun commento:
Posta un commento