Vasi di coccio o riserve della Repubblica?
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di Luigi
Sanlorenzo
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Il
dibattito di questi giorni intorno alla figura di Ernesto Maria Ruffini quale
possibile federatore del centro cattolico sembra avere riaperto il grande tema
dell’opportunità di restituire visibilità ad un’identità che si è andata
progressivamente dissolvendo all’interno dei due poli.
Eppure,
può piacere o meno, negli ultimi decenni le castagne dal fuoco agli italiani
sono state tolte da tre grandi personalità di formazione cattolica: il credente
“adulto” Romano Prodi, già presidente della Commissione Europea, Mario Draghi,
già a capo della Banca Centrale Europea ed il Presidente della Repubblica,
Sergio Mattarella.
Il
primo sconfisse Berlusconi nel 1996 e nel 2006, il secondo ha archiviato nel
2021 la stagione del populismo, salvando il Paese dalla iattura di un terzo
esecutivo presieduto da Giuseppe Conte, il terzo ha garantito dall’alto del
Colle la stabilità e la credibilità in Europa.
Tuttavia,
nessuno dei governi citati, sempre salutati in Europa e nel mondo con grande
consenso e apprezzamento, ha mai superato due anni di vita a motivo
dell’ostilità degli alleati di estrema Sinistra e del Movimento 5 Stelle, che
ha dato il destro a Salvini, Meloni e Berlusconi.
Non
è il caso di dilungarsi sulle cause di quelle cadute, più volte e in altre
occasioni oggetto di articoli e riflessioni varie da parte di chi scrive e di
larga parte della stampa italiana.
Qui
giova, piuttosto, ragionare su come, nonostante le buone intenzioni contenute
nell’atto fondativo dell’Ulivo prima e del Partito Democratico successivamente,
non sia cresciuta la rilevanza del cattolicesimo democratico nello schieramento
di centro sinistra, come peraltro avvenuto sul versante opposto, dove è
lievitata progressivamente l’egemonia della Destra.
Nel
principale partito del centro-sinistra, alla leadership di Matteo Renzi,
utilizzata per vincere le elezioni europee, nessuna tregua è stata data
successivamente fino alla decisione dell’interessato di dare vita ad un nuovo
soggetto politico che è il stato il vero protagonista della fine del contismo e
dell’arrivo di Mario Draghi.
Com’è
possibile che ciò sia accaduto?
A
differenza della Destra – che per molti versi strizza l’occhio ad un
impossibile passato giocando con le tante paure degli italiani – e della
Sinistra che, dopo la caduta del Muro di Berlino ha iniziato la lunga marcia
alla ricerca della propria anima talvolta svendendola “per un piatto di
lenticchie” il mondo cattolico dispone di un immenso patrimonio ideale e
pratico contenuto nelle costanti evoluzioni della Dottrina Sociale della
Chiesa e nel magistero papale con, da ultimo, le posizioni ardite e progressiste
di Papa Francesco.
Quanto
ancora dovrà durare il complesso di colpa derivante dalla rovinosa caduta della
Democrazia Cristiana, alimentata oltre che da riscontri oggettivi anche da un
offensiva senza precedenti nella storia giudiziaria italiana ?
In
una società ampiamente secolarizzata è ovvio che non si possa più parlare di
unità politica ma altrettanto lo è constatare l’irrilevanza del pensiero
cattolico nei due principali poli italiani, dove la missione di essere fermento
e lievito è chiaramente fallita !
Nella
diaspora dei cattolici italiani molto è andato perduto sull’onda dei bisogni
immediati del Paese cui si è preferito dare risposte di breve respiro,
inseguendo sondaggi e mode passeggere e, spesso, anche “valori irrinunciabili”
sono stati dimenticati e regalati alle componenti più tradizionaliste e
integraliste che hanno trovato gradita ospitalità a Destra.
Eppure,
non esiste proposta “politica” più rivoluzionaria del Cristianesimo che, nel
Cattolicesimo Romano è documentata da encicliche fondamentali e attuali sui
temi ancora cruciali dei nostri tempi. Da “Laborem Exsercens” a “Centesimus
Annus” da “Pacem in terris” a “Fratelli tutti” da “Veritatis Splendor” a
“Laudato si'” per citare le più note, la Chiesa Cattolica ha prodotto una mole
di documenti di orientamento che non ha eguali in alcuna cultura politica e il
cui livello di elaborazione concettuale non ha rivali neanche nelle più ardite
filosofie del Novecento.
Dunque,
esponenti politici ed istituzionali eccezionali, un retroterra culturale di
primissimo ordine, un linguaggio universale che raggiunge tutti gli angoli del
mondo, un radicamento nei paesi latini ancora forte e intergenerazionale. Solo
in anni recenti il movimento Fridays for Future animato da Greta Thunberg ha
raggiunto livelli di mobilitazione giovanile paragonabili alle giornate
mondiali della Gioventù volute e promosse da Giovanni Paolo II.
È
allora, che cosa ostacola il cammino verso una proposta politica che tragga
piena e manifesta ispirazione dal Magistero ecclesiale e che sia inclusiva e
solidale anche con chi è animato da altri valori che abbiano al centro la
Persona e il Bene Comune?
Forse
si tratta di un messaggio scomodo sui temi della sessualità o dell’interruzione
di gravidanza o dei matrimoni religiosi tra omosessuali o, ancora, sul
sacerdozio delle donne?
Ma
sono forse meno stringenti le ideologie che di fondano sul profitto ad ogni
costo, su un’uguaglianza contro natura, sul mancato riconoscimento dei diritti
civili, sulla persecuzione delle minoranze, sullo sfruttamento dei minori,
sulla proliferazione di conflitti e guerre?
Quelle
cristiane sono in Europa soltanto radici o alberi frondosi che qualcuno ha
interesse a non far crescere perché metterebbero in crisi visioni
nazionalistiche improntate all’egoismo?
Sono
interrogativi inquietanti che in Italia trovano forti contraddizioni e che nel
corso delle prossime elezioni vedranno contrapporsi di fatto un’alleanza che si
richiama alle parti più oscure della religiosità che guardano alla Russia di
Putin e del suo ambiguo alleato religioso o, dall’altra parte, ad un laicismo
di fondo cui piacerebbe ridurre la dimensione spirituale ad un fatto meramente
privato senza alcuna influenza sulle scelte pubbliche, nel rispetto della
laicità dello Stato.
Nel
dopoguerra l’Italia e la Germania si salvarono grazie alla conduzione politica
di cattolici quali l’italiano Alcide De Gasperi, il tedesco Konrad Adenauer, il
francese Jean-Baptiste Shuman che, insieme al socialista belga Paul-Henri Spaak
e al laico Altiero Spinelli sognarono e realizzarono le premesse dell’Unione
Europea. E fu un cattolico tedesco, il cancelliere Helmuth Kohl, leader della
CDU a riunificare la Germania contro il volere di molti.
Oggi
italiani ed europei si trovano davanti ad un bivio nel quale ogni scelta
segnerà il destino dei prossimi decenni, le alleanze con il resto del mondo, i
nuovi e più gravi bisogni di speranza che il tempo in cui viviamo pone come non
mai.
Potrà
essere il contributo dei cattolici, una volta annacquato in formazioni
variegate e spesso contraddittorie, determinante in tale frangente della
Storia? Non lo credo, e non per dogma ma per l’esperienza italiana degli ultimi
decenni che ha visto anche in alcuni movimenti di ispirazione cattolica fare un
grande confusione tra mode e valori, tra slogan e contenuti, tra fede e militanza,
scimmiottando forze politiche ben liete di poterne esibire qualche esponente
come “specchietti per le allodole” salvo poi liberarsene al momento più
opportuno.
Nella
Nota Dottrinale del 2002 circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il
comportamento dei cattolici nella vita politica, si legge:
“È
oggi verificabile un certo relativismo culturale che offre evidenti segni di sé
nella teorizzazione e difesa del pluralismo etico che sancisce la decadenza e
la dissoluzione della ragione e dei principi della legge morale naturale.
A
seguito di questa tendenza non è inusuale, purtroppo, riscontrare in
dichiarazioni pubbliche affermazioni in cui si sostiene che tale pluralismo
etico è la condizione per la democrazia.
Avviene
così che, da una parte, i cittadini rivendicano per le proprie scelte morali la
più completa autonomia mentre, dall’altra, i legislatori ritengono di
rispettare tale libertà di scelta formulando leggi che prescindono dai principi
dell’etica naturale per rimettersi alla sola condiscendenza verso certi
orientamenti culturali o morali transitori, come se tutte le possibili
concezioni della vita avessero uguale valore.
Nel
contempo, invocando ingannevolmente il valore della tolleranza, a una buona
parte dei cittadini — e tra questi ai cattolici — si chiede di rinunciare a
contribuire alla vita sociale e politica dei propri Paesi secondo la concezione
della persona e del bene comune che loro ritengono umanamente vera e giusta, da
attuare mediante i mezzi leciti che l’ordinamento giuridico democratico mette
ugualmente a disposizione di tutti i membri della comunità politica.
La
storia del XX secolo basta a dimostrare che la ragione sta dalla parte di quei
cittadini che ritengono del tutto falsa la tesi relativista secondo la quale
non esiste una norma morale, radicata nella natura stessa dell’essere umano, al
cui giudizio si deve sottoporre ogni concezione dell’uomo, del bene comune e
dello Stato. “
E,
recentemente, alla domanda “”Ma un cattolico deve fare
politica?” Papa Bergoglio ha risposto: “Fare politica è importante:
la piccola politica e la grande politica. Ma, nella Chiesa ci sono tanti
cattolici che hanno fatto una politica non sporca, buona; anche, che hanno
aiutato alla pace nei Paesi. Ma pensate ai cattolici qui, in Italia, del
dopoguerra – alcuni: pensate a De Gasperi; pensate alla Francia: Schumann, che
ha la causa di beatificazione … Si può diventare santo facendo politica. E non
voglio nominare più: valgono due esempi, di quelli che vogliono andare avanti
nel bene comune.
La
Chiesa è la comunità dei cristiani che adora il Padre, va sulla strada del
Figlio e riceve il dono dello Spirito Santo. Non è un partito politico. “No,
non diciamo partito, ma … un partito solo dei cattolici”: non serve e non avrà
capacità convocatorie, perché farà quello per cui non è stato chiamato” (da
“Avvenire”, 2015).
Assodata la differenza tra la Chiesa ed un partito politico, mi sento di
concludere con l’ennesima domanda: alla luce della recente esperienza politica
italiana serve a qualcosa la sola testimonianza (parola che corrisponde al
termine greco μάρτυς, martire) isolata in contesti politici
chiaramente orientati su valori diversi, quando non addirittura divergenti ?
Credo che un nuovo dibattito diventi urgente, prima che sia troppo tardi !
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