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lunedì 29 aprile 2024

UN NUOVO CALENDARIO SCOLASTICO

 “Lezioni fino alla prima settimana di luglio e rivedere le interruzioni durante l’anno. 

Docenti in esubero per progetti estivi.

 

INTERVISTA al pedagogista Maviglia

 

-         di Fabrizio De Angelis

  Pochi giorni fa il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha annunciato il piano estate 2024, ovvero un programma di attività che coinvolgeranno le scuole quando non ci saranno le attività didattiche. L’iniziativa prevede un notevole investimento di risorse, con 400 milioni di euro già stanziati, ai quali si aggiungono fondi provenienti da altri finanziamenti destinati all’inclusione e alle materie STEM.

 L’obiettivo è offrire agli studenti un’ampia gamma di attività, che spaziano da quelle ludiche, sportive e ricreative a corsi di recupero e potenziamento delle competenze, su base volontaria. Il piano prevede il coinvolgimento, sempre su base volontaria e retribuita, del personale docente e ATA.

 Non mancano però i punti interrogativi. In primis, la disponibilità del personale ATA, in gran parte precario con contratti in scadenza a fine giugno, rappresenta un’incognita significativa. Valditara rassicura: “Ci sarà la possibilità di fare convenzioni con il terzo settore, il volontariato e di coinvolgere gli studenti universitari”.

 Nonostante le rassicurazioni del Ministro sull’assenza di ritardi e sulla disponibilità delle risorse, alcuni dubbi permangono sulla fattibilità del progetto nei tempi previsti e sulla sua reale efficacia. L’adesione del personale scolastico e la capacità di coinvolgere altri attori saranno cruciali per la buona riuscita dell’iniziativa.

 A parlare del progetto ministeriale è il pedagogista Mario Maviglia, che ci ha fornito anche alcune proposte interessanti in merito all’organico dei docenti e al calendario scolastico.

Lei afferma, in un intervento su un quotidiano locale, che il piano estate manca di chiarezza, soprattutto per quanto riguarda il ruolo della scuola. Può spiegarci meglio cosa intende?

 Lo specifico della scuola è la gestione e cura dei processi di insegnamento apprendimento e l’obiettivo finale è rappresentato dal conseguimento del successo formativo per ogni studente. Il Piano estate opera su un piano un po’ diverso in quanto non intende proporre attività “scolastiche” agli studenti, ma realizzare progetti di carattere didattico, sportivo, musicale, teatrale, ludico e ricreativo. Ovviamente anche queste attività promuovono, lato sensu, l’apprendimento degli studenti, ma i docenti sono preparati a questo tipo di approccio senza un’adeguata preparazione? E in ogni caso il Piano estate sposta il baricentro della scuola da una dimensione di apprendimenti formalizzati quali sono quelli scolastici, a una dimensione di apprendimenti con un livello meno stringente di strutturazione e formalizzazione. Ma, ripeto. La scuola storicamente non è stata concepita in tal senso. Si può fare, ovviamente; ma ci vuole tempo.

 Dunque, mancherebbe un piano di ampio respiro e che duri nel tempo. Nel suo intervento avanza alcune proposte. Ci spiega la proposta sugli organici dei docenti?

 Il processo di denatalità comporta una contrazione degli organici dei docenti in quanto la costituzione di meno classi determina un numero inferiore di docenti di cui si ha bisogno. Ma se si vuole guardare oltre il dato contingente, questa situazione, apparentemente negativa, può essere utilizzata per qualificare la scuola. Se i docenti in esubero vengono comunque assegnati alle scuole senza contrarre gli organici, possono essere utilizzati per trovare una soluzione alle situazioni più preoccupanti di numerosità delle classi (le cosiddette classi-pollaio) o anche per poter contare su un certo numero di docenti per portare avanti progetti nell’ambito del Piano estate. Il timore è che, come al solito, verrà adottato un approccio ragionieristico (meno classi/meno docenti), salvo poi chiedere alle scuole di fare sacrifici o aggiustamenti per realizzare proposte di carattere essenzialmente sociale.

 Lei accenna anche, e qui arriviamo alla seconda proposta, di intervenire sul calendario scolastico. Cosa intende nello specifico?

 Una revisione complessiva del calendario scolastico potrebbe comportare uno “slittamento” delle lezioni fino alla prima settimana di luglio (ricordiamo che le scuole dell’infanzia già concludono le loro attività didattiche a fine giugno). Questo è possibile rivedendo i periodi di interruzione didattica durante l’anno scolastico, ma anche, nel contempo, rendendo “abitabili” le scuole durante il periodo estivo (ossia climatizzandole). Sono proposte che vanno ovviamente studiate attentamente, anche prendendo spunto da quanto avviene negli altri Paesi della UE (ad esempio in Francia) e tenendo comunque conto che cambiamenti di tale portata richiedono tempi adeguati per essere gestiti in modo proficuo. Del tutto strumentale appare invece la polemica che anche molti politici periodicamente portano avanti contro i “tre mesi” di vacanza dei docenti. Ci sarebbe da chiedere quanti giorni effettivi lavorano nel corso dell’anno i politici e metterli a confronto con quelli dei docenti.

 Una battuta sulla riforma del voto in condotta appena approvata al Senato. Cosa ne pensa delle novità pensate dal Ministro Valditara?

 La mia impressione è che questo insistere sugli aspetti punitivi e repressivi del voto in condotta nasconda una tendenza autoritaria dell’attuale gestione politica della scuola, sancita peraltro dal decreto Caivano. Con questo non si vuole nascondere il problema del comportamento a scuola, ma siamo sicuro che questa sia la strada giusta? Occorre semmai insistere sul valore formativo della valutazione, ribadendo semmai l’esigenza di più educazione, non di più repressione. E questo perché non si vuole, o non si è in grado, di considerare altri aspetti che possono contrastare condotte non adeguate all’interno della scuola, come ad esempio dando maggiore prestigio sociale ai docenti attraverso un’adeguata retribuzione e mediante forme di reclutamento più serie e rigorose. Siccome non si ha una visione lungimirante sul valore della scuola nello sviluppo del Paese e sul ruolo fondamentale che svolgono i docenti, allora vengono adottate queste soluzioni dal respiro corto, che intervengono sul sintomo, e che non mettono in discussione l’attuale assetto della scuola, oltre che non restituire dignità ai suoi operatori. Finché si aumentano in maniera sconsiderata le spese militari e non si privilegiano gli interventi per innalzare il livello di qualità dei docenti e della scuola c’è poco da essere ottimisti.

 

Orizzonte scuola



 

 

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