una questione di stile
o di convenienza
- di Davide Magatti
Quando carichiamo gli altri delle nostre fatiche, riservando a
chi ci cammina accanto una risposta secca, una frase saccente, un modo
scortese, ci giustifichiamo, in genere, subordinando i modi ai contenuti,
dimenticando che la qualità della comunicazione costituisce sempre una porzione
essenziale del messaggio stesso.
Le accelerazioni aggressive o i toni supponenti compongono un
segnale inequivocabile, benché implicito, di disapprovazione, di squalifica
dell’altro che ci ascolta. È un modo per salire sul palco e sottrarci allo
scambio alla pari, al dialogo autentico, forzando l’altro al duello verbale o,
in alternativa, alla resa.
Quando ci dimentichiamo di ascoltare, di accogliere ed andiamo
all’attacco, stiamo iniziando ad impoverire lo spazio del confronto, minando
potentemente l’efficacia e l’esito della comunicazione.
Ogni "persona che si ritiene per bene", in particolare ogni educatore, deve saper essere sempre cortese. Ma la cortesia
non è semplice garbo, bel modo.
Cortesia è soprattutto attenzione e presenza all’altro. Cortesia
non è semplice riproposizione di comportamenti codificabili come gentili, bensì
è la disposizione di chi sa porsi con umiltà e rispetto nei confronti di
un’altra persona.
È aprendo spazio che possono prodursi contenuti non scontati; è
frenando la presunzione che possiamo aprire a punti di vista nuovi; è
attraverso l’ascolto che possiamo tentare di comprendere ed è, infine,
attraverso un clima di fiducia, non di prevaricazione, che possiamo noi stessi
ricevere ascolto.
Pensiamoci. Non è soltanto una questione di stile, bensì di
intelligenza e di reale attitudine all’ascolto.
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