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di Emanuele Poli
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Gli
incendi boschivi afferiscono alla qualità dei rapporti che la società
contemporanea è in grado di creare con l’ambiente circostante e sono causa di
grave degrado e di profonda alterazione ambientale, nonché indice di
compromissione degli ecosistemi naturali. Nell’analisi di tale problematica
sono stati realizzati diversi GIS (Geographic information system) in differenti
province italiane, tra il 1980 e il 2010. Dall’elaborazione dei dati, redatti
dal Corpo Forestale dello Stato, emergono una miriade di casi, che hanno
provocato la perdita di migliaia di ettari di superficie boschiva, con ingenti
danni economici.
Le
cause sono legate principalmente ai comportamenti umani mentre sono scarse
quelle naturali (1%), nel 28% dei casi si tratta di incendi involontari o
colposi e il 71% è attribuibile a cause dolose o volontarie.
Le
azioni di ricostituzione e di rimboschimento non sempre sono riuscite a
rimediare ai danni prodotti dagli incendi. Il clima, con il suo regime
pluviometrico e la dominanza dei venti e il suo andamento stagionale, gioca un
ruolo fondamentale nel predisporre le condizioni ottimali per la propagazione
degli incendi volontari e involontari o per innescare quelli naturali. Per tale
motivo il maggior numero di incendi annui è concentrato nei mesi più caldi e
con scarse precipitazioni. Altri elementi scatenanti sono le tipologie
forestali, la quantità di acqua presente nei tessuti delle piante, nonché le
condizioni del sottobosco, dettate dal governo e dal trattamento dello stesso.
Queste ultime fanno emergere una diversa distribuzione del numero di incendi
tra le diverse aree geografiche. È pur vero che, oltre a questi fattori
fisici-naturali, anche la conoscenza sulla normativa sulle zone e sulle realtà
più frequentemente soggette a rischio di incendio, costituisce la base per
un’attività di monitoraggio ambientale ed evidenzia le aree ove installare i
punti di avvistamento o gli strumenti di controllo.
Molto,
ancora, deve essere realizzato, grazie anche a una maggiore sensibilizzazione
politica, sociale e amministrativa che renda gli abitanti del territorio
consapevoli delle minacce provocate dal fuoco al già compromesso equilibrio tra
uomo e ambiente. Un importante passo in avanti, in tal senso, è avvenuto con
l’entrata in vigore della legge quadro sugli incendi boschivi n°353 del 21
novembre 2000, che ha esaltato il ruolo della conoscenza e della prevenzione
(art. 4 comma 2), introducendo il reato d’incendio boschivo nel nostro Codice
Penale (art. 423 bis).
Forse
è anche per questo se dal 2000 al 2007 la media degli incendi in Italia è
calata di un terzo rispetto a quella dei due decenni precedenti, secondo quanto
riferito dalle informazioni pubblicate dal Corpo Forestale dello Stato1 .
Il
caso Sardegna
Il
fenomeno degli incendi in Sardegna nella gran parte dei casi non è dovuto a
cause naturali (1% del totale) bensì al fattore antropico2. Nonostante
ciò, il problema è stato sempre vissuto e affrontato come se si trattasse di
una calamità naturale da contrastare per contenere i danni e minimizzarne i
pericoli. La necessità di tutelare l’ambiente e le comunità ha messo in secondo
piano la ricerca delle cause antropiche che, nel caso della Sardegna,
rappresentano la base del problema. Anche laddove se ne riconosce l’origine
antropica, l’idea più diffusa è che gli incendi nell’isola siano legati a un
sistema agro-pastorale arretrato: una visone che, almeno in parte, andrebbe
rivalutata.
Al momento l’unica certezza è che ogni anno il fuoco continua ad arrecare danni
all’ambiente, a distruggere il patrimonio economico e a causare gravi lutti
nelle comunità3, mentre la Regione Sardegna e lo Stato si impegnano
nella sorveglianza e nella lotta al fuoco mettendo in gioco risorse finanziarie
e umane. Si tratta, come prevede la legge nazionale, di attività di prevenzione
che consistono nel porre in essere azioni mirate a ridurre le cause e il
potenziale innesco d’incendio nonché interventi finalizzati alla mitigazione
dei danni conseguenti (art. 4, comma 2, della legge n°353). Tra queste anche
interventi destinati all’uomo, tesi a prevenire comportamenti scorretti, sia
dolosi che colposi, quale principale causa di incendio.
La salvaguardia e la tutela dei boschi sono oggi strettamente connesse al grado
di civiltà degli uomini, alla loro cultura e sensibilità, alla qualità dei
rapporti che sono in grado di stabilire con l’ambiente. Al riguardo, l’opera di
sensibilizzazione delle popolazioni e di informazione dei cittadini, anche con
il coinvolgimento dei mass media, non sarà mai pienamente efficace se non mira
a realizzare una cultura della tutela del patrimonio forestale inteso come bene
imprescindibile che appartiene alla stessa collettività. É necessario,
pertanto, dare opportuno impulso a tutte quelle azioni di carattere informativo
e formativo che concorrono alla crescita di una cultura dell’ambiente e del
bosco, promuovendo la consapevolezza che uomini e alberi appartengono al
medesimo contesto naturale.
Molti incendi si verificano lungo i bordi delle strade, a partire dalle
scarpate e dalle cunette spesso interessate da vegetazione facilmente
infiammabile, oppure lungo le piste e i sentieri che si addentrano nei boschi.
Questi fuochi possono essere prevenuti sia con azioni tendenti a rendere più
consapevole e responsabile il comportamento dell’uomo (l’educazione
ambientale), che con interventi di vigilanza delle amministrazioni preposte.
Spesso le tensioni sociali portano ad atti vandalici o a ricatti delle
istituzioni. Constatato ciò è necessario adottare misure che tendono a
prevenire tensioni e motivazioni che, come conseguenza, hanno vere e proprie
forme di vandalismo che sfociano in incendi dannosi. Le comunità devono
impedire sul nascere gli incendi rendendo il territorio meno combustibile e
isolare gli incendiari. È indispensabile cambiare la mentalità dell’intera
popolazione, coinvolgendo tutte le componenti della società, dalla classe
politica alla scuola, dalle Provincie ai Comuni, dalle associazioni
professionali, sportive e culturali (allevatori, agricoltori, cacciatori,
ambientalisti) ai volontari, in modo che agiscano, ognuno nel proprio settore
di competenza, in modo attivo e convinto verso il problema. L’ambiente è il
soggetto fondamentale e il nucleo dell’unico sviluppo possibile della Sardegna
e tale sviluppo sarà possibile solo nel momento in cui tutte le forze insieme
riusciranno a sconfiggere questo fenomeno, causato per colpa e per volontà
dell’uomo.
Io
sto col bosco
La proposta didattica “Io sto col bosco” è stata ideata e progettata nell’anno
accademico 2010/2011 presso l’Università di Cagliari, durante l’attività
frontale del corso di Geografia e Didattica della geografia, corso di laurea in
Scienze della Formazione primaria. L’occasione si è presentata nel momento in
cui, le province di Sassari, Olbia-Tempio, Cagliari e Nuoro e i maggiori Comuni
sardi (Pozzomaggiore, Stintino, Porto Torres, Torralba, Sorso, Florinas,
Cossoine, Usini, Bottidda, Trinità d’Agultu e Vignola, Santa Maria Coghinas)
hanno invitato l’ateneo cagliaritano, dove il sottoscritto, in qualità di
ricercatore di Geografia, è impegnato nell’attività didattica e in alcuni studi
di ricerca, a partecipare alla quinta edizione di “Adotta un albero”, un progetto
che coinvolge alunni della scuole secondarie di I e II grado della Sardegna.
L’intento è quello di sensibilizzare le giovani generazioni alle problematiche
ambientali attraverso attività di messa a dimora di nuovi alberi e la visione
di filmati. Questo invito ha motivato a pensare a qualche attività da proporre
ai futuri insegnanti, impegnati tutt’oggi in attività di supplenze, di tirocini
o e laboratori vari.
Le discipline coinvolte sono oltre alla geografia, le scienze, l’educazione
ambientale, l’educazione all’immagine, l’educazione alla salute e la convivenza
civile. Attraverso questa proposta didattica i discenti hanno avuto
atteggiamenti di cura verso l’ambiente sociale e naturale, apprezzandolo e
valorizzandolo con maggior consapevolezza, hanno formulato ipotesi e
previsioni, prospettato soluzioni, prodotto rappresentazioni grafiche,
analizzato e raccontato in forma chiara ciò che hanno avuto modo di imparare
precedentemente e valutato i possibili effetti delle decisioni e delle azioni
dell’uomo sui sistemi territoriali. Tra gli obiettivi possibili, si può pensare
all’acquisire una consapevolezza del prezioso patrimonio naturale, ambientale e
flori-faunistico presente nel proprio territorio, acquisire consapevolezza
della sempre maggiore responsabilità umana nei danni ambientali causati dagli
incendi, conoscere le norme fondamentali di prevenzione e le principali norme
di comportamento in caso di incendi, conoscere le istituzioni che si occupano
della salvaguardia dell’ambiente e attivare comportamenti di prevenzione ai
fini della salute nelle diverse situazioni di vita.
Note
1)
I dati citati sono disponibili sul sito del Corpo forestale dello Stato,
al seguente link.
2)
Questo dato è confermato dalle indagini effettuate dal Corpo Forestale dello
Stato a livello nazionale ed è sufficiente per differenziare la nostra realtà
da altre realtà ambientali e territoriali, come ad esempio il versante Ovest
degli Stati Uniti d’America, dove gli incendi dovuti ai fulmini rappresentano
il 90% degli eventi totali registrati (American Forests,4, Winter 2004).
PROGETTO
SUGLI INCENDI E I CAMBIAMENTI CLIMATICI
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