sabato 29 luglio 2023

COMUNICARE E' BELLO E CONVIENE

 


-         - di Laura Bellomi

 

 Sarà la fretta che ci usare Whatsapp anche quando una chiacchierata sarebbe molto meglio, sarà che le buone intenzioni sono più facili a dirsi che a farsi, sarà che… quando comunichiamo male o non comunichiamo proprio, il miss understanding è dietro l’angolo. Eppure, comunicare è la cosa più bella che ci potesse capitare, perché ci mette in relazione con l’altro, è la relazione con l’altro. E così la nostra vita e il nostro servizio sono del tutto immersi nella comunicazione. Di più, sono comunicazione!

Se ci pensate, comunichiamo in continuazione: con le parole, certamente, ma anche con il silenzio, con il corpo, con i gesti e con i rituali (quanto dicono le cerimonie!). A volte però dimentichiamo che, prima ancora di dire, comunicare è ascoltare. Volevo dirti che…ti ascolto. Solo quando ascoltiamo con le orecchie del cuore siamo in grado di comunicare, viceversa è un parlarsi addosso.

Comunicare richiede un’attenzione premurosa e il saper cogliere le parole anche dove non ci sono.

Cambiano le persone, il contesto e gli strumenti (vedi   Quarta rivoluzione ed  educazione), ma l’abc non cambia: attenzione, cura, attesa, accoglienza sono sempre e comunque i presupposti di una buona comunicazione. Ogni relazione ha poi un suo modo unico per parlarsi e tocca a noi trovare le “parole”. 

Se a volte sembra di non capire o di non essere capiti, la questione non sono quindi le chat, il web, i social o il metaverso, quanto l’essere sintonizzati su noi stessi e sugli altri. E il decidere che sì, ne vale la pena (talora anche i messaggi whatsapp/facebook possono essere autoreferenti/autocelebrativi o insulsi o ripetitivi o inopportuni!)

 È una fatica buona quella che ci fa comunicare anche quando sarebbe più comodo isolarsi stando nel proprio recinto. Comunicare è un atto di responsabilità, oltre che di umanità. Il resto si spiega con una parola: indifferenza.

Abbiamo tutti bisogno di ascolto e di essere ascoltati. Di chiamare e di sentirsi chiamati. 

Allora forse oggi è il giorno giusto per un azzardo. Prendiamo il telefono e chiamiamo quel collega, quell’amico, quel parente che non sentiamo da tempo. Così, senza messaggino di preavviso, senza appuntamento. Spiazzante? Provate e mi direte. 

Per me, un gesto che parla.

  PS: da qui potete scaricare il pdf della rivista “Proposta Educativa”

 

 

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