Perché i social sembrano una democrazia, ma in realtà lo sono solo in parte secondo Paolo Crepet. “Contano le competenze”, avverte lo psichiatra e sociologo.
- di Silvana Palazzo
Tra
i tanti mali del presente c’è senza dubbio la continua violenza dei giovani.
Per lo psichiatra Paolo Crepet c’è una spiegazione: sono degli impotenti. «Ogni
bullo è un impotente nel senso che, non avendo altri strumenti di idee,
comportamenti o di interessante nella vita, si adatta a demolire l’altro».
In quella demolizione degli altri ipotizza una crescita che in realtà non c’è.
Ne parla a La Nazione, prendendo posizione anche sull’uso dei social,
uno strumento democratico solo all’apparenza. «Con i social tutti possono avere
voce. Sembrerebbe una vera democrazia. Ma la democrazia è davvero far parlare
tutti? In parte sì – spiega Crepet -. Ma allora vuol dire che tutti hanno le
stesse competenze? Evidentemente no».
Opporsi
a questo è la sua missione. «Mi sbalordisco dell’imbecillità della gente
quando pensa che, se i figli non hanno fatto le 7 di mattina ubriachi, non sono
“à la page”, che costruirsi un futuro è faticoso, come se l’unica cosa sensata
della vita fosse dilapidare un capitare ereditato. Tutto questo non ha un senso».
A
tutto questo Crepet si ribella come uomo, professionista e intellettuale.
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