di «paternità» autentica
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di Paolo Giulietti *
Confesso però di essere
rimasto molto colpito dall’impatto delle parole di papa Francesco su di loro:
discorsi semplici, elementari, quasi da catechismo della prima comunione: «Gesù
ti vuole bene, non ti giudica, cammina con te sempre, ti aiuta a impegnarti per
fare della tua vita qualcosa di bello, nonostante tutto». Parole – si direbbe –
banali, eppure accolte con grande attenzione e anche commozione. Parole
evidentemente desiderate, perché rare, espressione di una paternità affettiva e
incoraggiante di cui le nuove generazioni mostrano di avere un disperato
bisogno. Riporto quindi da Lisbona l’impressione di una diffusa orfanità umana
e spirituale di tanti ragazzi e ragazze, in alcuni soggetti addirittura
sconcertante. Che manchino gli adulti lo si vede da tante piccole cose,
relative alla gestione quotidiana, alle reazioni dinanzi alle difficoltà,
all’andamento delle relazioni... Lo si coglie nei racconti di ciò che vivono a
scuola, in famiglia, in parrocchia... dove è forte – anche se non sempre consapevole
– la percezione di essere, da parte degli adulti, più giudicati che
accompagnati, più intrattenuti che educati, più blanditi che amati; di avere
più complici infidi che padri affidabili. Lo si coglie nel sorprendente
attaccamento alle figure adulte capaci di incarnare una paternità autentica,
anche e forse soprattutto nel richiamare esigenze e responsabilità. Questa Gmg
ci ha mostrato che camminare con i giovani implica saper incarnare la proposta
cristiana in uno stile di autentica vicinanza e dedizione e con parole che
vadano al cuore, poiché nascono da un’effettiva comunicazione. Appunto da
padri.
Tutto questo è molto
sfidante, perché chiede alle nostre comunità – non solo agli “addetti ai
lavori” – di recuperare un’attitudine generativa che culturalmente appartiene
sempre meno a noi adulti, anche nella Chiesa. Il frutto dell’individualismo
imperante, infatti, non può che essere la sterilità, perché ogni forma di
generazione comporta una qualche abdicazione rispetto alla sovranità dell’ego.
L’individualismo si esprime a volte anche come difesa “corporativa” di
interessi, tradizioni, modi di fare... sui quali ci si adagia, anche nelle
parrocchie, ma che non risultano accoglienti o interessanti per le nuove
generazioni.
Papa Francesco richiama
da tempo la necessità di diventare quel “villaggio educante” di cui i giovani
hanno bisogno per trovare la propria strada nel mondo. La semplicità delle sue
parole e del suo stile ci interpella a divenire capaci di una siffatta paternità.
*Arcivescovo di Lucca
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