- -di Paolo Ondarza - Città del Vaticano
Imprenditori
di sogni
Gli
studenti lo accolgono con grande acclamazione tra canti e cori. Il Papa li
invita ad essere “imprenditori di sogni”, “non amministratori di paure”, a non
accontentaresi di risposte facili che anestetizzano, ad avere “il coraggio di
sostituire le paure con i sogni”. In un’università, constata,
l’autopreservazione è una tentazione, un riflesso condizionato dalla paura:
“Sarebbe uno spreco pensare a un’università impegnata a formare le nuove
generazioni solo per perpetuare l’attuale sistema elitario e diseguale del
mondo, in cui l’istruzione superiore resta un privilegio per pochi”.
“Se
chi ha ricevuto un’istruzione superiore non si sforza di restituire ciò di cui
ha beneficiato, non ha capito fino in fondo cosa gli è stato offerto”.
“Tutti
siamo pellegrini” e ogni pellegrino “cerca” e “rischia”, osserva il Pontefice
invitando a diffidare “delle formule prefabbricate, delle risposte che sembrano
a portata di mano, delle proposte che sembrano dare tutto senza chiedere
nulla”.
Mai
aver paura di sentirci inquieti: essere insoddisfatti infatti, prosegue, “è un
buon antidoto contro la presunzione di autosufficienza e il narcisismo. Ognuno
di noi è pellegrino, cercatore, avverte la propria incompletezza, come dice
Gesù, “siamo nel mondo, ma non del mondo”. Da qui l’incoraggiamento a non
allarmarsi “se ci troviamo assetati dentro”.
Non siamo malati, ma vivi! Preoccupiamoci piuttosto quando siamo disposti a sostituire la strada da fare con un qualsiasi punto di ristoro, purché ci dia l’illusione della comodità; quando sostituiamo i volti con gli schermi, il reale con il virtuale; quando, al posto delle domande che lacerano, preferiamo le risposte facili che anestetizzano.
È
tempo di ridefinire ciò che chiamiamo progresso ed evoluzione perché “in nome
del progresso”, osserva Francesco, “ si è fatto strada troppo regresso”. Sì a
visioni d’insieme, no a polarizzazioni.
L’incontro
presso l’ateneo cattolico di Lisbona è stato un vero e proprio dialogo. Le
parole del Papa sono arrivate infatti come una risposta a quelle che poco prima
gli avevano rivolto quattro giovani sui temi della Laudato Sì, del Patto
Educativo Globale, dell’Economia di Francesco e della cultura dell’incontro.
Beatriz, Mohoor, Mariana, Tomás: il Santo Padre ringrazia ciascuno per le
testimonianze di speranza, entusiasmo realista, senza lamentele o fughe in
avanti realiste.
È
vero, constata, “non è possibile un’autentica ecologia integrale senza Dio; non
basta che un cristiano sia convinto, deve essere convincente riflettendo la
gioia del Vangelo; senza incarnazione, anche nel campo della cultura, il
cristianesimo diventa ideologia”. A tutti chiede: “cosa volete vedere
realizzato in Portogallo e nel mondo?” Quindi confida loro un desiderio:
Guardando
ad un pianeta "minacciato da una grave distruzione ecologica" e da
una "terza guerra mondiale a pezzi", Francesco esorta tutti a
studiare con passione il Patto educativo globale, a affrontare così le crisi:
invoca una conversione del cuore che porti ad un cambiamento della visione
antropologica della politica e dell’economia; chiede accoglienza e l’inclusione
nei confronti di chi è lontano dal proprio paese. “Un gesto di ospitalità -
afferma - provoca una trasformazione”.
Tra
gli altri punti del Patto educativo che Francesco evidenzia c’è poi la piena
partecipazione delle donne. Troppe volte "nell'inconscio collettivo - ha
messo in evidenza - riteniamo le donne di seconda classe, supplenti, non diamo
loro il ruolo di protagoniste".
Il
Papa ricorre ancora all’immagine del pellegrino nell’incoraggiare i giovani
universitari ad andare avanti. Cita le espressioni di saluto che secondo una
tradizione medievale si scambiavano i viandanti lungo Cammino di Santiago:
“Ultreia”, “et Suseia”, ovvero “Vai più in là, più in alto; dai forza, muoviti
oltre”.
Al
termine dell'incontro Francesco ha benedetto la prima pietra del nuovo Campus
Veritati. Il Vescovo di Roma è stato salutato dal rettore della Universidade
Católica Portuguesa, la professoressa Isabel Capeloa che ha evidenziato:
"L’università non esiste per preservarsi come istituzione, ma per
rispondere con coraggio alle sfide del presente e del futuro. Perciò sarà
sempre un progetto, mai un’opera conclusa". Capeloa ha quindi annunciato
la nascita di una nuova cattedra denominata “Economia di Francesco e di
Chiara”, dedicata ad accogliere iniziative trasversali a tutte le Facoltà per
promuovere i principi dell’Economia di Francesco e sviluppare un modello
sociale che valorizzi le persone e l’ambiente.
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