Bocciata con sei insufficienze, di cui una grave, una studentessa di prima media non perderà l’anno dopo l’accoglimento del ricorso della famiglia. Secondo i magistrati, la scuola doveva fare di più per permetterle di recuperare.
Casertano (Pedagogia dei Talenti): «Sono state valutate le sue difficoltà?»
«Occorre
responsabilizzare i genitori», avverte Valditara
- - di PAOLO FERRARIO
In
questo caso, la contrapposizione è anche tra gli insegnanti e i magistrati
amministrativi. Se per i primi, infatti, l’impegno della ragazzina si è
rivelato «scarso e inadeguato sia nell’esecuzione dei compiti che nello
studio», pur in presenza di una «frequenza regolare » e di un comportamento
«buono», per il Tar la scuola non ha messo a disposizione dell’alunna «sistemi
di ausilio e di supporto per il recupero». In sostanza, secondo i giudici i
professori non avrebbero considerato il percorso della studentessa dall’inizio
alla fine: «L’alunna, dal primo mese di scuola fino al termine delle lezioni,
ha visto incrementare le proprie conoscenze e migliorare i propri voti»,
scrivono i giudici nella sentenza. Proprio per questo, a giudizio della
magistratura amministrativa, gli stessi insegnanti avrebbero dovuto attivarsi
per permettere all’alunna di recuperare. Giudizio in linea con l’orientamento
espresso dal Consiglio di Stato (Sentenza 638 del 20 gennaio 2021), secondo
cui, alla scuola media, la regola è la promozione e la bocciatura
«un’eccezione». Una misura estrema da attivare quando tutte le altre strade
sono state percorse. È stato così per la studentessa di Tivoli?« Bisogna
leggere la sentenza per entrare nel merito della situazione specifica delle
persone coinvolte, che sono sempre molto più articolate e ampie di quello che
voti possono esprimere – avverte Casertano –. Ci sono disturbi specifici di
apprendimento? Neuro diversità da valutare? Uso di proposito la parola merito
più volte proprio perché quello che suscita una vicenda come questa porta
troppo pericolosamente alla contrapposizione tra la scuola seria e quella dei
buoni sentimenti». Una dicotomia che non fa il bene della scuola e che genera
soltanto «caos», secondo Casertano. Che sollecita «un ripensamento di sistema
», nell’ottica del rilancio della comunità educante. « La famiglia è la prima
comunità dove si educa ma da sola non consente il pieno sviluppo delle capacità
di ognuno – chiosa l’esperto di educazione. La scuola è quella comunità che
accoglie le famiglie per andare insieme a educare i futuri cittadini della
polis. Dobbiamo trovare i modi per farlo insieme altrimenti ci troveremo sempre
più tutti contro tutti». Una deriva da scongiurare anche per il ministro dell’Istruzione
e del Merito, Giuseppe Valditara, intervenuto sulla vicenda: «Occorre una
responsabilizzazione dei genitori all’interno dell’alleanza educativa che non
deve contrapporre famiglie e scuola nell’interesse innanzitutto dei giovani»,
ha detto. Entrando nel merito del “caso” di Tivoli, Valditara a annunciato
l’intenzione di «leggere attentamente la sentenza del Tar del Lazio, per
appurare se ci sono stati difetti procedurali nel percorso che ha portato a una
bocciatura votata all’unanimità, oppure se il pronunciamento che ha annullato
quanto deciso dai docenti è frutto di un indebito giudizio nel merito del
provvedimento».
Proprio
per «definire norme più stringenti affinché, nel rispetto dei diritti di ogni
cittadino e fatte salve le verifiche sulla regolarità delle procedure, non
vengano messe in discussione valutazioni puramente tecniche che presuppongono
specifiche competenze interne all’ordinamento scolastico», il Ministro ha
«costituito un gruppo di lavoro composto da esperti nel diritto scolastico e
nella giurisprudenza amministrativa ». Sulla peculiarità del lavoro educativo
affidato agli insegnanti, è intervenuta la sottosegretaria all’Istruzione e al
Merito, Paola Frassinetti, che, senza «mettere in discussione la sentenza del
Tar del Lazio», riflette sulla «recente tendenza di contestare le decisioni
delle istituzioni scolastiche attraverso mezzi legali». « La valutazione del
rendimento degli studenti – ricorda Frassinetti – è un compito delicato,
affidato ai docenti che li seguono durante il percorso, basandosi sulla propria
esperienza e sulla conoscenza approfondita dei progressi degli alunni
all’interno del contesto scolastico-didattico. In alcuni casi – osserva la
sottosegretaria – il ripetere un anno potrebbe costituire un’opportunità
preziosa per la crescita formativa e personale dell’alunno. È importante che
genitori, insegnanti e studenti stessi collaborino per prendere decisioni che
favoriscano al meglio il loro sviluppo», è l’appello finale.
Di
«messaggio sbagliato e diseducativo », parla, invece, il deputato della Lega
Rossano Sasso, già sottosegretario all’Istruzione del governo Draghi, ora
capogruppo in commissione Cultura, Scienza e Istruzione. Per l’esponente del
Carroccio, «con questa decisione, i giudici amministrativi hanno messo in
discussione l’autorevolezza dei docenti che hanno seguito l’alunna per un anno
e hanno legittimato un atteggiamento di disimpegno, suggerendo che non sia
necessario fare sforzi perché si può ottenere lo stesso risultato». E di
«sentenza vergognosa» parla, infine, il senatore di Forza Italia, Maurizio
Gasparri, che sottolinea il «messaggio diseducativo ai ragazzi e alle famiglie
», lanciato dal Tar laziale.
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