che dobbiamo
a Dad e pandemia
- - di Elisabetta Cassani
Studenti che al terzo
anno rivelano insospettabili ma evidenti lacune. È il risultato delle chiusure
Covid: vuoti che solo prof responsabili possono colmare
Da un osservatorio
limitato – sono una (ex) insegnante di latino e greco – noto che vari studenti
che già hanno compiuto almeno la metà del percorso scolastico della scuola
secondaria superiore stentano a orientarsi tra aspetti elementari della lingua
latina e/o greca, senza conoscere forme verbali o desinenze che dal primo anno
dovrebbero essere note e familiari. Del resto, tutti i commenti relativi alle
recenti prove Invalsi rilevano che l’onda lunga dell’isolamento causato dalla
pandemia si fa ancora sentire.
È chiaro che il peso di
questa situazione non è nel fatto che lo studente non possieda nozioni
elementari, ma nel vuoto educativo, cioè di crescita umana, che la situazione
di pandemia del recente passato ha contribuito a far emergere e ad allargare a
dismisura. Nella scuola, infatti, l’educazione passa prima di tutto attraverso
le varie discipline di studio, ciascuna con il proprio metodo di indagine e con
propri obiettivi; viceversa, il venir meno dell’impegno di studio porta a un
impoverimento umano, alla difficoltà di leggere la realtà e di impegnarsi con
essa.
Quei mesi di sospensione
hanno fatto emergere anche in ambito scolastico l’intera (o quasi) gamma delle
possibilità umane, dallo studente (ma anche dal docente!) diventato
immediatamente un oggetto stealth (abilissimo a non lasciarsi intercettare
neppure dal più accanito professore o dal più sofisticato strumento
elettronico) a quello che, trovandosi costretto perennemente in casa, invece di
cucinare torte a raffica o fare ogni giorno la pasta all’uovo si è dedicato con
profitto allo studio di un’ulteriore lingua straniera o all’esplorazione di
argomenti non previsti dall’iter scolastico. Tuttavia non è difficile
imbattersi in articoli di opinionisti che valutano come catastrofica e
dissennata la scelta governativa che ha portato a circa un anno e mezzo di
lezioni a distanza (non è facile quantificare con precisione, perché anche
negli sporadici momenti di didattica in presenza le singole classi o il singolo
alunno si collegavano a distanza quando un membro della classe stessa, o un
contatto stretto del singolo, risultava positivo al virus); probabilmente (o
forse è solo una speranza di pochi?) se dovesse capitare in futuro un’altra
situazione di pandemia le scelte sarebbero diverse, dato che sono palesi a
chiunque abbia a che fare con ragazzi di età scolare le difficoltà personali e
le voragini di incompetenza di troppi studenti.
Chi oggi si iscrive al
quinto anno di una scuola superiore, nel febbraio 2020 era a metà del primo
anno della medesima scuola; e forse ancor più di loro sono stati segnati i
bambini e i ragazzi che hanno iniziato un nuovo ciclo scolastico nell’ottobre
2020 (quelli che nel prossimo autunno frequenteranno rispettivamente la quarta
elementare, la prima e la quarta superiore), perché si sono trovati di fronte
alla novità di un percorso scolastico senza conoscere dal vivo i compagni, gli
ambienti, i docenti: mi chiedo anche come siano riuscite le maestre, a cui va
tutta la mia ammirazione, a comunicare con bambini che non le avevano mai viste
e a insegnare loro qualcosa attraverso l’uso di un device che forse i bambini
stessi non sapevano utilizzare.
Non entro in merito
rispetto all’opportunità dell’indicazione ministeriale in base alla quale nel
giugno 2020 tutti gli studenti sono stati promossi: noto però che questa
indicazione – che sembrerebbe comunque partire da una sfiducia nei confronti
del corpo docente, che non sarebbe stato adeguato a tutelare l’interesse reale
degli studenti – ha ostacolato (anzi di fatto annullato) la possibilità di
riorientare chi magari aveva scelto la scuola superiore non adatta a sé (perché
nessuno studente, se promosso, decide di cambiare ordine di scuola!), senza per
altro che nell’anno successivo si potessero fornire supporti per rendere più
solide le capacità dello studente in difficoltà.
Come accennavo, nel mio
pur ristretto ambito di conoscenze ho dovuto rilevare, per esempio anche in
studenti iscritti al quarto o quinto anno del liceo classico, la generale
mancanza della strumentazione che si ritiene necessaria per accostare un testo
in lingua originale antica (latina o greca). Certo si tratta dell’aspetto più
arduo di materie da sempre guardate dai più con diffidenza se non con ostilità;
eppure, l’esperienza mi dice che si può imparare a tradurre e che proprio la
capacità traduttiva acquisita trascina con sé tante abilità utili: utili nello
studiare ma anche nel (gusto di) vivere.
Credo sia molto
difficile, e probabilmente neppure molto produttivo, compiere un’analisi
esauriente delle cause che hanno prodotto questo impoverimento umano, perché le
situazioni di ciascuno studente differiscono davvero molto tra loro:
occorrerebbe tener conto di troppe variabili. Con realismo dostoevskiano però
oserei dire che di questa situazione siamo tutti, almeno un po’, responsabili. Infatti,
il comportamento di ciascuno ha un peso sociale, perché influisce sulla rete di
rapporti in cui ciascuno interagisce: perciò abbiamo tutti una piccola o grande
responsabilità dello sfascio, quando abbiamo lasciato che la crepa
dell’indifferenza, o del non senso, prevalesse sull’interesse per la realtà che
abbiamo lasciato scorrere, secondo una scelta di comodo. Ma nello stesso tempo,
specularmente, mi sembra di poter dire che tutti possiamo avere ora un ruolo
positivo o addirittura determinante: possiamo essere protagonisti, almeno un
po’, della ripresa educativa.
In sostanza nessuno ha
una soluzione già pronta e confezionata; non è mio compito (per mia fortuna!)
legiferare, ma è compito di ciascuno essere responsabile della propria vita e
con ciò stesso sostenere il percorso altrui, dei giovani e dei meno giovani:
già il solo fatto di affermare che la vita è un compito mette in campo una
posizione culturale interessante per quanto spesso impopolare o minoritaria.
SCUOLA/ Cosa "nasconde" il peggioramento (costante) dei risultati Invalsi 2023
Nessun commento:
Posta un commento