“Non abbiamo ricevuto alcuna formazione”
-di
Valerio Musumeci
dall’IA”. È quanto emerge dal Report sul futuro dell’istruzione 2025,
realizzato da GoStudent sulla base di un sondaggio effettuato
su 12mila tra genitori, studenti e insegnati di Italia, Francia,
Germania, Regno Unito, Spagna e Austria.
Il
rapporto tra gli insegnanti e l’IA
Andiamo
con ordine. Il Paese europeo con il maggior numero di insegnanti che affermano
di non avere ricevuto formazione in tema di Intelligenza Artificiale è l’Austria, con
una quota dell’88%. Seguono Francia (80%), Spagna (78%), Regno
Unito (74%), Italia (66%) e Germania (62%).
La media europea, come detto, è del 75%. Secondo gli autori del rapporto, “un
numero sorprendentemente esiguo di insegnanti viene formato sull’utilizzo
dell’IA“. E, di conseguenza, non è messo nelle condizioni di “insegnare a
studenti e studentesse a usarla in modo sicuro”.
“Capacità
di concentrazione a rischio”
Malgrado
la formazione sia così carente, i docenti sono ben consapevoli che
l’Intelligenza Artificiale sia un tema da approfondire. Nel dettaglio, “il 70%
degli insegnanti in Spagna e nel Regno Unito ritiene che
l’IA avrà un ruolo centrale, percentuale che scende al 50% in Francia e
al 44% in Austria“. Certo, l’argomento va affrontato con prudenza. “Mi
preoccupa il rischio che studenti e studentesse perdano la capacità di
concentrarsi se le macchine prenderanno il sopravvento“,
dice un insegnante di fisica e religione del Regno Unito, citato nel
rapporto.
“Prepararsi
al futuro grazie alla tecnologia”
Sul
fatto che sia responsabilità della scuola insegnare agli studenti come
utilizzare l’IA, a ogni modo, non sembrano esserci dubbi tra insegnanti e
genitori. Oltre la metà di questi ultimi è preoccupata che l’Intelligenza
Artificiale incida in senso negativo. Non si tratta solo di
utilizzarla, ma di “farlo in modo sicuro e prepararsi al futuro grazie alla
tecnologia e alle competenze in materia di IA”. Il tema è trasversale. Poiché
gli strumenti di Intelligenza Artificiale sono relativamente economici,
infatti, “il costo non costituisce una barriera all’accesso“.
Genitori
pronti alla “opzione nucleare”…
Anche
le famiglia, del resto, devono assumersi le proprie responsabilità. “I
genitori di tutta Europa stanno affrontando questo problema in modo risoluto:
il 95% di essi, infatti, ha già preso provvedimenti”, si legge nello studio. I
metodi per “proteggere” i ragazzi da un uso eccessivo dell’IA sono diversi. “I
genitori austriaci sono i più propensi ad adottare la cosiddetta ‘opzione
nucleare’ e a vietare l’accesso ai dispositivi per timore della
disinformazione (15%), mentre i genitori nel Regno Unito sono quelli che
più utilizzano le app di controllo per gestire i contenuti (36%)”.
…
ma il 40% non riconosce le fake news
Per
quanto riguarda gli altri Paesi europei, “i genitori tendono ad affrontare il
problema dialogando apertamente con i giovani (42%) e insegnando loro
come riconoscere le fake news (36%).” A patto di
essere capaci di farlo loro stessi, fatto che secondo gli autori della ricerca
non è scontato. “Nonostante le buone intenzioni, un numero allarmante di
genitori (39%) fatica in prima persona a distinguere i contenuti
veritieri, percentuale che sale al 47% in Francia. Ciò evidenzia un divario
generazionale nell’informazione, che probabilmente continuerà ad ampliarsi
nell’era dell’IA”.
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