lunedì 20 ottobre 2025

LA SCUOLA CHE INSEGNA A PENSARE

RISVEGLIARE LA COSCIENZA CRITICA


 “L’educazione è un processo di vita, 

e non una preparazione alla vita futura.”

 J. Dewey 



La libertà di imparare


Ci sono date che meritano di essere ricordate non per le guerre vinte o per i troni conquistati, ma per le idee che hanno cambiato il destino dell’uomo. Il 20 ottobre 1859 nasceva John Dewey, filosofo e pedagogista statunitense, il cui pensiero avrebbe rivoluzionato per sempre il modo di intendere la scuola.

Per Dewey, educare non significava riempire la mente di nozioni, ma risvegliare la coscienza critica. Una scuola viva, capace di formare cittadini consapevoli, non sudditi obbedienti. Un luogo in cui imparare a osservare, a fare, a sbagliare, a discutere, a comprendere il mondo attraverso l’esperienza.

“L’educazione non è preparazione alla vita. È la vita stessa”, scriveva. In questa frase si condensa la sua visione: la scuola come laboratorio dell’esistenza, come spazio in cui allenare la mente e il cuore alla complessità della realtà.

 Il pensiero come esperienza

Dewey rifiutava l’idea di un sapere astratto e sterile. Vedeva nel pensiero una forma di azione, un processo dinamico e trasformativo. Non un “sapere per sapere”, ma un pensare per comprendere e per vivere meglio.

Nella sua concezione, l’insegnante non è un’autorità che impone, ma una guida che accompagna. La conoscenza non cala dall’alto, nasce dal dialogo e dalla cooperazione. Ogni bambino porta con sé un mondo da scoprire e da valorizzare.

Il suo sogno era semplice e radicale: una società capace di pensare insieme. Una democrazia viva, costruita ogni giorno dentro e fuori dalle aule.

 Intervista immaginaria a John Dewey

Abbiamo immaginato di poterlo incontrare oggi, in una scuola di periferia, tra tablet, lavagne digitali e ragazzi che vivono con un piede nel reale e uno nel virtuale.


Dottor Dewey, cosa direbbe ai ragazzi di oggi che faticano a trovare un senso nella scuola?

Direi loro di non cercarlo nei voti o nei giudizi, ma nelle domande che li abitano. La scuola non serve a dare risposte, ma a imparare a formulare domande vere. È il dubbio, non la certezza, che ci fa crescere.

 E agli insegnanti, spesso disillusi e stanchi?

Ricordate che siete custodi di possibilità. L’insegnamento non è un mestiere, è una forma d’arte: la capacità di trasformare la curiosità in conoscenza, e la conoscenza in libertà.

 Cosa pensa della tecnologia in classe?

Ogni strumento può essere utile, se è al servizio dell’esperienza e non della distrazione. Non temete la tecnologia, ma chiedetevi sempre: ci sta aiutando a comprendere la vita o ci sta solo intrattenendo?

 C’è ancora speranza per l’educazione nel mondo di oggi?

La speranza nasce ogni volta che un insegnante ascolta un bambino. Ogni volta che qualcuno impara a pensare con la propria testa. La scuola non deve cambiare il mondo, deve insegnarci a non subirlo.

 La lezione dimenticata

 Nel tempo della velocità e dell’informazione, il pensiero di Dewey torna come un promemoria silenzioso: la scuola non è una fabbrica di risultati, ma un luogo di crescita interiore e collettiva.

Forse è tempo di tornare a una pedagogia del sentire, dove ogni lezione diventa occasione di scoperta, e ogni errore un passo verso la comprensione. Una scuola che non si limiti a insegnare cosa pensare, ma insegni come pensare.

 Citazione d’autore

“L’educazione è un processo di vita, e non una preparazione alla vita futura.”

John Dewey

Consiglio consapevole

La prossima volta che osservi un bambino che fa una domanda, non rispondere subito. Lascia che la sua curiosità respiri, che il pensiero cresca da solo. È in quel momento che nasce l’intelligenza autentica: quando impariamo a pensare con libertà e meraviglia.

 Blog UAM

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