sabato 4 ottobre 2025

LE INTELLIGENZE PER VIVERE BENE


Ecco le intelligenze 


che sono necessarie


per la nostra felicità


La nostra felicità non è riconducibile alla sola nostra soddisfazione individuale: hanno infatti un ruolo centrale la felicità attiva, capace di procurare felicità agli altri, e la partecipazione politica, cioè la dimensione sociale e pubblica della nostra felicità Le sette leve dell’economia civile possono ricomporre le diverse felicità frammentate in un’unica integrale orientata al Bene Comune

 

-di LEONARDO BECCHETTI e LORENZO SEMPLICI

 

Lo studio presentato nel terzo capitolo della settima edizione del Rapporto sul BenVivere e la Generatività dei Territori (Aree Vaste) – nato da un’idea di Federcasse BCC-CR, realizzato con il coordinamento scientifico di NeXt Nuova Economia per Tutti per il Festival Nazionale dell’Economia Civile ed edito ECRA, – individua le 7 leve dell’economia civile dimostrando come le stesse contribuiscano alle felicità (soddisfazione di vita, senso di vita, felicità attiva) e alla partecipazione politica. Le 7 leve dell’economia civile individuate sono: la generatività in atto, le intelligenze multiple (relazionale, emotiva, esistenziale, contempl-attiva sociale e contempl- attiva individuale) e una concezione di rapporti tra libertà individuale ed interesse generale lontana da pulsioni libertarie e legata al personalismo comunitario. Quattro sono i risultati che emergono dall’analisi.

Primo risultato.

La generatività, l’abitudine all’analisi e alla rilettura del contesto (intelligenza contempl-attiva sociale legata al discernimento), l’intelligenza emotiva (capacità di comprendere se stessi, le proprie emozioni, motivazioni e obiettivi, in una logica di empatia, resilienza e visione positiva della vita), l’intelligenza relazionale (capacità di comprendere gli altri, le loro emozioni e motivazioni, in una logica di reciprocità, attitudine al dono, gratuità e riconoscimento), così come il ritenere giusto per l’ordine sociale l’orientare intenzionalmente la propria libertà al perseguimento dell’interesse generale (personalismo comunitario) sono i cinque elementi che consentono di aumentare tutte e tre le forme di espressione e di sviluppo dell’essere cittadini dati dalla: 1) felicità attiva (cioè quella felicità che dipende dalla capacità di procurare la felicità degli altri), che rappresenta la forma di comunità della cittadinanza e la dimensione civile della felicità; 2) soddisfazione di vita, che rappresenta la forma personale/privata e la dimensione edonica della felicità; 3) partecipazione politica, che rappresenta la forma sociale e la dimensione Pubblica della Felicità, necessaria per la cura del Bene Comune: non c’è Bene Comune senza partecipazione.

Secondo risultato.

Sulla dimensione civile della felicità (la felicità attiva) impattano positivamente anche altri elementi che, invece, non incidono sulla dimensione edonica: l’intensità elevata di pensiero/ riflessione/meditazione (intelligenza esistenziale) e l’intensità elevata di riflessione sulle conseguenze delle proprie scelte sul Bene Comune (intelligenza contempl-attiva individuale). Vale a dire che la dimensione della comunità necessita di una capacità di contempl-azione e di discernimento che precede l’azione, di un momento di assunzione di consapevolezza. La dimensione della comunità presuppone lo sguardo introspettivo proiettato verso l’esterno. Cosa che non è necessaria nella dimensione personale/ privata (edonica), che ad oggi risulta essere quella prevalente.

Terzo risultato.

L’approccio del liberalismo impatta solo proprio sulla dimensione rilevante ad oggi (la soddisfazione di vita), mentre l’approccio collettivista solo sulla dimensione pubblica (la partecipazione politica). Al contrario, l’approccio del personalismo comunitario impatta su tutte le dimensioni (edonica, civile e pubblica), ed è l’unico approccio che contribuisce alla forma di espressione e di sviluppo dell’essere cittadini che oggi è maggiormente in crisi: la dimensione comunitaria, data dalla Felicità Attiva.

Quarto risultato.

Sul Senso di Vita – dimensione eudamonica della felicità – rimangono valide le evidenze legate al contributo positivo e significativo delle intelligenze relazionale, emotiva, contemplattiva individuale e della generatività. Per quanto concerne invece le intelligenze esistenziale e contempl-attiva sociale, i livelli che risultato significativi sono quelli moderati e non più quelli elevati. Questo perché, altrimenti, si corre rispettivamente il rischio di overthinking - riflessione sì, ruminazione no – e di avvitare le discussioni facendoci percepire il senso di impossibilità e, con esso, la riduzione del nostro senso di vita. Inoltre, per avere un personalismo comunitario capace di impatto positivo e significativo sul senso di vita è necessario che lo stesso sia associato (interagisca) con livelli sopra la media delle intelligenze emotiva e relazionale, questo perché altrimenti si corre il rischio di un disallineamento fra senso di giustizia e senso di vita. Vale a dire che per fare in modo che il senso di giustizia in cui la mia libertà viene intenzionalmente orientata all’interesse generale (personalismo comunitario) non incida negativamente con lo scopo della mia vita è necessario essere dotati di intelligenza relazionale ed emotiva, cioè di quelle intelligenze che consentono di non vivere il senso di giustizia in modo privativo, solo come dovere, ma come ricerca del senso della propria vita.

Lo studio ha quindi messo in evidenza come la nostra felicità sia molto più complessa della sola soddisfazione e di come le 7 leve dell’economia civile possano contribuire, in misura e forme diverse, a ricomporre la felicità frammentata e dicotomica del nostro tempo in una felicità integrale e funzionale al Bene Comune, che è bene di tutti e di ciascuno.

 www.avvenire.it

Immagine


Nessun commento:

Posta un commento