È la perfezione senza amore»
Secondo
la neuroscienziata e scrittrice, Maryanne Wolf, “L’intelligenza artificiale è
alla ricerca di una perfezione che non esiste. Ciò che è perfetto non ha la
capacità di comunicare una mancanza, quindi di creare qualcosa di nuovo”.
-di
Eugenio Giannetta
Con
una serie di balzi si può passare dalle neuroscienze a Maria Maddalena e Gesù,
attraversando l’importanza della memoria, la ricerca della verità,
l’intelligenza artificiale, il Covid e l’amore come collante. Maryanne Wolf,
una delle più note neuroscienziate cognitiviste del cervello che legge, nel suo
nuovo libro Maria Maddalena e Gesù. Storie di consolazione (pagine
288, euro 19,00), da poco uscito per Vita e Pensiero, questa volta si
presenta come scrittrice di narrativa, con tre racconti ispirati proprio
all’incontro tra i due. Ogni storia, narrata in prima persona da Maddalena,
propone una figura diversa di giovane donna nella Palestina del I secolo, ma
tutte partono dalla difficoltà di essere donna in quel tempo storico e
tratteggiano la crescita della protagonista grazie alla sua intelligenza e
all’incontro con Gesù. Senza pretese teologiche o storiche, Wolf scrive con la
speranza, dice, di condividere con i lettori la grande consolazione che ha provato
nel contemplare la persistenza dell’amore in diverse forme. Ne abbiamo parlato
con lei in occasione del suo arrivo in Italia, prima a Roma, dove è stata
impegnata con la Pontificia Accademia della scienza, e poi a Milano, per la
Scuola di lettura promossa da Vita e Pensiero.
L’altro
ieri è stata impegnata nell’evento “Lost in reading: sommersi e salvati dalla
lettura”. Crede nel potere salvifico della lettura?
«Rispondo
con il termine “santuario”. Questo perché il santuario è un luogo in cui si può
andare a pensare e sentire meglio i propri pensieri, ma non tutti sono a
conoscenza di un luogo simile. Spero che eventi come la Scuola di lettura diano
alle persone l’opportunità di conoscere luoghi per avvicinarsi alla lettura che
siano simili a un santuario, per sentire meglio sé stessi. Credo che oggi molte
persone abbiano perso la sensazione di immersione profonda nella lettura. La
lettura dovrebbe allora aiutare a ripristinare ciò che abbiamo perduto.
Perdiamo, soprattutto nel nostro mondo, il senso del tempo, il senso della
bellezza. Possiamo anche perdere il senso della verità. La verità talvolta è
effimera e non dovrebbe esserlo, ma oggi siamo bombardati da migliaia di
informazioni che possono essere o non essere vere».
Cosa
ne pensa della manipolazione della verità, ad esempio con l’intelligenza
artificiale?
«L’intelligenza artificiale è alla ricerca di una
perfezione che non esiste. Ciò che è perfetto non ha la capacità di comunicare
una mancanza, quindi di creare qualcosa di nuovo. L’intelligenza
artificiale, in un certo senso, sta cercando di mettere tutto lì, nella
creazione di una perfezione, ma senza la capacità unica di crescere oltre noi
stessi, vengono meno, dal mio punto di vista, altre capacità, come per esempio
la base della creatività, di un pensiero nuovo e laterale, dell’attenzione,
nonché la capacità di pensare che ci può essere anche un’intelligenza sempre
più grande. Riguardo alla manipolazione della verità, credo possa portare le
persone in luoghi terribili. Gli Stati Uniti, per esempio, sono pieni di
violenza in questo momento, in parte a causa di persone fuorviate che pensavano
che quello che stavano facendo fosse basato su qualcosa di vero e non lo era.
Certo, non vale per tutte le cause di violenza, ma ve ne sono alcune che sono
state innescate dalla manipolazione intenzionale della verità».
Nell’introduzione
a Maria Maddalena e Gesù lei dice che la speranza è quella di riuscire a
condividere con i lettori la consolazione nel contemplare la persistenza
dell’amore. Prima le ho chiesto se la lettura è salvifica, ora le chiedo se lo
è l’amore. Anche quello per la lettura.
«Durante
il Covid la lettura ha tenuto vivo il mio spirito, quindi sia la lettura che la
scrittura per me hanno un effetto salvifico. La lettura è un miracolo. Uno
degli aspetti poco conosciuti che emerge dal mio lavoro nelle neuroscienze e
dalla mia esperienza è che la lettura non è come l’amore per un’altra persona,
ma un’esperienza d’amore. Si attivano aree diverse, una cognitiva, l’altra
emotiva. Queste forme diverse ci insegnano tutte a capire qualcosa, dal punto
di vista fisiologico, psicologico, oppure esperienziale. Penso che sia una cosa
meravigliosa quando ci si permette di provare queste emozioni»
Nel
secondo racconto del suo ultimo libro nel finale scrive che «le imperfezioni
possono essere una benedizione».
«La
perfezione non è umana. È umano invece un assortimento di imperfezioni alla
ricerca di qualcosa d’altro, di meglio. Penso ci sia una ragione se Gesù si è
rivolto a coloro che erano più in difficoltà, ai ciechi, ai sordi, perché, in
sostanza, ci ha accettato tutti nelle nostre imperfezioni».
Cosa
hanno rappresentato e cosa rappresentano per lei le figure di Maria Maddalena e
di Gesù?
«Gesù
ci ha dato esempi di come amarci l’un l’altro in modi diversi. Maria Maddalena,
per me, è uno dei modi in cui Gesù può guardare ognuno di noi in modo diverso.
I loro due esempi mostrano il desiderio del cuore, il desiderio di confortare
un altro essere umano attraverso la mente, il cuore e l’anima. È così che
ciascuna Maria Maddalena nei racconti del mio libro ha un rapporto leggermente
diverso con Gesù. Per tornare alla domanda, credo entrambi rappresentino
diverse forme di noi e dell’amore necessario. Maria Maddalena è simbolo di
ciascuno di noi mentre Gesù il modello per cui l’umanità continua a essere una
fonte di conforto e speranza al di là della religione, per i credenti come per
i non credenti».
Nei
racconti parla di memoria. Qual è l’importanza della memoria nel nostro tempo?
«Stiamo
perdendo la memoria perché la memoria richiede attenzione. E tutti noi siamo
così distratti che non prestiamo sufficiente attenzione alle rappresentazioni
stesse della memoria. La memoria invece è fondamentale, anche per verificare la
verità. Credo che gli esseri umani oggi utilizzino meno la loro memoria
rispetto a un tempo, perché si affidano molto a fonti esterne di memoria, ma
tutti noi, me compresa, credo dovremmo stare molto attenti a cercare di
preservare il più possibile la memoria e custodirla».
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