Non
è una scuola
per dislessici !
Da
tredici anni, la legge 170 riconosce nuovi diritti agli alunni con Dsa. Ma la
sua applicazione resta deficitaria. «Serve un Osservatorio nazionale», chiede
l’Associazione che, dal 1997, si occupa del fenomeno
Un’indagine
dell’Aid fotografa, per la prima volta, la situazione degli studenti con
Disturbi specifici dell’apprendimento: più della metà denuncia di non aver «mai
o quasi mai» ricevuto aiuto per l’utilizzo degli strumenti compensativi.
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di PAOLO FERRARIO
La
legge c’è e gli strumenti pure. Ma, come spesso capita in Italia, la prima non
è completamente attuata e i secondi non sono correttamente utilizzati.
Risultato? Migliaia di studenti dislessici, disortografici, disgrafici e
discalculici, cioè con Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa), non hanno
la possibilità di affermare pienamente un diritto che è universalmente
riconosciuto: il diritto allo studio. Suona come un campanello d’allarme,
l’indagine dell’Associazione italiana dislessia (Aid) che, per la, prima volta,
ha cercato di misurare l’impatto della legge 170/2010, che ha, finalmente, dato
diritti agli alunni con Dsa. Analizzando i risultati del sondaggio –
qualitativo e non scientifico ma a cui hanno, comunque, partecipato 802
studenti, 2.375 genitori e 6.630 insegnanti – l’impressione è che, a tredici
anni dal varo della legge, «sia stato fatto un significativo passo indietro»,
si legge in un documento dell’Aid. Conferma di questo quadro a tinte fosche,
sono le telefonate, sempre più numerose, «di genitori in grave difficoltà per
il mancato rispetto del Piano didattico personalizzato dei propri figli»,
ricevute ogni giorno all’help desk nazionale e agli sportelli locali
dell’Associazione, che dal 1997 si occupa di Dsa, con 85 sezioni provinciali e
più di 14mila soci. I dati, allora. Il primo, emblematico della situazione,
riguarda il fatto che il 35% dei genitori e il 36% degli studenti intervistati
(oltre un terzo del campione) concordi nel dire che «i docenti non hanno
un’adeguata conoscenza di che cosa siano i Disturbi specifici dell’apprendimento».
E ancora. Nonostante nel 97% dei casi sia redatto il Piano didattico
personalizzato, che per l’83,3% è «molto o abbastanza coerente con le
indicazioni contenute nella diagnosi», succede che i due terzi degli alunni con
Dsa dichiarino che il Pdp «non sempre è stato rispettato nel percorso
scolastico». E anche le famiglie «non sono sufficientemente coinvolte nella
stesura del documento».
Altro
punto dolente sono gli strumenti compensativi, dispositivi, digitali o
cartacei, che gli studenti possono utilizzare per raggiungere l’obiettivo di
apprendere, compensando, appunto, le difficoltà. Ebbene, «soltanto il 50% degli
alunni – si legge nella ricerca dell’Aid – afferma di aver avuto, di norma,
accesso agli strumenti compensativi e alle misure compensative richieste
e il 37% di loro ogni tanto. Percentuali simili emergono per interrogazioni e
compiti in classe programmati, mentre il 53% degli studenti evidenzia di non
aver mai o quasi mai ricevuto aiuto dai docenti nell’utilizzo degli strumenti
compensativi ». Una situazione gravissima, che ha importanti ricadute negative
sulla vita scolastica di queste persone. E anche sulla vita in generale, dato
che, è sempre la ricerca ad evidenziarlo, «il 75% degli studenti ha dichiarato
di essersi sentito diverso dagli altri e poco accolto, all’interno della classe
(il 35% «spesso» e il 40% «talvolta») e oltre il 60% dichiara di aver ricevuto
un voto inferiore a quello che gli sarebbe spettato, a causa dell’utilizzo degli
strumenti compensativi (21% «quasi sempre», 41% «ogni tanto»)».
L’indagine
ha messo in luce anche le problematiche cui vanno incontro gli insegnanti che
vorrebbero applicare correttamente la legge ma, solo nel 28% dei casi, per
esempio, dichiarano di «trovare sempre nelle certificazioni cliniche le
indicazioni necessarie per un’adeguata stesura del Pdp e poco più della metà
conferma che è previsto un protocollo di accoglienza per gli studenti con Dsa,
all’interno della scuola in cui insegna». In ogni caso, l’82% degli insegnanti
dice di «riconoscere gli strumenti compensativi e il 63,8% di aver cambiato la
propria didattica per venire incontro alle esigenze degli alunni con Dsa. Ma,
chiosa l’Aid, si tratta di docenti «più disponibili e inclusivi» e che hanno
«partecipato a corsi di formazione sui Dsa».
Per
“svegliare” tutto il resto del corpo docente, l’Associazione chiede di
rafforzare il dialogo con le istituzioni, prevedendo anche la costituzione di
un Osservatorio nazionale sull’applicazione della legge 170. « Allo scopo di
fornire al Ministero dell’Istruzione – conclude il documento dell’Aid – dati
certi per apportare eventuali correttivi e dare maggiore certezza di diritto
agli studenti con Dsa».
www.avvenire.it
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