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di Gianfranco Ravasi
Eravamo
insieme sui banchi del liceo dell’imponente Seminario arcivescovile milanese
immerso nel verde collinare del Varesotto. La sua intelligenza lanciava già i
primi lampi delle sue intuizioni, forse sobbollivano anche i fremiti della
critica, insieme partecipavamo al ritmo di giornate scandite dalla triade
«preghiera – studio – ricreazione». Dopo quegli ormai lontani anni
seminaristici, le nostre strade si sono divaricate lungo territori e sotto
cieli differenti. Eppure il filo dell’amicizia, spesso implicita, non si è mai
allentato né tanto meno spezzato.
Pochi
forse immaginano che sto parlando del filosofo Umberto Galimberti, il cui
profilo nella mente di molti è affidato al suo pensiero incisivo e decisivo,
espresso nelle pagine di testi significativi e suggestivi ma anche in quelli di
giornali o negli schermi televisivi.
Come
dicevo, i nostri sono stati percorsi certamente distanziati, basati anche su
discipline diverse e su visioni talora alternative. Tuttavia, come devo
confessare di non aver mai ignorato l’intensità e persino il fascino dei suoi
scritti che erano per me uno stimolo costante di riflessione e di analisi, così
Umberto non ha mai cessato di gettare il suo sguardo sull’orizzonte teologico e
spirituale che, in quei giorni ormai remoti della nostra giovinezza, ci
avvolgeva e coinvolgeva (e forse talora ci travolgeva).
È
così che si spiega quella che può sembrare ad alcuni una sorpresa, il libro che
stiamo presentando, inserito curiosamente in una collana dalla destinazione
emblematica, «Feltrinelli Kids» ma con un protagonista inatteso.
Infatti,
Galimberti offre in meno di una ventina di pagine il suo ritratto di Gesù e
della relativa eredità cristiana non sempre custodita, anzi, talvolta tradita.
Certo,
sulla ribalta di questo volume accompagnato dalle deliziose illustrazioni di
Giorgia Merlin, si impone anche un nostro più giovane comune amico, il biblista
Ludwig Monti, dotato di una importante attrezzatura esegetica e di un’indubbia
finezza interpretativa. È lui a isolare, cesellare e dispiegare cinquanta (più
una) parole di Gesù, rivelatrici del suo messaggio e del suo stile di vita.
Così,
i ragazzi – non solo di educazione cristiana (ai quali il libro sarebbe da
donare alla Comunione e alla Cresima), ma anche gli altri che non possono
ignorare una figura così capitale nella cultura occidentale – potranno quasi
dal vivo incontrare e seguire parole necessarie anche oggi: dall’amore alla
paura, dal cielo alla luce, dalle domande alla sapienza, dalla natura allo
spirito, dalla pace alla verità, ma anche dal diavolo, dal peccato e dalla
morte, al perdono, alla verità e alla risurrezione e così via, in un arcobaleno
di spiegazioni quasi colloquiali, illuminate dalle immagini sempre vivaci e dai
testi evangelici finali corrispondenti.
È
una vera e propria introduzione alla «Buona novella» dei Vangeli che dovrebbe
essere ugualmente «ascoltata» dai genitori e dagli educatori insieme ai loro
ragazzi.
Tra
l’altro, lo stesso Monti ha da poco pubblicato per gli adulti un ritratto
intenso eppure limpido di Gesù, volto di Dio.
È
una sorta di viaggio «biografico» lungo tutte le tappe della storia di un uomo
che sempre travalica il perimetro della sua carne per sconcertare ed emozionare
con epifanie trascendenti, al punto tale da far serpeggiare incessantemente
l’interrogativo: «Voi, chi dite che io sia?».
Le
pagine del volumetto rivelano certamente agli occhi dello studioso il
palinsesto di una solida investigazione storico-critica; eppure esse sono per
tutti, anche per il non credente, un’esplorazione trasparente di un grande
artefice della nostra storia e di un mistero che ci precede e ci eccede.
Ma
ritorniamo al testo delle parole di Gesù e alla voce di Galimberti: prima del
lessico evangelico elaborato da Monti, egli offre quasi il succo di una vasta e
personale risposta all’interpellanza di Gesù sopra citata. Essa è affidata,
come accade anche nei suoi saggi più ardui e ora a maggior ragione, a una straordinaria
chiarità (e non solo chiarezza) di linguaggio e di pensiero.
Emergono,
così, alcuni lineamenti del volto di Cristo e altrettante sottolineature del
suo messaggio care a Galimberti: ad esempio, il presente come terreno
d’incontro col divino e con la salvezza, contro ogni decollo verso cieli mitici
o futuri. Dichiarava Gesù a Nicodemo: «chi fa la verità viene verso la luce»,
varcando così la frontiera solo contemplativa del vero, tipica della cultura
greca. L’amore non tanto verso il prossimo ma facendosi prossimo dell’altro è
la conseguenza naturale di quella concezione. E ancora, la lotta contro
l’ipocrisia religiosa per il primato della fede con la critica di un
cristianesimo «imperiale» e «coloniale». Il rigetto della «mondanizzazione
della fede evangelica ridotta ad agenzia etica», insita in una certa tradizione
ecclesiale.
E
altro ancora, soprattutto nel marcare la dialettica radicale tra religione e
fede, tanto da invitare il cristianesimo a «un esodo da sé stesso… dato che la
sua parola si è fatta più normativa che profetica…, più pastorale di quel che
resta del gregge che evangelica».
Alla
fine, rimane la parola di Cristo, simile a seme fecondo e a spada affilata, che
non può essere incatenata, come riconosceranno impotenti le guardie che erano
state comandate di arrestarlo: «Mai un uomo ha parlato così!» ( Giovanni 7, 46
).
Umberto
Galimberti, Ludwig Monti, Le parole di Gesù, Feltrinelli, pagg. 158, € 20
Ludwig
Monti, Gesù, volto di Dio, Messaggero, pagg. 172, € 17
IL SOLE 24 ORE
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