Un’antica
cascina diventa aula della «scuola del bosco»
Un
laboratorio di nonviolenza pensato per attualizzare la Laudato si’
Dall’ascolto
dei suoni della natura all’arte qui gli studenti imparano il rispetto della
casa comune e degli altri
-
di LUCIA CAPUZZI
«Tudo
está interligado como se fossemos un”, cioè «tutto è collegato come se fossimo
uno». Il ritornello del popolare brano brasiliano echeggia per le stanze ampie
e spartane di Ca’ Forneletti. Un’antica cascina circondata dai boschi
nell’omonima località della campagna veronese attraversata dal fiume Mincio,
che Beppe Marchi e Giuliana Venturelli hanno trasformato in un laboratorio di
pace. Pace con se stessi, con gli altri e con la casa comune. Un centro di
promozione della non-violenza e dal 2015, di studio e sperimentazione della “Laudato
si’” aperto a tutti e in particolare ai giovani. Non sorprende incontrarvi
oltre 340 ragazzi delle terze medie degli Istituti comprensivi di Valeggio sul
Mincio e Sommacampagna. Nella settimana dedicata dalla Chiesa all’enciclica di
papa Francesco, la scuola ha traslocato a Ca’ Forneletti e nella limitrofa
distesa di alberi. Guidati dall’artista brasiliano Anderson Augusto e
accompagnati da una trentina di insegnanti e altrettanti volontari, ogni giorno
fino a domenica, gli alunni sono invitati ad ascoltare la lezione del bosco.
Dopo un momento di benvenuto iniziale, alle 9, la prima parte del progetto
“Pace, vita per tutti e cura del creato”, si svolge fra gli alberi. Lì gli
alunni sono invitati a prendersi un momento di silenzio, lontani da cellulari e
tablet, per ascoltare il fruscio delle foglie, il canto degli uccelli, il
tamburellare del picchio. Vengono aiutati a osservare i colori, i fiori, la
vegetazione che poi devono tradurre,
divisi
in gruppi, in disegni, dipinti, sculture. L’obiettivo non è riprodurre bensì
farsi ispirare e poi creare, in modo autonomo ma insieme. Per questo, prima di
procedere al lavoro, all’interno di ogni gruppo, c’è un tempo di riflessione e
ideazione. Gli studenti creano una visione comune da esprimere attraverso l’arte.
La realizzazione delle piccole-grandi opere è inframmezzata da momenti di
approfondimento della spiritualità degli indigeni amazzonici, attraverso la
danza e la visione di documentari.
Non
si tratta di un’iniziativa sporadica. Dal 2018 Ca’ Forneletti ha coinvolto
giovani, scuole, associazioni e gruppi scout nel recupero dell’area boschiva
adiacente alla cascina, trasformandolo in un’attività pedagogica comunitaria.
Sono questi i “cantieri Laudato si’” attivi tutto l’anno ai quali, nell’ottobre
2022, il consiglio regionale dell’Agesci Veneto ha dato il proprio patrocinio.
Alcuni pomeriggi o giornate di vacanza, Ca’ Forneletti organizza lo studio dal
vivo del bosco. Bambini e ragazzi sono educati a quest’ultimo, svolgendovi
piccoli lavori manuali, recuperando il contatto con la terra e discutendone poi
insieme. Le attività non si sono fermate nemmeno durante la pandemia. Anzi, nel
periodo del lockdown, i “campetti Laudato si’” – giornate nel bosco dove i
giovani potevano incontrarsi all’aperto e a distanza, in modo da evitare il
contagio – sono stati un antidoto all’ansia e allo stress causati dalla
reclusione. «Siamo tutti legati, fra noi e con la casa comune, come ci insegna
la Laudato si’ – conclude Beppe Marchi –. Per questo, siamo responsabili gli uni
verso gli altri. Ogni vivente ci riguarda. I ragazzi fanno meno fatica di noi a
rendersene conto. Hanno solo necessità di ispirazione. E a Ca’ Forneletti
vogliamo aiutarli a trovarla».
www.avvenire.it
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