Si
è aperto con l’udienza in Vaticano il primo Simposio internazionale di Tennis e
Padel in programma fino al 7 maggio al Foro Italico. Per il Papa “l’agonismo è
buono se non toglie la dimensione ludica”. Quando lo sport perde la sua
gratuità "diviene un commercio”
- di Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Una
cosa che non si deve mai perdere, ricorda il Papa parlando a braccio, è
l’amatorialità: Quando lo sport si fa per altri interessi, non per la gratuità
degli amateur, si perde, perde la bellezza, perde questa dimensione “sinfonica”
dello sport, diventa un commercio. Abbiate sempre presente questo: che il mio
tennis, che il mio padel, siano sempre amatoriali, da amateur, non perdere
questa dimensione.
Nel
suo discorso, Francesco traccia un paragone tra i valori dello sport e la
funzione formativa. E sottolinea che la dimensione educativa non può essere
disgiunta dalla pratica sportiva: Il maestro di tennis o padel, infatti, oltre
che un tecnico, è anche e direi soprattutto un “educatore”. Perciò vi
incoraggio a proseguire su questa strada educativa, e vi propongo una semplice
riflessione, che mi pare si può ricavare dalla pratica del vostro sport: il
buon gioco viene da una giusta dinamica di attacco e di difesa. E così avviene
anche in un cammino educativo: si tratta di legare bene il rischio e la
prudenza.
Lo
sport, come la formazione, necessita sempre di un equilibrio tra i momenti del
rischio e della prudenza. “Un bravo giocatore di tennis o di padel - spiega
Francesco - non può sempre e solo attaccare”:
Non
può sempre rischiare, deve anche saper difendere. E ci sono qualità per
l’attacco e qualità per la difesa, che vanno entrambe esercitate. Un maestro
che concentra tutto il suo insegnamento sull’attacco, o al contrario sulla
difesa, lascia il suo allievo “scoperto” sull’altro aspetto. È interessante
sviluppare questo paragone e trovare le somiglianze con l’educazione dalla
personalità.
Crescere
non significa evitare tutti gli imprevisti
Il
Pontefice esorta dunque a dosare bene il rischio e la prudenza. “Rischiare -
afferma il Papa - vuol dire ad esempio permettere al ragazzo di fare
un’esperienza nuova” per aiutarlo a crescere:
Il
rischio dev’essere sempre proporzionato e accompagnato. Il ragazzo deve
sentirsi libero e nello stesso tempo non abbandonato. I genitori o gli
educatori che, per proteggere il bambino, gli fanno evitare ogni imprevisto,
oppure gli risolvono tutti i problemi, non lo fanno crescere. Questa non è
prudenza, è un misto di paura della realtà e di egoismo possessivo nei
confronti del bambino. Non fa bene.
Allenarsi
alla resistenza
Il
rischio deve essere proporzionato e la vera prudenza, aggiunge il Papa, “è un
atteggiamento sempre positivo, mai negativo”:
La
difesa, per così dire, è un altro modo di attaccare. Così la prudenza
nell’educazione è indispensabile per valutare bene le situazioni, in rapporto
alle potenzialità del ragazzo e della ragazza. In particolare, l’educatore deve
allenare alla resistenza, a non mollare, a cercare di rispondere a quei colpi
che sembrano imprendibili e invece, con prontezza e agilità, si possono
recuperare, in modo che l’altro giocatore rimanga spiazzato, perché non se
l’aspettava.
Le
parole conclusive di Francesco sono un’esortazione ad andare avanti, “tenendo
bene insieme il rischio e la prudenza, l’attacco e la difesa”.
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