Pro e contro dei compiti a casa nella scuola primaria.
Il dibattito sulla loro efficacia
coinvolge ogni anno
tutto il sistema scolastico e i genitori.
di Redazione
In
molti sostengono che le otto ore di scuola primaria dovrebbero
essere sufficienti per offrire al bambino gli strumenti
necessari all’apprendimento. Alla secondaria, invece, sono utili
per acquisire autonomia e imparare a seguire un metodo di
studio. Tuttavia, nonostante le opinioni dei genitori, a decidere spetta sempre
agli insegnanti.
Compiti
a casa: sì o no.
La
discussione intorno all’utilità dei compiti a casa è sempre molto attiva e si
ripete, ciclicamente, ogni estate e anno scolastico, polarizzando non poco le
posizioni. In generale, ci sono alcune regole importanti che andrebbero
tenute a mente, anche se nella vita reale si possono incontrare difficoltà nel
seguirle alla lettera:
1. La collaborazione
tra insegnanti e genitori è fondamentale per un iter scolastico
soddisfacente, e in generale per il benessere psicofisico del bambino, che deve
sentire una buona comunicazione tra gli adulti che si occupano di lui.
2. Questa
collaborazione deve però avvenire su altri piani, che non riguardano
l’esecuzione dei compiti: le decisioni riguardanti i compiti sono degli
insegnanti, e agli insegnanti rimane la responsabilità del loro corretto
svolgimento.
Ai
genitori spetta tutto il lavoro necessario a creare ogni giorno le condizioni
che permettono ai figli di mettere le loro energie al servizio degli
apprendimenti, supportarli nelle difficoltà che incontrano, comunicare con gli
insegnanti per un confronto utile a conoscere reciprocamente aspetti importanti
della vita del bambino.
Pro
e contro dei compiti a casa nella scuola primaria
Scendiamo
nello specifico: se e quando sono utili i compiti a casa come integrazione del
lavoro in classe?
Secondo
me in una scuola a tempo pieno e negli anni della scuola primaria, non
si può parlare di necessità di dare compiti da svolgere a casa. Le
otto ore di scuola dovrebbero essere sufficienti per offrire al
bambino gli strumenti necessari all’apprendimento, ed aiutarlo ad assimilarli.
Naturalmente
all’interno delle otto ore dovrebbe essere garantita un’alternanza ottimale tra
i tempi in cui è possibile richiedere attenzione (tempi variabili a seconda
delle ore della giornata, e di alcuni altri parametri, ma comunque non più di
quarantacinque minuti) e quelli di pausa. Altrimenti si apprende di meno e con
più fatica; e non è aggiungendo la fatica dei compiti a casa che si migliora la
situazione.
Quando
l’insegnante ravvisa l’opportunità per un bambino di lavorare di più in un
determinato ambito (le tabelline!) ne parla con lui e insieme concordano le
strategie: questo perché l’apprendimento per
essere efficace deve avvenire all’interno di una relazione di fiducia con
l’insegnante.
L’insegnante a sua volta deve avere più elementi possibile per conoscere i
punti di fragilità e i punti di forza del bambino, in modo da aiutarlo a
rinforzare i primi e utilizzare meglio i secondi.
Una
parola va detta per quanto riguarda le vacanze estive, che sono
così estese in Italia da far temere a genitori e insegnanti l’oblio di quanto
appreso durante l’anno. Sappiamo però che un’informazione, se accolta con
attenzione e “codificata”, cioè rappresentata mentalmente (ognuno ha le sue
strategie visive, uditive…per far questo), possiamo dire banalmente “capita”,
entra nel magazzino mentale della memoria chiamata “a lungo termine”, e può
essere richiamata facilmente quando la situazione lo richiede.
Quello
che deve essere mantenuto durante i periodi di vacanza è l’interesse ad
accogliere e magari riflettere sugli stimoli ambientali offerti, in modo da
arricchire un bagaglio culturale utile per far fronte alle richieste
ineludibili della crescita. Questo naturalmente si può fare utilizzando gli
strumenti appresi a scuola (diari, misurazioni).
D’altra
parte, c’è però chi sostiene che i compiti a casa contribuiscono allo sviluppo
della concentrazione, una competenza preziosa da coltivare per quando si
crescerà e gli impegni aumenteranno. Inoltre, aiutano a rafforzare
l’assimilazione di ciò che è stato appreso.
Le
considerazioni intorno a questo argomento sono molteplici e spesso soggette a
dibattito. Dopo un’indagine diretta condotta tra docenti, ecco riassunti gli
aspetti positivi e negativi dei compiti a casa.
Vantaggi
e svantaggi dei compiti a casa
Uno
dei principali aspetti positivi è il fatto che aiutano gli studenti a
sviluppare l’autonomia e l’organizzazione. Nell’ambiente
familiare, i bambini imparano a gestire il proprio tempo e a pianificare le
attività, acquisendo competenze utili per il futuro. Inoltre, i compiti a casa
consentono di rivedere nozioni già apprese a scuola, fornendo
l’opportunità di consolidare le conoscenze e ripetere gli argomenti che
potrebbero non essere stati compresi pienamente in classe. Questo approccio
favorisce la comprensione profonda e la memorizzazione
a lungo termine.
Oltre
a ciò, i compiti a casa preparano gli studenti all’autoapprendimento e
al problem solving. Affrontare compiti da soli stimola la curiosità
e l’interesse per l’apprendimento indipendente.
Questa pratica si traduce in uno sviluppo delle abilità cognitive e
della capacità critica, fondamentali per il successo in varie sfide
accademiche e nella vita lavorativa. I compiti assegnati possono anche
introdurre argomenti più approfonditi e nuovi interrogativi, stimolando la sete
di conoscenza e l’espansione delle prospettive degli studenti.
Svantaggi
dei compiti a casa
Un
rischio notevole è rappresentato dalla possibilità che gli studenti
imparino a memoria senza comprenderne il significato. Questo approccio
superficiale può portare al rapido oblio delle nozioni apprese, riducendo
l’efficacia dell’apprendimento a lungo termine. Inoltre, alcuni studenti
potrebbero sentirsi sopraffatti dall’onere dei compiti, che
potrebbe portarli a sviluppare un atteggiamento negativo nei confronti
dell’apprendimento stesso.
È
fondamentale evitare che lo studio diventi un’attività meccanica e
priva di passione, affinché gli studenti sviluppino un amore genuino per
l’acquisizione di conoscenze.
Un
altro svantaggio da considerare è la disparità nel livello di
difficoltà dei compiti per gli studenti. Mentre alcuni possono
affrontarli senza problemi, altri potrebbero trovarli troppo impegnativi o, al
contrario, banali. Inoltre, il supporto familiare può variare notevolmente,
influenzando la qualità dell’apprendimento a casa.
Infine,
un’eccessiva quantità di compiti a casa potrebbe limitare il tempo
libero degli studenti e precludere attività essenziali per la loro
crescita personale, come il coinvolgimento in sport, arte e altre attività
extracurriculari. È importante trovare un equilibrio tra lo studio e il tempo
dedicato al gioco, al riposo e alla scoperta del mondo esterno.
Compiti
a casa nella scuola secondaria, inferiore e superiore
Nel
panorama della scuola italiana il tempo pieno non è attuato nella scuola
secondaria. Inoltre gli adolescenti dovrebbero
aver acquisito una discreta autonomia di lavoro, e una capacità di
elaborazione concettuale che giustifica la richiesta degli insegnanti
di completare a casa un lavoro di approfondimento degli argomenti presentati in
classe.
I compiti a casa sono quindi importanti perché possono aiutare i ragazzi a
scoprire che cosa li interessa e che cosa no, ad organizzarsi e ad assumersi la
responsabilità del proprio successo o insuccesso.
I
genitori, quando possibile, possono accompagnare i propri figli in questa
attività, fungendo da interlocutori affidabili. Possono dedicare
del tempo per chiarire dubbi, ascoltare preoccupazioni, offrire suggerimenti e
fornire supporto in molteplici modi.
In
conclusione, è fondamentale valutare attentamente come vengono assegnati e
quali benefici possono effettivamente apportare agli studenti. Una
pianificazione oculata e una varietà di approcci educativi possono contribuire
a massimizzare i vantaggi e minimizzare gli svantaggi di questa pratica.
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