CHIEDETE L'IMPOSSIBILE!
Riflessioni di don Giulio Cirignano*
-31 marzo 2018
L’invito esteso all’intera comunità associativa e al vasto e variegato mondo
dei credenti e dei non credenti, è stato categorico: “Puntate all’impossibile.
L’impossibile come anelito, come sogno, come progetto. Utopia amabile e
liberante. L’impossibile come la più concreta forma di ragionevolezza”.
La
Pasqua, infatti, è di per sé un evento umanamente impossibile. Per Gesù, invece,
si tratta di risorgere da morte, entrare in una vita nuova. Gesù non è
rinvivito, è risorto. È già ‘ impossibile’ pensare ad un morto che riprende a
vivere. Ancora più impossibile è pensare ad un morto che riprende la vita per
non morire più.
Il
mistero cristiano ha nel Signore risorto il suo punto decisivo. Inimmaginabile.
Di portata cosmica: è come l’inizio di una nuova creazione.
I
credenti, allora, sono i ‘ figli’ della resurrezione. I figli della vita contro
la morte. I discepoli dell’impossibile divenuto realtà.
‘Figli della resurrezione’: trattasi di un ebraismo assai espressivo e
adatto: l’ebraico per esprimere l’appartenenza usa la parola ‘ figlio ’.
Celebrare
la Pasqua, allora, è credere nell’impossibile e volerlo. È fare spazio a un
grande sogno che spesso non abbiamo neppure il coraggio e la forza di
coltivare.
Don Giulio Cirignano, nel muovere da questo assunto e confortato da puntuali
richiami biblici ed evangelici, indica i contesti dentro i quali coabitare con
la dignitosa utopia dell’essere ragionevoli, chiedendo l’impossibile.
*
L’impossibilità di una convivenza più ricca di umanità. Puntare all’impossibile
è già metterla in essere.
*
L’impossibilità di un progetto di convivenza veramente segnato dalla giustizia.
È ragionevole volere questa impossibile possibilità.
*
L’impossibilità di resistere alla banalità elevata a norma. Alla sciatteria, al
qualunquismo, al populismo facile e aggressivo. Si può
resistere.
*
L’impossibilità di una politica più libera dagli interessi privati. Occorre
cominciare a pensarla e a volerla. Con iniziative concrete di
formazione alla buona politica.
*
Celebrare la Pasqua è credere all’impossibilità di una cultura meno arida e
insignificante: ciò non può essere lasciato al caso. Ma
frutto di decisione e di responsabilità.
* Siamo ragionevoli, crediamo all’impossibile. Crediamoci
con tutte le forze. Crediamoci in modo da rendere onore alla
nostra fede pasquale. Altrimenti la Pasqua sarà solo rito, l’emozione
spirituale di un momento, una fugace parentesi, inerte, senza
forza creativa.
A livello ecclesiale.
In
questo contesto è ancora più entusiasmante. * L’impossibilità di una Chiesa più
fraterna: è questo il progetto di Gesù. Più fraterna per la comunione e la stima reciproca.
*
L’impossibilità di una Chiesa meno incartata nella sua autosufficienza, nella
continua autocelebrazione.
* L’impossibilità di una Chiesa più evangelica. Perché più povera. Di
averi, di potere, di ambizioni.
* L’impossibilità di una Chiesa amica dell’uomo, di tutti gli uomini.
*
La comparsa di Papa Francesco: l’impossibile è divenuto realtà.* Quest’anno la
Pasqua sarà più dolce: il coraggio del Conclave ci autorizza a credere
nell’impossibilità che si fa ragionevole prospettiva di una
Chiesa più fedele al Vangelo e al Concilio. Sì, siamo esortati ad
essere ragionevoli e a credere in un’esperienza ecclesiale con la forza di una
nuova convinzione.
A
livello personale
*
Siamo ragionevoli nel credere all’impossibilità che si fa possibilità, per
grazia, di essere più liberi dai nostri egoismi. È
necessario, però, volerla, desiderarla questa impossibilità.
* Crediamo nell’impossibilità di amare di più e meglio. È la cosa più
ragionevole volere amare di più. Volere un amore più grande: per la
nostra pace interiore,per il nostro lavoro, per la nostra famiglia.
*
Desideriamo, come nostro futuro, l’impossibilità di volerci persone, se non
felici, almeno più serene, più contente.
*
Chiediamo a noi stessi l’impossibile di volgere le spalle a ogni forma di
pessimismo e di sfiducia. Siamo discepoli dell’impossibile anche
coltivando la speranza di poter guardare, intorno a noi, con sguardo coraggioso
e mite.
*
Guardando a Gesù crediamo e scegliamo l’impossibile ragionevolezza di non
rimanere prigionieri del passato e fare del futuro il verbo
più congeniale alla nostra dignità.
Non c’è deviazione che non possa essere corretta. Gesù fu un formidabile
amante di futuro in alcuni incontri: a) “Nessuno ti ha
condannato. Neppure io, vai in pace e smetti di innamorarti della tua
fragilità”, b) “Zaccheo, oggi voglio fermarmi a casa tua “e cambiò tutto; c) “Nicodemo,
sappi che si può nascere di nuovo, dall’alto”; d) “Allora
il Signore, voltatosi, guardò Pietro. E Pietro si ricordò . . . e uscito pensò
amaramente: ‘ Ricomincio a vivere’ “; e) “Oggi sarai con me in paradiso!”.
A livello associativo.
*
Siamo ragionevoli: crediamo e scegliamo come impossibile, fortunato ideale,
quello di entrare a far parte di questa Chiesa che sembra
prepararsi ad una insperata fioritura. Con lucida coscienza di alter natività.
*
Crediamo ragionevole l’impossibile comunione di intelligenze e di volontà giovani
per una scuola in grado di liberare dall’ignoranza e generare alla
capacità di scelta e partecipazione. Giovani, nuove, fresche: da
andare a cercare e coinvolgere.
*
Siamo ragionevoli: chiediamo a noi stessi l’impossibile fedeltà al nostro
passato, alla ricca elaborazione dei nostri oltre sessanta
anni di storia. È ragionevole amare preservare quanto si è fatto, come premessa
di futuri percorsi.
*
Chiediamo l’impossibile intelligenza di quello che la scuola deve e può essere come
anello di una cittadinanza più responsabile. Ora,
in questo momento, lungo la linea interrotta dell’innovazione e del
cambiamento.
* Cosa è possibile ancora chiedere e volere a livello associativo? Senza il continuo richiamo alle ragioni del nostro operare, senza la giocosa e continua riscoperta della nostra cittadinanza evangelica. L’associazionismo vive una inedita povertà. Ma, forse, è proprio in momenti come questi che alberga, sottotraccia, la possibilità di una vera, convinta, impossibile alternatività di pensiero e di vita, a vantaggio della scuola, della Chiesa, della comune convivenza. Questo è il momento di chiedere l’impossibile e volerlo, buttando sul tappeto energie e reclutandole dove non le penseremmo mai presenti. Ma esse ci sono e aspettano.
Allora amici dell’AIMC,
facciamo Pasqua con il Signore risorto, ridoniamo nuove attualità
all’impossibile bellezza di vivere con gioia. Di vivere in
sintonia con la gioia del Vangelo.
Dal 1978 al 2011 è stato assistente nazionale dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC).
Ha pubblicato Porzione di Chiesa. L’AIMC spazio di logica alternativa (1995), Padre nostro (2000), Attualità della Parola (2006), Circuito virtuoso: sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale (2008), Francesco, bellezza e coraggio (2015), Bellezza del gaudio evangelico al centro della vita cristiana (2017), Parole come carboni ardenti (2018), Cambiamento d’epoca (2018), Non lasciamoci rubare la speranza (2019), Non lasciamoci rubare il Vangelo (2020), Ancora un esodo (2020), Il mirabile messaggio della Lettera agli Ebrei (2021), Pane al pane (2022), Sentinella, quanto resta della notte? (2023), Parlare di Dio, come? (2024). In collaborazione col professor Ferdinando Montuschi ha scritto La personalità di Paolo (1999), Marco. Un Vangelo di paura e di gioia (2000) e Come te stesso: la misura dell’amore (2007).
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