sabato 15 marzo 2025

SCUOLA. MANCA UNA VISIONE

 


Emerge un’idea di scuola che guarda al passato. 
Manca una visione’


 

Una scuola che guarda più al passato che al futuro. È questa l’idea che si è fatto Italo Fiorin, coordinatore del Comitato scientifico delle Indicazioni Nazionali del 2012, dopo una prima lettura delle nuove Indicazioni diffuse dal Ministero dell’Istruzione e del Merito nei giorni scorsi. Noi di Tuttoscuola le abbiamo sfogliate e commentate con lui.

Professor Fiorin, cosa pensa di queste nuove Indicazioni?

“Sono appena uscite. Si tratta di un testo abbastanza corposo che va letto con attenzione. Dopo una prima lettura l’idea che mi sono fatto è questa: ci sono delle cose belle e delle cose nuove, ma le cose belle non sono nuove e le cose nuove non mi sembrano molto belle. Il tutto condito con abbondante retorica.”.

E cosa c’è di bello che non è nuovo e di nuovo che non è bello?

“E’ una buona cosa che venga, perfino più volte, fatto riferimento alla Costituzione, e che venga ribadita la centralità della persona, alla quale anche le Indicazioni precedenti davano molta attenzione. Così come non condividere l’importanza di una azione didattica che valorizzi i talenti, che educhi alla responsabilità, che promuova l’autogoverno in classe…  Tutto questo, però, condito da una retorica esortativa, ripetitiva, pedantesca. A parte il tono, sono cose nuove? Valutera’il mondo della scuola. E le perplessità iniziano già dal titolo della Premessa. Nella Indicazioni 2012 il titolo ‘Cultura, Scuola, Persona’ esprimeva con immediatezza l’idea che la scuola aiuta la persona a realizzarsi tramite la cultura. Ma nelle Indicazioni ‘nuove’ quale è il messaggio di ‘Persona, Scuola, Famiglia’? Forse si vuole ribadire l’ovvia importanza che hanno per lo studente la famiglia e la scuola, definite ‘colonne portanti’ della sua educazione? Leggendo le nuove Indicazioni siamo di fronte al ritrattino di una famiglia ‘ideale’, una famiglia che è difficile trovare nella realtà della nostra attuale società. E non basta richiamare dispositivi formali, come i patti di corresponsabilità, a coprire il vuoto di una fragilità genitoriale, quando non di una assenza, o di una distanza culturale che pone domande nuove alla scuola di oggi. E, quanto all’ attualità di queste nuove Indicazioni, mi chiedo in quale Italia si collochino, visto che il tema dell’intercultura è pressoché assente.

E sul piano didattico ha riscontrato delle contraddizioni?

Non poche. Ad esempio, da un lato si fa riferimento a un’impostazione di origine attivistica e costruttivista, che dovrebbe incentivare il protagonismo dell’alunno; dall’altro l’impostazione è precettistica, in certi casi fino alle minuzie, vi si respira un paternalismo didattico soffocante. Cosa dire, ad esempio, della didattica proposta per l’insegnamento della storia, dove addirittura si nega che gli alunni possano apprendere lavorando sulle fonti e sui documenti e si pensa che il modo migliore di insegnare sia quello di raccontare le cose mettendoci passione? Come conciliare questa sfiducia dichiarata nella capacità degli alunni di lavorare sulle fonti, anche le più semplici e di interpretare documenti, mentre tra le competenze attese in lingua e letteratura, nella scuola primaria, si dice che i bambini devono essere capaci di  comprendere “le intenzioni dell’emittente e l’affidabilità della fonte”? Ci sono poi non poche affermazioni sconcertanti, disseminate tra le pagine, come quando si raccomanda di “leggere testi che contengono idee intelligenti” o di attingere dal “patrimonio letterario italiano e straniero”. Naturalmente mi ripropongo una lettura  approfondita, ma mi sembra che queste Indicazioni abbiamo uno sguardo rivolto al passato e non al futuro, che propongano un’idea di scuola anacronistica e che ci riportino a una logica che è più quella dei vecchi Programmi che non quella di orientamenti pensati per una scuola del XXI secolo”. Se, come enfaticamente ho sentito dire, sono scritte guardando al futuro, si tratta di un futuro distopico.

Che tipo di docente emerge da queste nuove Indicazioni?

“Sul docente vengono spese parole importanti. C’è una evidente preoccupazione di ribadirne l’autorevolezza. Si dice che il docente è ‘magis’, e si scrive maestro con la M maiuscola. Lo si vuole in cattedra, ben eretto sulla predella che ne sottolinea l’asimmetria. Ma i grandi maestri sono quelli che tolgono la cattedra per fare spazio agli alunni, come fece Mario Lodi, non solo metaforicamente. È necessario ricordare che accanto al ‘magis ‘ di magister ci debba essere il ‘minus’ di minister, che, nel latino tanto caro agli estensori, significa colui che si mette al servizio, dal basso di una vicinanza e non dall’alto di una cattedra. L’autorevolezza di cui parlano le nuove Indicazioni è un’autorevolezza che viene definita per principio, dovuta a priori. Forse sarebbe bello, ma la realtà, non quella immaginata, non quella del libro Cuore, ci insegna che l’autorevolezza va conquistata. Come dice una bella poesia di Korczak, il difficile non è abbassarsi all’altezza dei bambini, ma innalzarsi alla loro altezza…”.

 Tuttoscuola

 

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