martedì 22 ottobre 2024

SERVICE-LEARNING per UNA CITTADINANZA ATTIVA

 


CI VUOLE

 UN BAMBINO

 PER FARE 

UN VILLAGGIO



-di Italo Fiorin

Il Service-Learning non educa solo alla assunzione personale di responsabilità, ma alla collaborazione, come metodo di affronto dei problemi e come valore. Intorno ad un progetto sono convocati tanti attori, ciascuno con un proprio contributo da offrire. Il SL possiamo immaginarlo anche come un ponte, che fa incontrare non solo persone, ma anche associazioni, centri culturali, istituzioni. Conosciamo tutti il proverbio africano: Ci vuole un villaggio per educare un bambino’. Sappiamo, però, che spesso questo villaggio educativo non esisiste, che l’alleanza tra scuola e comunità sociale è andata in frantumi. L’individualismo si accompagna alla solitudine. 

La scuola sente il peso di una responsabilità educativa che troppe volte non è condivisa. Ma chiudersi dentro le quattro pareti dell’aula, dedicarsi anima e corpo alla relazione educativa e didattica, quasi astraendosi dal contesto sociale, come dentro un’isola felice, non ha senso, non ha prospettiva.

I ragazzi non si proteggono dentro il recinto di un ambiente artificiale, bisogna rovesciare la logica.

La scuola ha una funzione, oggi più che nel passato, di rammendo, di ricostruzione di un tessuto logorato, di rigenerazione della comunità.

E sono proprio gli studenti i protagonisti di questa ricostruzione.

Il Service-Learning ci insegna che bisogna capovolgere il proverbio. Ci vuole un bambino, un ragazzo, per educare il villaggio. Perché sono i giovani che possono prendersi cura, e catalizzare le persone, le istituzioni, le associazioni perché si ricostruisca l’insieme, il noi.

Il Service-Learning supera l’idea del ‘sistema educativo’, un mondo specializzato, artificiale e formale, per promuovere un eco-sistema educativo.

Nelle tante esperienze realizzate vediamo la presenza di una molteplicità di soggetti, genitori, anziani, volontari, amministratori, oratori, associazioni…, convocate dall’iniziativa degli studenti. E tutto questo allarga di significato quello che chiamiamo curricolo, intendendo per curricolo il percorso intenzionale di accompagnamento degli studenti.

Il modello di riferimento, il sogno che è necessario per far scaturire i progetti, è quello della città educativa. La città educativa è lo spazio nel quale si incontrano, mescolano, contaminano, apprendimenti formali e non formali, docenti, educatori, genitori, studenti…, in un dialogo intergenerazionale e interculturale. Si rammenda, si fa rete, si consolida e allarga la rete, la realtà si trasforma.

Oggi comprendiamo con maggior chiarezza che nessun soggetto educativo basta a se stesso e può operare in solitudine.

La rivoluzione del Service-Learning non è principalmente didattica, anche se la didattica viene inevitabilmente rinnovata, ma, prima di tutto, è educativa.


I.Fiorin, Oltre l'aula. La proposta pedagogica del service Learning , ed. Mondadori

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