La
lingua italiana
nel mondo,
prestiti ed influenze
-
di
Salvatore Galeone
In
occasione della settimana della lingua italiana nel mondo, analizziamo la
presenza della nostra lingua negli altri Paesi, scoprendo come l'italiano abbia
influenzato gli altri idiomi, vicini e lontani.
Dal
14 al 20 ottobre si tiene la Settimana della lingua italiana nel mondo, un
evento culturale organizzato dalla rete diplomatico-consolare e degli Istituti
Italiani di Cultura in collaborazione con i principali partner del Ministero
degli Affari Esteri impegnati nella promozione linguistica. In questi giorni, la direzione generale per
la promozione e la cooperazione culturale del Ministero organizzano rassegne e
conferenze e promuovono attività dedicate alla valorizzazione della lingua
italiana nel mondo.
L’organizzazione
della settimana della lingua italiana nel mondo coinvolge enti e soggetti
plurimi, tra i quali: l’Accademia della Crusca, associazioni di italiani
all’estero, cattedre di italianistica e romanistica delle università, comitati
della Società Dante Alighieri, consolati italiani e istituti italiani di
cultura all’estero. Sin dalla sua
istituzione nel 2001, questo appuntamento ha ricevuto annualmente l’Alto
Patronato da parte della Presidenza della Repubblica.
L’edizione
2024
Ogni
Settimana è dedicata a un tema diverso, che serve da filo conduttore per un
ricco programma di conferenze, mostre e incontri.
L’edizione 2024 ha come tema “L’italiano e il
libro: il mondo fra le righe”, con l’obiettivo di esplorare il nesso tra lingua
e letteratura nel mondo contemporaneo, valorizzando al contempo il ruolo del
libro quale veicolo del patrimonio culturale, valoriale e identitario italiano.
La
lingua italiana nel mondo
In
occasione di questa importante ricorrenza per la nostra lingua, vogliamo
raccontarvi di come l’italiano abbia influenzato le altre lingue del mondo,
siano esse vicine come il francese o lo spagnolo, o meno vicine, come il turco,
il russo, l’arabo e i suoi dialetti.
Ma
come avviene il contatto fra l’italiano e gli altri idiomi, le altre culture?
Le modalità sono diverse, e variano molto di luogo in luogo. Nel caso di paesi
come l’Australia, gli Stati Uniti, la Germania o l’America Latina, il legame
con l’Italia è dato dai migranti che soprattutto nel secolo scorso hanno
lasciato l’Italia in cerca di fortuna, esportando un ampio repertorio di lingua
e cultura.
Nei
paesi del Nord Africa, dove la lingua parlata dalla maggior parte degli
abitanti è l’arabo declinato nei suoi vari dialetti nazionali – l’algerino, il
marocchino, il tunisino, il libico ecc… -, l’italiano è penetrato in seguito
alla formazione delle colonie italiane in Africa settentrionale. Da quella che
oggi conosciamo come Libia, il lessico italiano si è diffuso anche nei paesi
limitrofi, forte delle assonanze, in certi casi, con alcune parole della lingua
araba.
E
poi ci sono le nostre eccellenze, quelle che rendono necessaria l’esportazione
della lingua italiana all’estero per denominare prodotti dell’alimentazione e
dell’arte, articoli e concetti che distinguono l’Italia nel mondo. Così, il
lessico italiano dell’alimentazione è entrato a far parte di molte lingue,
europee e non: tutti conoscono la “mozzarella”, il “Grana Padano” e il
“Parmigiano”, l’universalmente nota e celeberrima “pizza”, gli “spaghetti”, la
“pasta”.
Passando
all’ambito artistico, è la musica ad avere il primato del lessico più esportato
dall’Italia. Anche l’inglese ha preso in prestito parole della lingua italiana
per descrivere alcuni oggetti e caratteristiche del mondo musicale, dagli
strumenti musicali (“cello”, “piano”, “violino”) all’opera (“opera” stesso, ma
anche “soprano”) e ai tempi musicali (“tempo”, “adagio”, “allegretto” ecc. ).
Le
parole italiane più conosciute nel mondo
Ma
non solo. Ci sono alcune parole italiane che hanno superato i confini
territoriali già da tempo, grazie ad un’inaspettata fortuna. “Ciao”, “mamma
mia”, “paparazzi”, “ciao bella” e la sua variante più nota e politicizzata
(soprattutto in Italia) “Bella ciao”, hanno abbondantemente varcato i confini
del nostro paese e sono termini conosciuti in tutto il mondo.
In
alcuni casi, queste parole sono state interamente assorbite dalle lingue
d’arrivo, come è avvenuto per il “ciao” francese, divenuto “tchao”, molto usato
da giovani e adulti, e direttamente derivato dal saluto italiano. E come non menzionare tutte quelle parole
italiane divenute celebri attraverso il cinema? Ne segnaliamo una, la più
emblematica: la “dolce vita”, e ricordiamo come il genere degli “spaghetti
western” concepito da Sergio Leone abbia attraversato il mondo e i vocabolari.
Liberiamo.it
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