Quel
ricordo falso
che genera verità
Elizabeth
Loftus, madre nobile delle neuroscienze della memoria, studia i modi in cui si
formano i dejà-vu di eventi mai accaduti e le tecniche per crearne da zero.
Questi
meccanismi possono anche modificare il comportamento delle persone con
conseguenze reali, come è accaduto in numerosi casi giudiziari
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di EUGENIO GIANNETTA
La
psicologa Elizabeth Loftus, madre nobile delle neuroscienze della memoria,
esperta di “falsi ricordi”, da decenni studia i modi in cui si formano ricordi
di eventi mai accaduti e le tecniche per crearne da zero. I falsi ricordi sono
molto potenti e oltre a rivelarci preziose informazioni sul funzionamento della
nostra memoria, possono anche modificare il comportamento delle persone con
conseguenze reali, come per esempio è accaduto in numerosi casi giudiziari. In
occasione della XXII edizione del festival di divulgazione scientifica
Bergamo-Scienza, sabato 5 ottobre alle ore 17 Loftus terrà una lectio dal
titolo L’illusione della memoria: come nascono (e che conseguenze hanno) i
falsi ricordi. È a partire dal concetto della manipolazione dei ricordi che
l’abbiamo intervistata: «È emerso – ci spiega – che gli scienziati della
memoria si sono resi conto che questa non funziona come un dispositivo di
registrazione. Non basta registrare l’evento e riprodurlo in seguito. Il
processo è più complesso. In realtà, quando cerchiamo di ricordare qualcosa,
stiamo costruendo o ricostruendo un’esperienza. Quindi prendiamo pezzi di
esperienza da tempi e luoghi diversi e li mettiamo insieme per produrre quello
che sembra un ricordo. Quindi, ci piace dire che la memoria è costruttiva o
ricostruttiva, e una delle conseguenze di questo è che le cose che accadono
dopo che un evento è completamente finito – le suggestioni, la disinformazione
– hanno perciò anche il potenziale di contaminare la memoria, di cambiare i
ricordi delle persone per le loro esperienze passate».
Quindi,
quando può essere manipolata una memoria?
«Quando
una persona ha un’esperienza; quando, per esempio, assiste a un crimine o a un
incidente stradale, e in seguito viene esposta a informazioni fuorvianti.
Potrebbe accadere quando parla con altri testimoni. Può accadere quando viene
interrogata da un investigatore che magari ha un’ipotesi su ciò che potrebbe
essere accaduto e può inavvertitamente contaminare l’interrogatorio. Può
accadere quando le persone sono esposte a copertura mediatica di qualche evento
che hanno vissuto personalmente. Avviene, quindi, quando il potenziale di
contaminazione è reale. E nel mondo reale siamo esposti alla disinformazione
regolarmente».
C’è
qualche pericolo nell’insinuare falsi ricordi?
«Se
si tratta di un piccolo dettaglio che non ha importanza no, ma a volte può
avere molta importanza quando, ad esempio, si tratta di un caso giudiziario e
le informazioni false fanno credere a una persona che sia accaduto qualcosa che
in realtà non è successo, o che qualcuno abbia commesso un crimine quando non è
così».
Ma
è possibile distinguere un falso ricordo da un ricordo vero?
«Quando
ascoltiamo qualcuno parlare della sua memoria, spesso ci crediamo. Ci crediamo
perché viene espresso tutto con sicurezza, o perché vi sono dettagli, o ancora
perché vengono mostrate emozioni nel racconto della storia, ma i falsi ricordi
possono avere le stesse caratteristiche. Nel lavoro scientifico abbiamo
scoperto che i falsi ricordi possono essere descritti con estrema sicurezza,
molti dettagli e altrettante emozioni».
E
come si controlla tutto questo? Esiste una sorta di comitato etico?
«Ci
sono molte questioni etiche che sorgono. Una delle cose che abbiamo dimostrato
è che si può contaminare la memoria di qualcuno e forse permettergli di vivere
una vita più sana o felice. In alcuni dei nostri lavori abbiamo dimostrato, per
esempio, che, se instilliamo un falso ricordo che da bambino ti sei ammalato
mangiando un cibo che fa ingrassare, allora non sarai più interessato a
mangiare quel cibo. Quindi, forse si potrebbero usare alcune di queste tecniche
per far sì che le persone abbiano un falso ricordo e permettere loro di avere
conseguenze positive. Eticamente ci chiediamo: dovremmo farlo? Sarebbe una
buona idea indurre le persone con falsi ricordi a mangiare meno cibi grassi o a
bere meno alcolici? Non spetta a me, in quanto scienziato della memoria,
decidere, ma alla società. Dal punto di vista scientifico però crediamo sia
importante conoscere la malleabilità dei ricordi per comprenderla e difendersi
da essa, oppure sfruttarne il potenziale».
C’è
anche qualcosa che possiamo fare per migliorare i nostri ricordi?
«Esistono
molte tecniche che gli psicologi hanno sviluppato per consentire di ricordare
meglio le cose. Se si incontra qualcuno e si vuole ricordare il suo nome, ci
sono alcune cose che si possono fare per massimizzare le possibilità di
ricordare il nome di quella persona. Ad esempio, ripetere il nome ad alta voce,
ma non solo».
Pensa
sia possibile anche reprimere i ricordi di eventi traumatici?
«
Non c’è dubbio che possiamo dimenticare le cose e ricordarcele. Si possono
persino dimenticare cose molto sconvolgenti e ricordarle. Questo è un normale
dimenticare e ricordare, ma l’idea di una repressione mirata, che si possa
prendere una collezione di traumi orribili, bandirla nell’inconscio, dove è
murata dal resto della vita mentale, e che si debba andare lì e togliere questo
velo di repressione e diventare consapevoli di queste esperienze in qualche
modo nella loro forma incontaminata, per tutto questo non c’è alcun supporto
scientifico credibile. Quindi, credo sia triste il fatto che talvolta siano
state perseguite persone o citate in giudizio in cause sulla base di questa
ipotesi scientifica non supportata».
Il
tema di BergamoScienza quest’anno è l’intelligenza. Come si interseca
questo tema con quello dei falsi ricordi?
«
A volte le persone mi chiedono: “Ci sono differenze individuali nella
suscettibilità di avere o meno un falso ricordo?”. Una delle variabili di
differenza individuale che è stata esaminata è il punteggio standard in un test
di intelligenza; si è scoperto che le persone con capacità cognitive un po’ più
elevate sono un po’ più resistenti a questo tipo di manipolazioni. Ma dico un
po’ perché le correlazioni possono essere statisticamente significative, ma non
enormi, ed è vero che anche le persone più intelligenti, istruite ed esperte,
sono suscettibili alla manipolazione dei ricordi».
www.avvenire.it
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