-di p. Giuseppe Oddone*
Il settimo sussidio del Dicastero per
l’evangelizzazione ha per titolo “La preghiera di Maria insieme alle sante che
l’hanno incontrata”. E’ stato curato da Catherine Aubin, suora domenicana,
psicologa e teologa, che insegna teologia in diverse università del Canada e
collabora con Radio Vaticana.
Con un metodo di lettura, biblico e
originale, ella presenta la preghiera di Maria come un pellegrinaggio verso la
profondità del proprio cuore per ascoltare, custodire, mettere in pratica la
parola di Gesù, per leggere alla luce del Vangelo non solo quello che il suo
Figlio le dice, ma anche gli avvenimenti e gli imprevisti, i luoghi stessi in
cui si svolge la vita.
La preghiera di Maria è essenzialmente
una preghiera meditativa, di assimilazione della Parola e di lettura delle
vicende personali. Imitando e guardando a Lei, prendendola nella nostra casa,
scopriamo la nostra interiorità, diamo unità alla vita e alla memoria,
generiamo e irradiamo Cristo attorno a noi.
Realizziamo in tal modo il comando di
Gesù. Beati coloro che custodiscono e mettono in pratica la sua parola:
“Saranno chiamati mia madre, miei
fratelli e mie sorelle” (cfr. Lc. 8,21).
Ritorna in mente una bella terzina del
nostro poeta Dante, a proposito di Maria nostro modello di preghiera, di vita,
di contemplazione di Cristo:
Riguarda omai ne
la faccia che a Cristo
più si somiglia,
ché sua chiarezza
sola ti può
disporre a veder Cristo.
(Par. XXXII,
88-90)
Detto in altre
parole: in questo momento, guarda attentamente il volto di Maria, che più si
assomiglia a quello di Cristo, perché soltanto la santità di Maria in tutto il
suo splendore ti può rendere capace di contemplare Cristo e il suo mistero.
I luoghi di Maria: Betlemme, Nazareth, Cana
Betlemme non è solo un piccolo
capoluogo della Giudea. Essa è legata a Giuseppe, lo sposo di Maria, che si
considera un betlemmita; richiama anche altri personaggi della Bibbia come
Rachele, moglie di Giacobbe che qui dà alla luce Beniamino, Boaz che sposa la
moabita Ruth, e Jesse, il padre di Davide.
Betlemme è pertanto un luogo di
nascita, di filiazione, di discendenza; significa “casa del pane”. Qui Maria
rivela e medita il mistero che è in Lei; è lei la vera casa in cui nasce Gesù,
il pane della vita. A Betlemme Maria
insegna a noi a diventare casa di Dio, sua dimora, per partorire a nostra volta
il Verbo nella nostra interiorità e a irradiarlo nel mondo di oggi.
La maggior parte della vita di Maria
trascorre in Galilea, regione montuosa del nord di Israele; è una terra di
confine, un crocevia di nazioni, di mescolanza e di incontro, è un luogo da cui
partire e fare ritorno. In questa Galilea del cuore Maria ci attende.
Nazareth in Galilea è un villaggio
sconosciuto, nascosto, insignificante. Maria ascolta qui il messaggio
dell’angelo Gabriele e pronuncia le sue prime parole, dialogando con Dio. Qui
ella vive in intimità con Gesù, nascosta agli occhi degli uomini. In questo
luogo di silenzio, di pace, di libertà, di semplicità e di umiltà Maria ci
aspetta per vivere in unione con Gesù, per crescere con Lui in sapienza e
grazia.
A Cana di Galilea, “il terzo giorno”,
giorno che richiama la risurrezione di Gesù, c’è una festa di matrimonio. Qui
Gesù rivela se stesso, la sua gloria umana e divina. E’ Maria che apre la
strada prima a Gesù, e poi ai servi invitati ad eseguire quello che Egli dirà
loro. Maria invita tutti noi perché entriamo nella nostra Cana interiore, nel
luogo della sponsalità, del vino nuziale, ove ella prepara per noi le nozze con
il Verbo, suo Figlio.
Le prime parole di Maria riportate dal
Vangelo sono “Come avverrà questo?”. Ella, strappata a una condizione di vita
normale, accetta di collaborare con Dio, parla e dialoga con Lui, dimostra in
uno scambio di amore la sua fedeltà ed il suo immenso coraggio, chiede non
“perché”, ma “come” questo avverrà, con semplicità ed umiltà. Pronuncia il suo
sì senza condizioni: “Avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1, 38) con una
totale, incondizionata fiducia che durerà tutta la vita, pronta a seguire
quella via che il Signore le indicherà e che la porterà ai piedi della croce.
Nel ritrovamento di Gesù dodicenne al
tempio fra i dottori della legge, Maria dopo lo stupore e l’ammirazione rivolge
al Figlio un pacato rimprovero con cui manifesta il suo dolore e l’angoscia sua
e di Giuseppe. La risposta di Gesù – sono le sue prime parole riportate dal
Vangelo e definiscono l’autocoscienza, l’interiorità di Gesù adolescente – sono
sconvolgenti: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle
cose del Padre mio?” (Lc.2, 48-49). Gesù si sente a casa sua, nel tempio del Padre,
e verso il Padre orienta tutta la sua vita. Maria custodirà queste parole nel
suo cuore, chiamata nuovamente a una
situazione di cambiamento e di novità. Ma anch’essa è il tempio in cui il Verbo
ha preso carne, nel suo cuore Egli abita: Maria comprende che dovrà cercare
Gesù dentro di sé in una relazione nuova di amore, meditando e conservando
le parole e le azioni del Figlio, per
scendere nel mistero del Verbo fatto uomo nel suo grembo. A questa forma di
preghiera e di interiorità la Vergine esorta tutti noi.
Caterina Labouré nel 1830, a 24 anni,
inizia la sua formazione a Parigi presso le Figlie della Carità, fondate da San
Vincenzo de’ Paoli. Ella riceve tre apparizioni di Maria, ritenute importanti
per tutta la Chiesa, e la missione di far coniare e diffondere la medaglia
miracolosa. Maria, che si lascia avvicinare e toccare dalla santa in
un’intimità materna e benevola, fa comprendere a Santa Caterina che lei
desidera per ogni persona la salvezza, la guarigione, la liberazione portata
dal suo Figlio, Gesù Redentore.
A Lourdes, borgo isolato e sconosciuto
come la Nazareth del Vangelo, Maria appare 18 volte a Bernadette Soubirous
sulle rive del Gave. L’apparizione più significativa è quella in cui Maria
invita la veggente ad andare verso la sorgente: ella obbedisce, trova prima del
fango, raschia per tre volte la terra, alla quarta l’acqua zampilla.
Questo è il vero pellegrinaggio:
scavare dentro di noi, eliminare il fango dei nostri pensieri e delle nostre
azioni maligne, per far sgorgare con l’intercessione di Maria l’acqua limpida
del nostro incontro con il Signore Gesù.
Occorre aggiungere che
nell’introduzione al sussidio si fa riferimento ad un altro santuario mariano,
al Santuario alle Tre Fontane di Roma, chiamato anche Santuario della
Rivelazione, dove Maria apparve nel 1947 a un comunista anticlericale, Bruno Cornacchiola,
poi convertito alla fede. Nella grotta dove Maria si manifestò più volte vi è
una porta chiamata “Porta della Pace”. Maria ha chiesto che tutti passino
attraverso questa porta: è Cristo, nato da Maria, la nostra porta e la nostra
pace.
Raccontando di una donna che ottenne
qui una grazia spirituale, anche l’autrice ha scelto di attraversare questa “Porta della Pace” per
scrivere il suo libro sulla preghiera di Maria e con Maria.
* Assistente Ecclesiastico Nazionale AIMC
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